Salgo le scale sino all’ultimo piano e aspetto davanti al portone
imponente, in stile liberty, perfettamente lucidato, gli ottoni lucenti. Sento
un ovattato ciabattare dietro la porta e poi il suono secco della serratura. E
mi compare davanti. Toulouse-Lautrec se ne sarebbe perdutamente innamorato.
Io adoro Milly, quand’è il giorno dopo. E’ l’icona della sciatteria,
porta i segni della battaglia, i suoi capelli sembrano quelli di una strega, il
trucco sfasciato attorno agli occhi. E’ divinamente laida.
Indossa una vestaglia di seta nera enorme. E’ da uomo, mi spiega,
ciabattando bagascia verso la cucina. L’uomo non c’è più, ma è rimasta la sua
miglior qualità: quella vestaglia. Porta ai piedi lise infradito sporche, di
gomma da bancarella, di quelle con la suola bianca tagliata male che ai bordi
ha le righine rosa e bianche, quelle con le stringhette di plastica rosa trasparenti,
quelle da due euro. Sono le tredici.
La seguo in cucina, estasiato da tanto sfattume. Mette sul fornello una
moka già preparata, reggendo la sigaretta senza filtro all’angolo della bocca.
Poi crolla sulla sedia davanti alla mia e la spalla destra le esce
dall’abbondanza della vestaglia. E’ stupenda. Il trucco scuro le è colato sotto
gli occhi, non v’è più traccia di rossetto, ha in testa un gatto arruffato. Ed
è semplicemente irresistibile.
Si allunga sulla tavola per prendermi la mano e coccolarla.
“Tazio, tesoro, sono felice tu
sia passato, sai? Ieri sera non t’ho nemmeno visto, ma Jezebel [che si
chiama Isabella, ma Milly non ha resistito e l’ha ribattezzata in modo esoterico] m’ha detto che c’eri. Ti sei divertito?”
“Serata molto spenta. Non fosse
stato per qualche giochetto con Alcyator, sarebbe stata davvero soporifera”
Sorride, mi stringe la mano, negli occhi le guizza un lampo degli
inferi.
“So tutto…” sussurra
sorridente.
Certo che sai tutto, Meravigliosa Puttana, la tua Troia dal Collare
Rosso ci ha visti.
E allora lì calo il mio asso.
“Non dubito che tu lo sappia già,
mia venerata, ma volevo che lo sapessi da me. Sai quanto ti sono fedele, devoto e trasparente”. Perché è questo che
fa godere la cervice dell’utero della Stupenda Carnivora. Ed il godimento
viscerale e vescicale s’è concretizzato con una succhiata del mio dito indice,
succhiata completata da leccata porno con lingua oscenamente estroflessa e
occhi che ispezionavano le mie reazioni.
Poi il caffè ha iniziato a salire.
“Milly, ieri sera c’era una
coppia nuovissima, lei bionda con una gran chioma ed un vestito di lamè color
ottone scuro, lui magro e alto, con gli occhiali, nervoso, doppiopetto scuro.
Ti dice nulla?”
“Certo”
“Chi sono, cosa cercano,
raccontami”
Appoggia le tazzine sulla tavola, guardandomi intensa con gli occhi
sfatti e un abbozzo di sorriso, lasciando senza cura che la vestaglia si apra,
rivelando il solco delle stupende mammelle. Poi si siede.
“Perché vuoi sapere tutte queste
cose?” mi chiede aspirando l’ultima boccata, le gambe accavallate, il piede
nudo che ha abbandonato l’infradito per dondolare ipnotico nel vuoto.
“Perché vorrei scoparmela”
rispondo senza perifrasi.
Sorseggiamo.
“Temo non sarà cosa facile,
Tazio. Farai prima fuori di qui. Il marito è molto, diciamo, bloccante?”
L’avevo sospettato.
“Ma se il marito è, diciamo,
bloccante, possiamo dire che lei è, diciamo, sbloccata o, diciamo, sbloccabile?”
chiedo.
“Non ho notizie relativamente a
quanto siano trafficate le sue mutande, Tazio, ma credo che se ha insistito lei
per iscriversi al nostro circolo forzando il marito, non sia esattamente una
suora laica, non trovi?”
“No, certo che no. Forse la
vedrei più come suora laida, pensandoci” replico, facendola scoppiare in
una sonora risata che le fa scoprire i bei denti bianchi e perfetti.
Quando ride così ed è sciatta così, ha un tratto che mi ricorda la
suprema Ava Gardner.
Le offro una sigaretta e le offro anche del fuoco.
In una voluta di fumo mi dice “Vieni
stasera?”
Ohibò, stasera. Stasera tornerà la Squinzy, penso tra me e me. E mentre
tergiverso, la bella Ava Gardner incrocia le braccia, sollevando la mano che
regge la sigaretta, scivolando lentamente in avanti per strusciare l’esterno
del piede eroticamente nudo contro il mio polpaccio. Sorridendo sensuale e
sinistra.
“Hai sessioni private, stasera?”
le chiedo prendendo tra le mani il piede seducente, sollevandolo sino a
poggiarlo sul mio ginocchio, facendo nel contempo scivolare la seta nera dalla
coscia, fino a scoprirle il denso vello nerissimo di peli del pube.
Batte la sigaretta sul posacenere e, così appena stesa in avanti, mi
risponde “No” per poi aspirare un’altra
boccata. Potrebbe essere una serata molto interessante, penso dentro di me. E
gioco con quelle dita segmentate, bellissime, calde, lisce, guardandola negli
occhi.
“Pensaci Tazio” ribadisce come se non sapesse che non penserò ad
altro che a lei ed ai suoi piedi. Le dico che ci penserò, aggiungendo mesto che
per me s’è fatta l’ora di andare. Mi chino, le succhio l’alluce e ci alziamo.
Sulla porta mi guarda e mi dice: “Alla
fine, poi, l’hai conosciuta la Signora Bionda, sì?”
“Sì, l’ho conosciuta. Ho
conosciuto tutti e due”
“Sa chi sei, quindi”
“Sì”
Mi aggiusta il bavero del giubbotto e, sottovoce, fissando un punto
alla base del mio collo mi sussurra:
“Hai qualche messaggio da farle
arrivare?” e poi mi guarda con gli occhi ben aperti.
Straordinaria Milly, superiore, davvero.
“Dille che voglio incontrarla in
privato” le rispondo con un sorriso.
Mi bacia profondamente e poi aggiunge “Vieni, stasera, ascoltami.” carezzandomi la guancia e scomparendo
dietro al portone liberty lucidissimo dagli ottoni lucenti.
Andrà veramente ascoltata, come credo intensissimamente vada ascoltata?
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