Pioveva e guardavo fuori dalla finestra e poi drin e poi ciao T, posso chiamarti T?, scusami per ieri è stato un inferno, lavoro, lavoro, cena di lavoro fino a tardi e poi oggi, accidenti, mi sono regalata una dormita e un po' di pigrizia, come stai?, ti ricordi di me, sì?
E ride ride ride e io rido rido rido e la strada di fuori si illumina di sole e le finestre del palazzo di fronte fioriscono e le parlo, calmo, amicale, sensuale, sorridente, divertente, ammaliante, affascinante, teso a dare il meglio di me, il distillato, il millesimato prezioso e lei fa lo stesso, anche se con meno sforzo, ed è incredibile come la sua voce al telefono e i microscopici suoni del suo respiro e della sua bocca mi facciano tirare immediatamente il cazzo.
Cosa fai questa sera Sadi, hai impegni? sì sono impegnata, sai un italiano mi ha invitato a cena e mi porta nel mio bistrot preferito e io dico ok e non ci arrivo, non ci arrivo proprio e questo è un segno orrendo, un segno orripillante, un segno di meravigliosa debolezza umana e lei ride e mi dice l'equivalente inglese di "scemo sei tu!".
Appuntamento alle ore 20:30, prenota lei che vuole un tavolo vicino alla vetrina, che conosce tutti là, che sono amici.
Facile, mi dico, è a tre minuti a piedi dal mio albergo.
Metto il timer e arrivo al bistrot alle 20:28 minuti.
Arrivo dicendo che attendo una signora e il cameriere mi dice che è già arrivata e mi fa accomodare.
Sadi è al tavolo che sorseggia un calice di champagne, bella come un'attrice hollywoodiana.
Ciao, ma sei in anticipo tu o? Certo che sono in anticipo, di mezz'ora. Mi piace mettere a disagio il mio cavaliere e ride. Ho prenotato per le 20:00 e ride. Tutti si saranno chiesti: ma chi è quel cafone che fa aspettare una così bella donna mezz'ora? E ride.
Le dico a che mestiere si è sottratta, studiando legge e lei sorride sensuale leccandosi involontariamente l'angolo destro della bocca.
E poi ride. Mi fa morire come ride. E' stupendissima quando ride, essendo che è stupenda quando non ride.
Capelli raccolti, una camicetta di seta rosso mattone, una sciarpa color antracite, pencil skirt nera gessata, calze nere con la riga, scarpe nere di vernice coi tacchi altissmi, molto belle, evidentemente italiane.
E si parte.
Parlami del tuo lavoro T, così attacco con la rava e la fava in sintesi estrema perchè tutto voglio, fuorchè farle scoppiare i coglioni e così le passo la palla e lei racconta volentieri, papà, mammà, su e giù, la sorella, la nonna, il Pakistan, sei fidanzata?, lo ero sino a gennaio, ma tu pensa, e tu T? e mi guarda con quegli occhi che ridono quasi sinistri e io mi congelo.
Stop.
Decidere.
1. Mentire col rischio di farsi sgamare in seguito e mandare tutto a puttane?
2. Dichiarare col rischio di mandare a puttane tutto subito?
3. Dichiarare postillando che le cose vanno di merda col rischio di mandare tutto a puttane passando, per giunta, per il solito italiano falso?
Ok, fatto.
Prendo la 2. Dichiaro. Mi chiede. Rispondo e spiego. Spiego tutto. Sono teso. Ma chiaro al limite dell'autolesionismo.
Poi la sua mano sulla mia. Ti rende nervoso l'argomento? Mi rende nervoso che, a causa di questa situazione, tu possa cambiare idea su di me. T, io non ce l'ho ancora un'idea su di te! E ride. Ha ragione cazzomerda. Però stai tranquillo T, una cosa è certa: sei una persona sincera e questo mi piace.
Ottima scelta messiè. Non mi sono autoinculato in partenza.
E da lì, giù con il blahblahblah complessivo.
Poi, nelle striature della conversazione mi dice che venrdì tornerà a Londra per qualche giorno di vacanza pasquale. E questo mi fa venire in mente il text ricevuto nel pomeriggio dove, da Londra, la Chiara mi comunicava in maniera didascalica un'agenzia: da oggi sarebbe stata in Italia per quindici giorni, causa Pasqua.
E tu, T, cosa fai per Pasqua, torni in Italia? Non ho ancora deciso, ma tu quando tornerai a Parigi Sadi? martedì due perchè sai, anche se no ci riguarda religiosamente, è un'occasione per cui ci si ritrova in famiglia.
Già, immagino. E io che cazzo faccio? Boh. Io sto qua, cazzo me ne frega, è un lunedì del cazzo, alla fine.
Sorseggiamo un'intera bottiglia di Comtesse Marie de France, Paul Bara, bevanda dell'Olimpo. Lubrificata dall'effetto benefico delle bollicine, la dea esordisce chiedendomi se poteva farmi una domanda molto 'spicy' e personale. Mas oui. T, dimmi la verità, tu l'altra sera avevi preso la pastiglietta vero? E ride. La pastiglietta, ma dici quella pastiglietta?, chiedo. Mh mh, mi risponde. No, cazzo, ma mai, ma mai al mondo. Dai T, puoi dirmelo, guarda che è stato stupendo, tu sei un amante magnifico e quello mica lo si diventa con una pastiglietta. Oh Sadi, cut the craps, io non ho preso nessuna pastiglietta. Dai T, dimmelo e comincia a farmi piedino sotto il tavolo e sento quelle articolate dita superbe scivolarmi lungo la pelle del polpaccio e, contemporaneamente, pensando alle dita, sentendole, vivendo il piedino, mi trovo un salame di granito nelle mutande che mi dice che vuole studiare architettura e adesso vorrebbe una birra.
Sadi, abbiamo mangiato e abbondantemente bevuto, vero? Mh mh. E tu mi stai facendo piedino da quanto, ventisei secondi? Mh mh. Bene, Sadi, vuoi essere così gentile da scivolare un attimino in avanti, mentre io faccio lo stesso, e appoggiarmi il piede sul pacco? Sorride, controlla attorno e procediamo. Appoggia e sente il pregiato salume di porco solido in tutto il suo maschio splendore. Occhi neri si spalancano e una bocca orientale foggia una "O" maiuscola. E poi ride gorgogliando sotto voce. A che punto della serata l'avrei presa la pastiglietta, Sadi?
E lei ride divertitissima e mi sega sui pantaloni con quel piede da dea che mi fa cadere in deliquio.
Riuscirei a farti venire, così, qui, T? mi chiede sussurrando, con le braccia appoggiate sui gomiti e le mani con le dita incrociate, quasi a nascondere la faccia dal resto del bistrot. Sì, le rispondo sincero, i tuoi piedi mi generano uno scombussolamento cerebrale.
E lei ride.
E scivola indietro, rimettendosi la scarpa.
Hai mai bevuto un liquore francese chiamato cognac, T?
No, Sadi, mai in vita mia, non l'ho nemmeno mai sentito nominare.
Ne ho una bottiglia a casa, vuoi assaggiarlo?
Volentieri, adoro accrescere la mia cultura agroalimentare.
Mi fa impazzire da legare.
Da legare.
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