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venerdì 30 marzo 2012

Venerdì trenta marzo


Bonjour.
Una testa riccia giace sul cuscino accanto al mio ed un respiro profondo si fonde nel silenzio della stanza.
Bacio una spalla nuda che fa capolino dalle lenzuola, mi sazio del profumo della sua pelle e esco dal letto.
Scendo le scale, nudo. Entro in cucina e mi preparo una tazza di broda e rifletto su alcuni dettagli assolutamente solo miei e che, con pari assolutezza, non desidero affidare né alla parola né alla penna, quasi per un rito scaramantico.
E’ venerdì ed io non ho null’altro da aggiungere.
Sono talmente entusiasta di ogni cosa che vedo e che penso che mi terrorizzo da solo.

Esco con la broda nell’aria fresca del mattino brumoso della pianura padana.
Respiro a fondo.
Guardo i metri quadrati di giardino perfettamente curato, cosciente che sarà lo scenario imminente di scampoli di felicità senza etichetta, senza contenitore e senza parole.
Questa volta no, questa volta non sarò precipitoso, incalzante, affamato di inquadramenti.
Questa volta taccio, quant’è vero Iddio.

Cammino scalzo e nudo sull’erba, nel mattino brumoso della pianura padana e penso a cose che non capisco, ma che mi piacciono moltissimo.
E’ venerdì, bonjour.
E’ un gran bel venerdì, bonjour.
Ed è oggi, adesso.
Guai a me se perdo il contatto con questo concetto.
E’ oggi.
Bonjour.

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