Giaccio accanto a te, nel sole che scalda, che l’aria è fresca e la tua
pelle è calda e anche la mia è calda, poi l’erba, i fiori gialli, le api, la
tua fica pelosa e il mio cazzo barzotto steso di fianco e con le dita ci
cerchiamo, molli, lenti, pigri, caldi, nudi, giocando coi polpastrelli e ti
bacio la spalla e sai di pelle, pelle umana calda dal sole e poi la tua bocca
cerca la mia e ci baciamo lenti, pigri, nudi, caldi.
Mi alzo e vado a prendere una birra, tu non vuoi niente, ritorno e sto
in piedi, ho bisogno di aria che mi liscia la pelle e ti guardo, stesa, scura,
nuda, poi tu metti una mano sulla fronte per pararti gli occhi dal sole e mi
guardi, sorridi coi denti bianchissimi ed ogni cosa che dici è soave, melodica,
con la voce che è musica delicata e ti guardo e ti ascolto e ti vedo sull’erba,
coi fiori gialli, le api, l’aria fresca ed il sole che scalda e tutto questo mi
cura, mi ristabilisce, mi edifica, mi riqualifica, mi svecchia, mi aggiorna, mi
elabora e mi ricondiziona a nuovo come se tutto il resto non ci fosse mai stato
e sono felice, banalmente felice, stupidamente felice di avere perso la testa
per te e la cosa più bella è non dirtelo e non sentirtelo dire, perché è così
che i sogni continuano, continuano solo se gli si impedisce di divenire banale
realtà.
Ti alzi di scatto ed abbocchi al mio cazzo senza una parola,
succhiando, toccando, massaggiando, succhiando, succhiando, succhiando,
succhiando, ed io resto in piedi, tamarro albanese, nudo con in mano una birra
a guardarti che succhi, succhi, succhi il mio cazzo che ti cresce in bocca e ti
accarezzo i fusilli tenerissimi, da bimba, ma poco più giù c’è la bocca da
donna che succhia, succhia, succhia, succhia, succhia e mi piace, nell’aria che
liscia, tra le api e i fiori gialli e l’erba verde, mi piace vedere la tua
pelle nuda e sentire la tua bocca che succhia, succhia, succhia forte, sempre
più veloce, sino a farmi venire in un sussulto rilassato, schizzando senza
suoni, riempiendoti la bocca e poi lasci la presa che svettante ti punta e mi
guardi con gli occhietti strizzati e un sorriso disarmante e felice e
scintillante e sei bellissima e mi piaci.
Giovane corpo di donna piccina, ti scivolo addosso e ti apro le gambe e
sorridi, sollevi il bacino e mi offri la fica nera da mangiare e io la mangio,
la lecco, la succhio, ti mangio anche il buco del culo e vorrei leccarti per
quindici giorni perché io adoro leccarti la fica, succhiarla, berla, mangiarla,
respirarla, sfregarla sulla faccia sentendo che godi contorta e convulsa, con
gli occhi chiusi nel sole e il sorriso stampato che si apre in respiri profondi
e poi, dopo un po’, si apre in un canto melodioso di vocali profonde che mi
dicono che stai per schizzarmi in bocca ed io godo, godo dall’ultima cellula
del midollo spinale e mi impegno per farti scoppiare, ed ingoio, ingoio il tuo
succo di giovane femmina fertile e continuo a leccarti la fica bagnata di tutto
e poi, quando sento che la melodia volge al lento ti scivolo addosso e ti entro
dentro e ti abbraccio e mi abbracci e sento il pullulare dei tuoi ormoni
fecondi nel sangue bollente che ti scalda di dentro in maniera divina e ti
annuso e li sento e ti godo.
E ci parliamo con gli occhi, senza una sillaba. Io sono serio e
stregato, tu sorridi luminosa e mi fissi senza quasi nemmeno batterli e ti
scopo con tutto l’amore che, da carcassa relitto, posso provare per te.
Come saresti col pancione, Chiaretta? Saresti stupenda, ti vedo. Ti
vedo nel giugno giallissimo uscire dalla porta di là, nuda, che ti accarezzi la
pancia e mi raggiungi sul prato. Saresti così bella che devo smettere subito di
pensarci, immediatamente. E allora ti bacio, mi baci, ci baciamo, mi sussurri
che vuoi che ti scopi fortissimo, anzi no, vuoi che ti sbatta fortissimo e il
sorriso si stinge formando la piega della lussuria, elegante lussuria che
deforma l’espressione e ti sbatto, sì ti sbatto sollevandoti le gambe,
fottendoti forte, fortissimo, facendoti ballare le mammellette sodissime, che
non voglio nemmeno per un attimo che tu possa pensare che non ho abbastanza
passione da infilarti nella fica e giochiamo a quel gioco in cui si devono
allineare le voglie per farle scoppiare assieme e ci riusciamo, come sempre, perché
venirti dentro mentre vieni e mi stringi, mi spacchi, mi stritoli è la cosa più
bella che c’è.
Stesi, per un bel po’.
Sto steso con gli occhi chiusi.
Con il sole arancione negli occhi. Ma se li muovo di dentro è anche
rosso, rosso corallo, bianco, giallo.
Ti alzi. Resto steso. Sento che cammini sull’erba, poi l’aria soffia e
non ti sento più, ma poi torno a sentire.
Sento il tonfo del tuffo, lo schiaffo maestoso dell’acqua che parla, lo
sciabordio rilassante.
Mi alzo e ti guardo. Emergi e mi urli che è bellissima. E mi urli di
venire da te.
Mi alzo e mi tuffo.
Gelido impatto, ma poi ti prendo e ti stringo.
E ti bacio.
E mi baci.
E tutto questo è Sublime.
Dio che bello! Invidia!
RispondiEliminaE lo scrivi in un modo che pare di esserci e di sentirlo nella pelle che stai benissimo.
Sublime davvero. Che bello, Taz. Sono felice!
RispondiEliminaB
Mi sono venuti i lacrimoni.
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