Lunedì

Ore 06:46, bon jour.
E’ lunedì e fa un cazzo di freddo che si gela. Sta per albeggiare.
Fuori della finestra della cucina non ci sono segni di vita, tutto spento. Non ho capito bene, ma i cinesi mi sembra che non ci siano più. Un peccato se sono andati via. Non mi hanno lasciato il tempo di arraparmi coi piedini della tipetta carina. Le asiatiche c’hanno dei gran piedi scopabili eh. Non so cosa sia successo. E’ che non ho tante occasioni di incontrare la Lucia e chiederglielo. Bisogna che mi imponga di crearle ‘ste occasioni, anche per altri motivi. Certo che se arriva la primavera è anche più facile. Con ‘sto cazzo di freddo la Lucia se ne sta in casa, sotto la copertina e con le ciabattone che le ho regalato. Marisa: scomparsa. Boh. E’ vero che non sono mai a casa e che se ci sono c’è una troia con me e così non c’ho tutto ‘sto tempo di guardar fuori dalla finestra, bisogna dirlo.

Ho un umore di merda stamattina. Come quasi tutti i lunedì, ma questo in particolare.
Serata pigra ieri sera. La Nica c’ha degli sbalzi umorali incredibili. Sono andato a prenderla che era sorridente, siamo andati a casa sua che si è fatta una doccia e dopo *tac* qualcosa si è concretizzato nella sua mente, qualcosa che è rimasto arcano e sconosciuto e si è rabbuiata e inviluppata e fine. Poche parole, giusto quelle con cui mi ha detto che le robe affollate non la attirano perché sono dispersive, poi mi ha fatto un pompino da dieci e lode e mi ha detto che era stanca, di scusarla e io ho detto ok e me ne sono andato. Me ne sono andato alle ventidue e trenta con lo stomaco vuoto.
Escludendola come dama al Pork Carnival Wild Party.

Che anche lì. Va a finire che diventa una gran delusione, me lo sento.
Sono stato a mangiare qualcosa al wine bar. Movimento pigro, molto pigro. C’era una tipa con le scarpe della Minnie senza calze. Santa donna. Carina. Sui trenta. Anche lui era carino. Sempre sui trenta.

Ecco è giorno. Quando viene giorno, d’inverno, ma anche sempre direi, mi vengono sempre in mente due frasi: la prima dice “un giorno nuovo di zecca davanti a te” e l’altra “ciao Tazio e benvenuto nel primo giorno del resto della tua vita” che entrambe mi deprimono.
Rollàzio. Appicciàzio.

Pensavo alla faccenda della Domi. Non ho più intenzione di scriverne. Basta. In realtà lo sto già facendo, perché non ho dato traccia della mail che mi ha scritto. Che sposta le cose, un pochino le sposta. Ma siccome è fi-ni-ta, la faccio finita per davvero. Fine. Fine della macerazione blogghiana sulla Domi.
Fumo lento e mi scappello. Che bel cazzo che c’ho.
Torno a ripetermi, ma se riuscissi a farmi i pompini da solo sarebbe tutto risolto.

Un movimento, una tapparella. Bon jour Mariselle, sei viva allora. Sei viva, ma assolutamente disinteressata alla mia finestra. Come darti torto? Poi mi torna in mente la Giulia sul fiume. E mi schiaccio il perineo, me lo massaggio. Devo chiamarla dopo. Sono dolcissime quelle goccette limpide che escono dalla cappella.

Presto sarà primavera. Manca poco. Due mesi e mezzo e rispunteranno ovunque quei favolosi piedi. Ricominceranno progressivamente le torture al supermercato. Chissà la Giuliana come ce li ha i piedi.
Questa settimana niente scuse, bisogna che prenda in mano la pratica Giuliana. Non si spreca così la roba da mangiare. Me lo diceva sempre la mia mamma.

Materializzo lo scaffale dei mangimi per cani e la Giuliana con i jeans abbassati e la felpa del supermercato sopra alle tette che si fa intubare la figa da me, aggrappata col culo spinto in fuori. Quasi sento la carne molle e calda della pancia tenera e mi lancio uno schizzo bollente vicino ai capezzoli. Poi un altro.
Spalmo, assaggio, succhio. Mi chiudo l’accappatoio. Caffè e paglia.

E’ lunedì, fa un cazzo di freddo di merda, ho un umore di merda ed è ora di farmi la doccia e cominciare a farlo finire, questo lunedì di merda.
Bon jour.