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venerdì 20 marzo 2015

Premiazioni

Ti premio.
Ci sei stata come se non fosse passato un giorno e io ti premio, mia Vacca.
Ti premio indossando i Paramenti Sacri della Premiazione, mentre ti tormenti allupata e sbavante la Gran Sorca Sozzissima, osservando e mormorando “oddio”: indosso l’anello sotto la cappella, poi indosso il triplo anello che mi strozza la base del cazzo e mi gonfia i coglioni, mi ungo d’olio il Bastone Imperiale mentre esso comincia a divenire scurissimo, viola e intarsiato di vene sublimi, perché il premio prevede che tu sia battezzata dalla mia bestia in veste devastatrice e disumanamente devastante.
Ti premio, quindi, ficcandoti quell’arma letale di carne da sesso nei tuoi buchi slabbrati.
Assegnandoti il premio a prescindere dalle tue urla di dolore, perché vai premiata ovunque.
E il premio ti va assegnato selvaggiamente, come se fossi sordo e cieco, esattamente come lo hai sognato tu, Regina della Stalla e io, Gran Fattore Imperiale delle Vacche Sozze.
Ti premio per ore, orgoglioso di glassarti la faccia di sborra urlando blasfemo, rimanendo comunque mostruosamente  duro e sensualmente deforme, pronto per rientrarti nel culo ferito e assegnarti premi minori, inzaccherandomi di liquide feci del piacere.
Ti premio sudando, godendo della tua fetida sporcizia animale.
Ti premio sino ad esalare l’ultimo rantolo di piacere, a quel punto, abbracciato al tuo untuoso corpo lurido, lasciando che lentamente il fenomeno ultratererreno riassuma fogge umane.
E a conclusione della premiazione brindiamo, dapprima urinandoti in bocca io, gioendo di come ingoi il Millesimato di Gran Vescica Imperiale che ho riservato per te, Vacca delle Vacche, Regina della Fiera della Bovina della Sborra, secondariamente bevendo avido i diversi schizzi di piscia rovente che mi spari in gola tenendo aperta la tua carnosa farfalla odorosa.

***
Torni dal cesso, mentre io giaccio sublime sulle tue coltri, fumando.
“Mi fa sangue il buco del culo” mormori assestandoti due pieghe di carta igienica tra le chiappe.
“Vieni qui” dico io, Padre e Padrone, Toro Loco e Montone, accogliendoti sotto il mio braccio, consentendoti di accoccolarti.
“Come mai niente smalto?” chiedo placido osservando quelle dita dei piedi sublimi da cui sorgono cresciute unghie giallastre, non per questo senza il loro fascino sensuale da favelas merdosa, anzi.
Fra poco Taz, fra poco che arriva la primavera. Ma se te resti anche domani!...” e ridi.

Resto?
Non lo so se resto Siusibestia, è complicato, ma sii certa che se resto tu lo saprai.
Sei la Regina, la Premiata, la Bovina Campionessa, per cui sì, mettiti lo smalto.
E mi rilasso inalando l’acre profumo di ascelle, sessi, piscia, sborra e merda, beato di beatitudine, commosso di accoglienza.
E un po’ in colpa di aver, nel passato, tanto bistrattato quella Donna che, alla fine, si è dimostrata l’unica persona che tiene a me.
E io non posso che ricambiarla con tanto, tanto, tanto amore.
La Susy.
Ha!

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