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venerdì 23 dicembre 2011

Puttanstyle


Pigro decido di scendere giù a mangiare qualcosa, dopo aver spedito della roba alla banca.
Scendo giù, al bar della cerebro priva.
Che sul far del Natale Letizio come si agghinda?
Come una baldracca.
Camicetta di raso rosso strizza tutto, aperta a momenti fino all’ombelico, che sotto lascia trabordare un rotolino di laido grasso della pancia, perché è corta, oltre che piccola.
Jeans discutibili, scoloriti male, pieni di cuciture inutili. Stivali marroni da cowgirl, ma anche un po’ orientaleggianti, con quelle impunture oro. Orridi.


E lei sta lì, con i suoi capelli biondo topo che sembra che le abbiano rovesciato in testa una terrina di spaghetti integrali, ma spaghettini fini fini fini, perché quei capelli non c’hanno né forma né corpo e lei se li agita per rassettarli in continuazione, che è anche anti igienico che ti infili continuamente le mani nei capelli e poi servi al bar, cinghiala.
E’ convinta di essere figa e questa è una tragedia.
Ballicchia sulla musica, guardando fuori. Poi dà una scossa agli spaghetti, poi gira la testa di scatto e li lascia cadere davanti, su quelle sporte, su quelle flaccide sacche da maiala.

E’ compulsiva nel tocchignamento del capello.
E’ anche parecchio senza reggiseno, secondo me. Ma non ne sono sicurissimo.
Ed in tema di incertezza c’è anche la mutanda. Entra un tizio che vuole non so cosa e lei si accoscia per prenderla, lasciando uscire un bel pezzo di spacco culeo. Che letamaia. Capacissima di non averle.
Perché lei è intransigente solo verso la passione per i piedi, per il resto tana liberi tutti.

Poi mi viene davanti, che sorseggio il mio caffè americano e mi chiede se mi muovo per Natale. Io rispondo un po’ orso e lei, ascoltandomi, scuote all’indietro la testa, alzando le braccia per andare a toccarsi i capelli, allisciandoli come per fare una coda, mostrandomi in eurovisione due belle pezze ascellari di sudore rosso scuro stagliate sul rosso scarlatto della camicetta da Babba Di Minchia Natala.
Che fogna di donna.
Eppure lei ha capito. Ha capito che il puttanstyle funziona. Perché quel buco è sempre pieno.

Scula alla macchinetta del caffè, batte la manetta fuori, batte la manetta sulla cassettina, doppio clic di caffè dentro, manetta in macchina, tazzine e giù. E intanto si sbilancia da un’anca all’altra, spingendo in fuori la cula chiacchierata, ipnotizzando il cliente.
Troia dentro, ma troia male, troia insana, troia senza libidine, le peggiori.

Finisco di bere e pago, mi fa il conto. Un caffè, due brioche, un pacchetto di caramelle. E mi fa il conto menando il dito indice come fosse una bacchetta magica verso gli oggetti che ho preso. Io ravano nel portafogli e lei, aspettando, si sbilancia su un’anca e si mette una mano dentro la camicetta aperta, come per grattarsi la spalla, con l’effetto di approfondire vertiginosamente il già vertiginoso scollo.
Al che non resisto e sento l’esigenza di comunicarle delle cose. Perché c’è un limite a tutto.

“Certo che ohi, tu ce la metti tutta per farlo diventare duro ai clienti eh?” chiedo.
“Io?????????????????????” mi risponde sbigottita.
“Tu, si tu. Guardati. Ma ce l’hai il reggiseno?” chiedo anche un po’ seccato dallo sbigottimento.
“Non sono affari tuoi, quello che c’ho e quello che non c’ho” mi risponde visibilmente incazzata.

“Giusto. Però sono affari miei quando ti accosci e ti esce lo spacco del culo, oppure sono affari miei quando mi passi una brioche dopo che ti sei allisciata settemila volte i capelli, oppure sono altri affari miei quando mi tocca vedere la voragine in mezzo alle tue tette flaccide se ti chiedo un bicchier d’acqua, che guarda caso la bottiglia dell’acqua è sotto qualsiasi lato del banco. Lascia andare che tutta ‘sta manfrina è marketing, però non cadere dalle nuvole quando ti dico che ti piace farlo diventare duro ai clienti, ma sappi che non a TUTTI i clienti lo fai diventare duro e che a certi che di femmine se ne intendono potresti anche offenderli a pensare che i loro gusti in fatto di seduzione vengano soddisfatti dalle tue manfrine.”

“Adesso chiamo i Carabinieri”
“E io i NAS e la Finanza e vediamo chi si diverte di più”
E lei appoggia il telefono, capendo che i Carabinieri non erano una bella idea e tenta di farsi giustizia da sola, iniziando un vaniloquio che sedo con un: “Tieni il resto, buon Natale e mettiti a posto”
E esco.

Che freddo però, cazzo.
D’altra parte è l’antivigilia eh.

7 commenti:

  1. Ora io non mi paragonerei mai alla puttanona sopra citata, ma mi fai sentire in colpa di avere le tette grosse e un poco mosce. Ecco. l'ho detta.

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  2. Eh no Ciceti, allora non è passato il senso del post. A me mi fa incazzare la persona che crede di potersi comperare il mondo con le sue stronzate esasperate. Mi fa incazzare la mancanza di rispetto per il senso estetico altrui.
    Mi fa incazzare di essere considerato uno abbindolabile da una con la sua testa di cazzo.
    Le tette flaccide non c'entrano.
    Anzi.
    Te lo dico poi in privato, nella stanzina dove ci chiudiamo per toccarci i sessi.
    ♥♥♥

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  3. no Redda, non darci retta a quello lì! che è un bifolco innamorato ;)
    a noi ci piacciono le tette grosse e un poco mosce!

    su, su, vieni qua... lascialo perdere

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  4. Minchia oh Vì, ma lo sai che mi sono fatto una sega con la foto che hai pubblicato sul tuo blogghe? Mi fai salire la pressione, troietta....

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  5. e tu non lo dici qui sopra che ti sei depilata perché sai che mi piace, non tanto per quella ragazzina tinta di rosso! zoccolaccia che non sei altro!

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  6. Poraccia.
    L'hai azzerata.
    Ma che stronzo se ti ci metti.

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