Era ovviamente ovvio che, dopo la dichiarazione di sabato sera, io
indagassi minuziosamente su quella frase appetitosa “Credo di essere anche io una feticista del piede”.
La Domi alza gli occhi al cielo con le manine giunte come Santa
Sebastiana e dice di solo labiale “Perché?
Perché?” ma io non posso sorvolare sulla cosa e le chiedo, cortesemente, di
rendersi conto della mia impossibilità di tralasciare.
“Forza, cosa vuoi sapere?” mi
dice rassegnata all’interrogatorio.
Voglio sapere tutto, sicché attacca che io guido se vi saranno delle
uscite dal seminato.
Ed emerge un quadro complicatissimo, pieno di contraddizioni, ma
interessante. Punto primo: i piedi sono un punto di attrazione magnetica
incontrollabile. D’estate la Domi la prima cosa che guarda in una persona sono
quelli, tac, gli occhi corrono lì. Come la capisco. Per lei, però, a differenza
mia, i piedi sono un check point trasversale: maschi e femmine. Per me esclusivamente
femminile.
Per lei solo uno stimato dieci per cento del monte piedi assume un
interesse particolare. Tutti vanno attenzionati, ma solo il dieci per cento
è particolare.
Chiedo cosa voglia dire particolare.
E lì nasce il casino espressivo più infernale che mi permetto di portare a
sintesi, filtrando il superfluo e puntando sul sodo con un esempio. Supponiamo
una cougar, una tigre, una di quelle panterone appena stagionate che si tirano
da paura, su tacchi fottimifottimi e piede pedicurato da guerra. Una cougar
figa, una di quelle che hai quasi paura a finirci a letto.
Bene. La Domi si sente sedotta dai suoi piedi. Non eccitata o arrapata,
ma sedotta. Complicato eh?
Per dare connotato chiedo cosa farebbe a quella cougar se costei si
concedesse e lei ride dicendomi “Noooo,
nienteeee!!!” ma io incalzo e costruisco la situation, un salottino, lei
che si sfila i tacchi fottimfottimi ed è palesemente consenziente. E arriviamo,
non senza fatica, all’ammissione che sì, che una certa “fisicità” coi piedi di quella giaguara non le dispiacerebbe. Ed
anche qui ravano per ottenere l’esegesi di “fisicità”
e la ottengo: carezze, qualche bacio, sentire le piante sulla pelle.
Che fatica raga.
Poi salta fuori l’uomo strafigo con le infradito nere. Ahhh, lì ci
mettiamo due secondi. L’uomo strafigo (come me per dire, anche se non facile
vederne di bellissimi come me), con pantaloni lunghi, canotta e infradito la fa
venire. Ha detto così. Ha detto “potrei
venire lì dove sono” che credo sia un modo per dire che quello la arrapa.
Poi mi chiede, invece, per me come funziona.
“Io scarto solo il dieci per
cento del monte piedi, mi arrapano praticamente tutti anche se ciascuno a suo
modo, penso perché ci sia un concetto di parte per il tutto, ma si fa
complicato spiegare. Mi diventa proprio duro il cazzo quando trovo una cougar
fottimifottimi e mi tiro anche delle gran seghe ripensandola a casa, costruendo
mentalmente la situazione in cui lei me li concede e io lecco, succhio, annuso
(altro capitolo di devastante erotismo il sudore), glieli scopo e glieli copro
di sborra e glieli ripulisco come ho fatto coi tuoi”
Mi guarda annuendo col capo, labbra serrate.
“Elegante poesia, Tazio, sai?”
“Lo so, Domi, son fatto così.
Elegante e poetico”
Annuisce guardandomi semiseria.
“Posso scoparti i piedi Domi?”
“Prego”
E le tolgo i calzettoni a losanghe e comincio a godermi i suoi piedi
sulla lingua.
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