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domenica 15 marzo 2015

Considerando

Che io ormai l’ho capita ben che bene la fazenda con le mie due fidanzate eh, che una “c’ha da fare” tutto il giorno e anche tutte le sere con la sua “organizzazione eventi” che “cicci è il mio lavoro, ma ti presto la macchina se vuoi che me non mi serve” e quell’altra invece che ogni sera c’ha ‘na favola nuova da raccontarmi, ma che invece se di giorno mi presentassi alla palestra dell’ardimento in qualsiasi momento, si troverebbe ben che sempre quella mezz’oretta in cui farsi scanalare la cerbiatta pornopelosa nell’ufficetto chiuso a chiave.

C’è ben il suo bel poco da fare: il passato passa e solo gli stolti ignari presuntuosi come me pensano che, se lasciano e se ne vanno, quando tornano trovano la fila a leccargli i coglioni, perchè la vita è questa qui: il Max che si sposa mandandomi le partecipazioni, il Lumbe che c’ha un filarino fresco fresco su cui lavora solerte a piene mani inesperte, quello che se ne è andato, quella che cazzo ne so, facce nuove, bar rifatti, facce che non conosco che mi salutano, facce che conosco che non mi salutano, la vita è un fiume che si muove e tu o sei pesce di quel fiume oppure, se esci a fare il figo nel fiume di là, quando torni è un “vemò chi ghè, ciao ciao, come stai, è da una vita” e vaffanculo.

Tratto e negozio nella lurida notte con la puttana slovacca che batte laggiù e dò sfoggio di ceco che lei ride che s’ammazza, un po’ perchè essendo slovacca sarebbe la fighetta che parla un po’ diverso di suo che attizza i cechi, un po’ perchè le quattro cagate che dico devono averci la cadenza di Stanlio e, in un negoziato, Stanlio non è mica il più autorevole conduttore, ma alla fine lei ride, le sono simpatico e le piaccio e così ci troviamo la quadra e entriamo nel sedile di dietro, fameliche bestie, a ficcare tutti nudi come animali, senza preservativo, sulla bella pelle preziosa della macchina della Ade e ti devo dire, cara la mia SloVacca, che io son un gran bell’esperto di troie, e te mi puoi raccontare tutti i muggiti della vecchia fattoria per prendermi per il culo, ma se sbatti sul mio grembo rumorosa, cercandomi con le mani le mie mani e d’improvviso ti muovi sinuosa che sei uno spettacolo e mi bagni i coglioni beh, mia SloVacca, vuol dire che stai godendo maiala al midollo e se mentre ti sento godere ti slappo in bocca la lingua e mi vai in apnea con la tua serpentella che guizza nella mia, facendo blasfema e sacrilega eccezione al mandato sovrano della troia che dice “mai slinguare col cliente!”, vuol proprio dire che ‘sta tronca di minchia ti piace da pazzi così come il suo possessore e portatore sano e allora sudiamo e grugniamo, bella troia stradale, che ti faccio vibrare il bel corpicino pulitissimo liscio e inodore, inodore anche quando sudi lucida sui fianchi e bagnata sotto le braccia e dopo un’oretta che mi dedico e ti curo che di più non sono capace, ti sento che parti e dimeni il bacino sguaiata ed ipnotica, venendo in un urlo ansimato e io ti ci sborro di dentro a torrenti schizzanti, componendo con te un coretto animale che ci infoia abbestia selvaggia e mi sento ingrifato come un dio bestia cannibale e poi ci puliamo i liquidi sozzi e chiacchieriamo leggeri e ci baciamo dolcissimi da adolescenti al fioretto di maggio e poi me ne torno a casa a schiantarmi nudo sul futon, docciato e profumato e penso.

Penso che lunedì il commercialista e l’avvocato mi danno risposte e che se c’ho i documenti che aspetto monto al più presto sull’aeroplano e volo a Praga, che cazzo me ne frega. Torno a perfezionare il ceco e a rimirare sculettanti chiappe nude usufruibili senza permesso che mi deambulano a una spanna dal cazzo, nel piccolo bordello situato nella vecchia e romantica Praga infernale, bordelletto romantico popolato di troie rumene, moldave e ungheresi che fan finta di essere ceche per i polli italiani che, alla fine delle loro tristi monte, si proiettano rumorosi nel ristorante incorporato a mangiare i rigatoni al ragù e a dormire a grappolini nelle apposite camerette e la domenica sera ripartono felici per tornare a casa tronfi dell’aver annusato sorche esotiche, che così il lunedì mattina possono far la teatrinata al collega maritato, nell’ufficetto meschino, facendo i gran trombeur e la vita, vualà, chiude il cerchio del fiume anche per loro e a me resta solo l’amore del Costafrate, col quale ancora divido avventure d’affari sballate e col quale, ancora, è sensuale strusciarci puttane pornografiche,  leccandoci avidi i genitali rasati e l’intenso sudore da uomo, penetrandoci da veri maschi i corpi eccitati, in gran segreto, in una delle stanzetta del bordelletto umido ma onesto.

Va ammesso, amisgi che un tempo numerossi mi seguivate da cassa, che a tutto c’è una fine e un inizio nuovo e va detto, Viaggiatore, che vorrei anche io aver da scrivere (e forse ancor prima da vivere) stralci della provincia inzaccherata di marchese, piscia, sborra, merda e tortellini, ma temo che da quando l’ho lasciata, questa maiala di merda della provincia busona mi abbia cancellato, evolvendo (?) senza di me, offesa e stizzita dal mio osare di abbandonarla e allora mi accontento dei soldi che c’ho (e son tanti stavolta, ma tanti tanti e non resisto dal farci lo sborone dopo tanta miseria vigliacca) e col rimpianto di pelle negra africana sudata che difficilissimamente riuscirò a tornare a leccare (anche se quello è il mio sogno di vita) mi stabilirò per un pochino a est, dove il sesso consumabile la fa da padrone e mi consente di ficcare la minchia d'amblè in corpi anonimi, sfregando in mucose straniere la mia voglia patologica di fica e di orgasmo, perchè è così che va, non c’è niente da fare, mio bel Viaggiatore piemontese raffinato che mi mandi in delirio culattone solo a guardarti il solco della schiena.

Per un po’ sarò un pendolare d’affari con l’affare che pendola, che in bizclass si sposta da là a qua e da qua a là, grufolando suino tra i perizomi macchiati di erotica suga bianca sgocciolata dalle fiche di vacca delle giovani odalische campagnole che si danno per soldi in città, ma si danno anche anche per amor del cazzo e del chiavare (va detto per onestà, amisgi) e poi mi concentrerò ad approfondire se val proprio la pena di indagare su Alina e la mia pseudo paternità moscovita, che se ho proprio voglia di mettere al mondo dei piccoli Tazi o delle piccole Tazie c’ho la fila rumenomoldavaucrainarussacecaslovacca
 che non aspetta altro, perchè qui nel paese dei Farlocchi di tutto quello che non c’ho bisogno ce n’è da riempire i fossi e di quel che, invece, c’avrei bisogno non se ne vede traccia da mò e così io, Tazio Tazietti della famiglia Randelli Manganellati della Cappella, ho decretato solenne, stanotte, che la bottega è chiusa, stop, fine, cessata attività di ricerca del sentimento e dell’amore perchè mi sono sfracellato i coglioni dei miei sentimenti e delle mie attese che, amisgi, vengono regolarmente avvolti nel sacchettino e mollati civilmente nell’apposito cestino, perchè si prega la gentile clientela di non gettare nel cesso niente che non sia piscia o merda.

E così nei prossimi prendo appena posso e parto, vado nel clima più freddino, ma tanto nel bordelletto paradisiaco è caldo e le giovani puttanazze sculano nude e posso stare nudo anche io, che noi la primavera e l’estate ce la comperiamo o ce la facciamo in casa, così come l’amore, la pasta al ragù, le fidanzate e i fidanzati, che noi nel bordello non ci manca niente, nemmeno l’erbetta spinelluccia o robette più sofisticate, che di quel che voglio le sculanti schiavette non esitano a prodigarsi per darmi e vado a vivere nel limbo dei dannati, dannati e felici, capendo sempre più intensamente la Milly e mangiandomi il fegato ed il pancreas di non riuscire più a rintracciarla, perchè di tutto questo vomito assurdo quel che rimpiango di non aver approfondito di più (e per cui oggi mi ci mangerei il capitale che ammucchio come un criceto cocainomane) è lo stile, l’eleganza, la spietata crudeltà erotica di quella Donna Sublime che chissà dov’è e chissà che fa.

E scrivo e mi tira il cazzo, mi tira da far male, pensando alla Milly e ai suoi fetidi piedi divini, ai culi nudi che ondeggiano anche adesso a Praghemilia, all’odore di pelle nuda, al sapore del cazzo del Costa, al bruciore nel culo dopo essermi fatto sbattere da gruppi di anonimi maschi in una notte di meravigliosa orgia culattona sfogandomi come la troiona in calore che sono e mi chiedo, porcoddio, quanto cazzo vivrò ancora in questo mondo dimmerda, quanto tempo ancora dovrò sopravvivere a questa continua sollecitazione dell’incompiuto e dell’insoddisfatto, mischiando l’ansimare di godimento a quello della fatica di esistere senza dare nulla al mondo e senza variare di un millimetro il suo scorrere lento, che tanto scorrerebbe lento lo stesso e penso alla mia sempre amatissima ex moglie Vale e a quel suo modo troiesco di rientrare a casa togliendosi le mutande, accendendo una Marlboro e asciugandosi rapida un bourbon mentre si preparava la doccia, che chissà di quante sborrate secche era coperta, quella ninfomane maligna puttana e troia e divinamente crudele madonna dei cazzi, e a pensarla mi scappello e rincappello furioso, scrivendovi, con le mani bagnate di gocce limpide, voglioso di scoparvi tutti e tutte, ficcando, sbattendo, inculandovi fino a farvi schizzare piscia dalla pressione, immaginando poi le vostre mani che servono la cena e voi con quel dolorino nel retto che vi inarca appena la bocca in un sozzo sorriso al ricordo della Bestia Sovrana che vi ha montato con furia satanica, che non ne ha mai abbastanza, che non è mai appagato, che non è mai felice e che non è mai sazio, ma che rimane suo malgrado immutatamente Tazio.

Vi amo.   

6 commenti:

  1. Dai Tà consolati, anche il Dalai Lama ne ha pieni i coglioni di continuare a stare al mondo. Proponigli Praga che magari ci ripensa! ;)

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    1. Mi sà di sì, Erre. D'altra parte, in misure differenti e per percorsi differenti ce li abbiamo tutti.
      Sono certo che c'è una Praga lenitiva (anche se temporaneamente lenitiva) per tutti...

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  2. E' bello rileggere il tuo blog dopo tanto tempo, anche se sembra cambiato pure il tuo modo di scrivere, ancora più denso e corposo forse. Lascio solo questa specie di nota di presenza, come a dire i tuoi lettori ci sono. ;)

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    1. Grazie Art, è un piacere enorme ritrovarti, grazie.

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  3. In realtà lo so da tempo che la provincia taziale come noi abbiamo imparato ad amarla è ormai un ricordo del passato.
    Troppo provincia, troppo asettica e lineare.
    Anche le tue fidanzate si sono standardizzate nella loro troiaggine provincial-borghese, ovvio che non possono più darti molto.

    Tutti noi maschi abbiamo una Vale moglie/ ex moglie/ futura moglie/ mai moglie, che con la sua presenza o con la sua assenza condiziona e stravolge la nostra vita, o anche solo i nostri sogni di vita.
    E’ questo immaginario femminile che ci perseguita, che si incolla alla nostra schiena come un concentrato di succhi vaginali e umori corporei promiscui, rendendo difficile ragionare con chiarezza.
    Forse è per questo che siamo spinti (chi più chi meno), a regredire in uno stato più primitivo e animalesco, magari succhiandoci i cazzi a vicenda sotto il primo cavalcavia dell’autostrada disponibile, o limonando come bisce con la puttana di turno, godendo della sua pelle calda e della sua figa molle che abbiamo appena succhiato fino allo sfinimento.
    In questi bassifondi di regressione animale forse è possibile trovare le risposte che in fondo tutti cerchiamo, chi più chi meno coscientemente.
    O trovare anche solo un dolce annullamento.

    Ti amo, e se passo da Praga ti faccio un fischio, così possiamo chiuderci in una stanza con una bella ceca autoctona che ci lecca le palle mentre ci scambiamo maschio piacere .

    Bon voyage.

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    1. Perchè non con un atletico giovine ceco totalmente glabro che ci offre lo stesso servizio linguale, mio amato Vì?
      Condivido ogni parola del tuo post, sul quale ho riflettuto, concludendo che a volte è necessario cambiare la direzione del timone e vedere cosa succede.
      Grazie per il bon voyage, che tanto non scompaio.

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