Lo fai spontaneamente, senza mie pressioni, senza mie indicazioni e
questo mi fa capire che hai il potere assoluto e la cosa mi indispettisce,
perché mentre abbassi quelle mutande azzurre e ti inginocchi sul divano
spingendo in fuori il culo per ostentare ed esibire i buchi in cui
evidentemente celi una voglia bollente, ebbene, in quel momento provo una folle eccitazione, ma anche il disagio di
eccitarmi a tuo piacimento e questa è cosa strana, poiché io per statuto bramo
quel tipo di donna che si svergogna e si rende oscena per la mia eccitazione e
poi tu mi guardi con la faccia premuta sullo schienale, rivolta all’indietro a
controllare l’effetto prodotto, perché lo capisco e concordo, questo gioco è
una miscela, fatta di autocompiacimento nell’osare e ostentare e svergognarsi e
stracciare qualsiasi pudore, ma anche bearsi dell’arrapamento bestiale che
generi e, guarda caso, cominci molle a raccontarmi piccoli sudici segreti con
un sorrisino da giovane troia in calore, mentre io premo appena la punta
dell’indice sul tuo ano odoroso, sudato e peloso e lo muovo, senza penetrarlo,
lo massaggio e lo muovo in circolo, godendo della vista della carne oscena che
trema sotto il movimento che imprimo e tu grugnisci sottovoce di quell’anno in
vacanza, che tu ne avevi quindici e che andaste tu, la mamy ed il papy
all’isola franca di Porquerolles a fare i nudisti, ebbene, quell’uomo sposato
che ne avrà avuti quaranta o anche più, con l’aria da lurido porco arrapato,
che ti fissava senza posa nonostante la moglie fosse figa e nuda e di fianco a
lui, quell’uomo ti metteva dei terremoti nelle tenere ovaie che avresti voluto
che ti facesse di tutto e io provo delle scosse nel midollo spinale e poi a un
tratto, non so perché, non so come mai, non è da me, non lo è mai stato, ma
mentre mi ritrovo con un marmoreo cazzo rampante ad ascoltare le tue lerce fantasie
adolescenziali con l’uomo maturo e sposto, mi scatta spontaneo l’alzare una
mano e assestarti secca una fortissima sculacciata sonora sulla natica destra.
Stac.
Mentre osservo l’impronta fucsia della mia mano formarsi sulla natica
mi scappa lo sguardo ed osservo il tuo viso e vedo che ti si inzaccherano gli
occhi di sudicio ed accenni ad un compiaciuto sorrisino schifoso e ricominci a
raccontarmi di che cosa ti saresti fatta fare da quel porco arrapato a cui
piacevano le ragazzine e mi descrivi il turgore del cazzo e la forma della
cappella e la voglia di fargli un pompino davanti alla moglie, sancendo
imperativa che il suo tempo era andato e che, ora, chi vince e regna è la
quindicenne ultrasozza e la voce ti si fa bassa, perché ancora oggi a pensarci
ti tira la fregna e la cosa che mi manda in delirio è che ci tieni che io sappia
e ti trovo così troia, così lurida e sozza che sento nuovamente un impulso e
alzo la mano, più alta, facendola scendere veloce a colpire con maggior forza la
stessa natica già impressa di rosso.
Stac.
Sussulti, ti mordi il labbro socchiudendo gli occhi e sorridi e due
mani rosse sovrapposte di ornano la pelle del culo e ti fermi, poi deglutisci,
poi apri gli occhi e mi dici di quando, al liceo, un giorno, seguendo chissà
quale ancestrale troiesco istinto inspiegabile, ti mettesti i collant coprenti
rosa confetto e non mettesti le mutande di sotto ed andasti a scuola così, con
la vergognosa sensazione di essere nuda, lasciandoti dominare da un’eccitazione
leggera, continua, mischiata al terrore arrapante che qualsiasi evento adulto e
istituzionale, come la famosa visita
medica, ti imponesse di toglierti i collant rivelando che sotto c’era solo
la tua fica gonfia e umidiccia, dichiarando a chiunque che eri una promettente
gran troia vogliosa e io ti colpisco il culo con forza e tu stringi i denti con
gli occhi chiusi, entusiasta e trionfante di riuscire a guidare il mio istinto
animale dove vuoi, traendone godimento perverso.
Stac. Stac. Stac. Stac. Stac. Stac.
Mani rosse su entrambe le natiche e tu spingi in fuori il culo di nuovo
e la fregna ti si schiude, mostrando il luccichio della suga che ti bagna di
dentro e tu ricominci, lenta, roca, dicendomi che ti vuoi rasare la fica e ti
chiedo il perché e tu non esiti a rispondermi che vuoi che te la si possa
vedere con ampia chiarezza, senza che solamente un pelo possa sottrarre alla
vista un solo micron della pelle di sorca che mostrerai e ti chiedo a chi la
vorrai mostrare e mi guardi schifosa e sorridi e mi dici “a chiunque” ed aggiungi molle che ti piace mostrare la fica, ti
eccita, ti accende e io ti colpisco furioso e tu reclini il capo all’indietro
mugolando dei gridolini di apparente dolore.
Stac. Stac. Stac. Stac. Stac. Stac.
Picchio ritmato, regolare, intervallato, godendo dei tuoi sussulti e
dell’arco teso di schiena vestita, arco che accentui per sottrarre d’istinto le
natiche vittime, ma solo apparentemente vittime, perché qui la sola ed unica
vittima sono io ed è inutile sfoggiare, dipingere, vantarsi di ruoli che ho,
certamente ho, ma solo perché me li hai dati per usarli a tuo piacimento e,
mentre osservo i segni delle mie mani sulla tua pelle, capisco che tu stai
segnando la mia anima nera assai più intensamente degli schiaffi sonori che
imprimo e, al contrario di quei segni che tra poche ore saranno scomparsi, ciò
che incendi dentro di me non sarà così facile spegnerlo.
E tu lo sai e provvederai a ravvivare quel fuoco di continuo.
Ecco servitami la ricetta erotica più succosa del mondo.
Sono consapevole di essere la tua preda.
Consapevolezza, che parola meravigliosa.
è eccitante.
RispondiEliminaE' classico... Topping from below!
RispondiEliminaSì, vero, Wanderer. Ma credo sia inconsapevole, nel suo caso. In altre parole è un talento naturale.
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