Nella perfida Albione si batte l’andatura dei 7-8°C, credo sia una
speranza più che lecita da parte sua.
Che primavera dimmerda, però. Qui, dico. Perché lì vale sempre la
battuta di non so chi che disse “Anche
quest’anno a Londra è arrivata la primavera. Purtroppo io ero in bagno e me la
sono persa.”
“Piove anche qui, Skizza, mi
spiace” devo rivelarle.
“Oh ma chemmerda chemmerda
chemmerda! Io ho voglia di soleee!!” garrisce dall’olimpica terra.
Voglia di sole, dillo a me. Un due tre giorni di mare, se fosse bello e
caldino, non guasterebbero affatto. Spiaggia, nudi ovunque e sempre, pesce ai
ferri e/o fritto, tranquillità, venticello, birra e sesso selvaggio.
Che bei pensieri. Ma non se ne fa nulla. Perché piove. P-i-o-v-e.
Fattene una ragione Taz.
“Resisti che dicono che sabato ci
sarà il sole” tento di consolarla.
“Speriamo…..” mi dice
sconsolatissima e speranzosa.
“Come vanno le cose lì?”
chiedo per uscire dal deadlock del tempo, che se piove, piove, cosa possiamo
dire?
“Vanno che mi sto facendo un culo
come una capanna, perché voglio sotterrarle quelle due troje inette mangiapane
a ufo, cazzo.” Mi piace quando la Skizza prende le cose col sorriso.
“Hai parlato al Mentore?”
chiedo, sperando che l’avesse fatto.
“Certo, cazzo, ieri sera. Gli ho
fatto un dettagliatissimo quadro di come funzionano le cose qui: un d.c.
inesistente e accomodante, disinteressato al lavoro, molto interessato a
‘uscire un attimino’ per poi tornare dopo ore, quando torna, due troje incapaci
di tutto fuorchè di far muro, che quello lo fan da dio”
“E lui?” chiedo.
“Lui ha ascoltato, poi mi ha
detto di proseguire il più serenamente possibile e di risolvere le cose, che
poi lui un giretto a Londra entro maggio lo fa. E a sorpresa.”
Delatrice. Mi piace.
Le gorgoglio sottovoce cos’ho in mente per il suo buco del culo e
dall’altra parte sento un sospiro e poi un sussurro “Tazz ti prego che devo lavorare …” e mi viene un sorriso, perché è
reattiva, eh sì, è molto reattiva, molto. Più tardi uscirò a procurarmi alcune
cosette che diventeranno utilissime.
“Domani sei qui verso le quattro,
quattro e mezza allora?” chiedo, felice di essere nella prossimità
temporale che consente la formulazione della domanda.
“Sì, più o meno. Dove mi porti
domani sera?” mi chiede rianimata ed allegra.
“Vuoi un posto relax o un posto
equivoco?” chiedo leggermente eccitato da dei pensieri improvvisi.
“Mmm…equivoco come?” si
informa.
“Non lo so ancora, intanto scegli
la categoria, poi passeremo agli oggetti” rispondo, vagamente
ingegneristico.
Ride e mormora “Categoria equivoca
allora…”.
Skizza, Skizza…
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