Un uomo pensieroso, con nessuna voglia di relazioni sociali al di là
dell’unica che in quel momento non può avere, agisce in maniera strana. E così,
alle ventuno, ero in ufficio. Una sorta di preparazione
della cartella per il lunedì che lenisce il distacco. Aiuta a controllare
l’ansia.
Entrando vedo un mucchietto di fax nel vassoio del fax, che si trova
nell’ufficio della Betta.
Controllo. Molte cazzate, poi uno più serio. Mi siedo sulla sedia della
Betta e lo leggo.
Poi lo rimetto nel mucchio e sto seduto lì, come un allocco, pensando a
tutto il week end.
Meditando mi rendo conto che i cassetti della scrivania della Betta
sono aperti e questo non va bene.
Perché l’accordo è che le chiavi degli armadi dei documenti amministrativi
e dei progetti vanno nel suo cassetto, che viene chiuso assieme agli altri e
solo io e lei abbiamo la chiave. Sì, la privacy legislativa, ma anche quella
pratica.
E così apro, come avreste fatto tutti. I cassetti sono intimi come le
mutande. E a tutti piace darci dentro un’occhiata.
E nel terzo cassetto in basso, assieme a fazzoletti di carta, una crema
per le mani e un pacchetto di Golia, scorgo la pen drive,
quella stessa pen drive che fu protagonista di quel pomeriggio in cui, con la
scusa delle foto del figlio, si pregiò di darmi un saggio del suo corpo in
bikini nero.
La guardo e realizzo di poter facilmente collezionare un set di
giustificazioni in merito all’avervi sbirciato dentro e così la prendo e vado
nel mio ufficio.
Cerco la cartella, in mezzo a molte altre. La trovo.
Eccoci, giardino, avanti, avanti, avanti. Bikini.
Che effetto terapeutico la Betta in bikini. Questa volta posso
indugiare, zoomare, ingrandire, riguardare, avanzare. Lento, gustando. Perché
so che, a un certo punto, arriverà quella dov’è di pancia sul lettino che fa
nasino col ranocchietto ed è senza reggiseno. Avanti, avanti, avanti.
Eccola.
Niente da fare, è l’ultima della serie, le successive mostrano la Betta
con in braccio il ranocchio assieme a una donna sulla cinquantina, in short e
shirt, poi una dove si scorge una ragazza bionda giovane in costume intero, poi
un servizio sulla Mondeo del marito, che meraviglia. Niente di interessante.
Spulcio l’albero delle cartelle, che sono tantissime. Sono nominate con
luogo e data, brava, diligente. Tutti c’hanno la cartella DCIM, DCIM(1),
DCIM(2), DCIM(1270). Io, almeno. E così mi tuffo nel browsing veloce. Migliaia
di foto. Ce ne stanno migliaia su una chiavetta da 24 Gb. Migliaia.
Poi, tac.
Dentro a una cartella Egitto 2010, c’è una cartella Sele. Sele per
Selena o per selezione? Apro.
Per selezione. E nello splendore del 27 pollici compare una Betta
adamitica in un giardino che controlla una casetta per gli uccellini. Minchia.
Nel giugno del 2010 la Betta si rasava tutta la passera. Che maiala sublime.
Avanti. Avanti. Avanti. Una miniera.
E’ la cartella del nudo.
Una progressione mozzafiato. Servizio di nudo in giardino, servizio di
nudo su spiaggia rocciosa che sembra il Gargano o la Grecia o non so. Poi
interno. Interno nel bagno, con riflesso allo specchio, poi nudo integrale su lunga
credenza finta biedermeier. Poi tentativi di scatti artistici, ma c’è poco da
fare, un capo reclinato all’indietro diventa una baggianata davanti a due
mammellacce del genere. Avanti, avanti, avanti.
Doccia. Bagno. Scatto con flash accecante su scomposta cascata di ricci
che si mischiano a un pube villoso. Il fotografo ha tentato qualcosa di sugoso,
ma gli è riuscito male. Il marito è un porco allora. Molto bene.
Scarico tutto, com’è ovvio e come avreste fatto tutti o magari no.
Ripongo la pen drive dove l’ho trovata. E penso.
Perché tenere quella cartella Sele in una pen drive che, a sua volta,
viene tenuta in ufficio? Qual è lo scopo? Io e lei non abbiamo contatti
ravvicinati da tempo. Se la sarà dimenticata? Impossibile per una killer del
genere. Anche se è una killer fallibile, considerato il merdoso periodo che
vive. E quel cassetto dimenticato aperto ne è la prova. Ma sarà proprio stato
dimenticato?
No, sono arciconvinto che sia lì per uno scopo, quella pen drive. E la
parola scopo deve essere intesa come
prima persona singolare del presente indicativo del verbo scopare.
Con chi sta scopando, la Betta?
Poi arriva un essemmesse che dice “Arrivata
tutto ok. Stancucci stancucci. Notte e mille baci”.
Sorrido. Poi ripenso al mio week end, spengo la luce e vado a nanna.
Quindi il capo reclinato all'indietro è permesso solo a due mammellette ? :D
RispondiEliminaMica è il corpo della Betta a inficiare l'artisticità della foto, sarà l'autore dello scatto no? Mi sbaglio?
Effettivamente sembra una scemenza, quella che ho scritto :). E' che la preponderanza di quelle montagne di carne seSuAle renderebbe difficile a chiunque eseguire uno scatto che non richiamasse alla mente la Mortadella Levoni. In ogni caso il marito, oltre ad essere cornutissimo, non è un fotografo artistico. No.
EliminaNon mi era sembrata una scemenza:). Diciamo che esiste una pregiudiziale sui soggetti da fotografare affinchè vi sia un fine artistico che sia preponderante su quello erotico-sessuale.
EliminaUna pregiudizale? No. Una scelta del soggetto? Sì. Ci sono bellezze non canoniche che sprigionano erotismo contagioso e ci sono fotografi che lo "sentono" ancor prima di montare una strobe. Poi è chiaro: chi non è un mago dell'obiettivo preferisce fotografare la Barbie. Compensa gli errori.
EliminaGrazie della spiegazione, ci sta il tuo ragionamento. :)
EliminaO con il Costa o con il Loca? No, si sputtanerebbe troppo, tienila d'occhio quando esce per commisssioni, tanto va sempre sul luogo del delitto (leggasi alberghetto). Ispettore GQ ai Suoi ordini.
RispondiEliminaMassì, ma anche un bel checazzomenefrega ci sta.
Eliminamamma mia che collegamenti e supposizioni macchinose! ;)
RispondiEliminama tu conosci meglio il soggetto, mi fido...
buon lunedì e bona settimana.