Sciama lenta la sofisticazione alcolico alcaloidica plurima aggravata,
ravvivata ai minimi solo con Vernaccia gelata e, più tardi, con un leggero digestivo fumoso.
La campagna tace, le luci del giardino lucillano, la piscina sfavilla di bianco
e d’azzurro fluorescente, l’aria è tiepida, la musica buona, ma che bella
invenzione ‘sto stereo a cui puoi attaccare l’iPhone, davvero geniale e
up-to-date, nonché kewl e ultra fashion.
Chiacchieriamo lentissimi, il week end è assai lungo e l’ansia non
attecchisce e così mi racconta che il due torna su e che poi dobbiamo stringere
i denti, perché il week-end del sei non ritorna, poiché tira dabbestia a finire
tuttissimo lavorando anche nel week-end prossimo che il suo mese sgocciola e,
addirittura già mercoledì due o giovedì tre, lei rientra alla base che la mission is accomplished. Penso e dico
che, cazzo, è già passato un mese e mi dice che, cazzo sì, è passato volando.
In tutti i sensi, che ha preso tanti di quegli aerei che le sembra di essere
una hostess.
Le chiedo i progetti sul dopo e mi dice che sicuramente per un po’ non
ci sarà nulla, ma che le è parso di capire dal Mentore che qualcosa da fare a
fine maggio salta fuori ed allora lei sta buonina ed aspetta, che se poi le
cose van per le lunghe allora si darà da fare in qualche altro modo, che
qualche progetto ce l’ha. E di lei questo mi piace, perché è sì vero che la
Squinzy può apparire una ragazza viziata con più opportunità delle altre, ma è
anche altrettanto vero che un’altra al suo posto starebbe seduta sulle sue
belle chiappette ad aspettare che il mondo le faccia piovere qualcosa in mano,
mentre lei invece no, non fa storie e si dà da fare e lo fa seriamente e con
del talento, mica come certe patetiche stronze boriose senza qualità che sanno
solo lamentarsi e pretendere ciò che non valgono affatto, che poi vedi una
porzione dei loro lavori, spacciati come la quintessenza del design e ti viene
in mente il compito di disegno di un ragazzino delle medie.
La selezione naturale interviene, grazie a dio, specialmente ora che
non c’è più in filo di grasso che cola nemmeno per i bravi veri.
A bruciapelo le chiedo che cosa si aspetta dal nostro rapporto.
Si ferma, sorride con gli occhi intelligenti e muove un pedone.
“Che rapporto abbiamo?” mi
chiede sorseggiando la Vernaccia.
“Non gli so dare un nome, ma è
indubbio che sia un rapporto, no?” e muovo il cavallo in C8.
“Un rapporto senza nome, quindi”
risponde chiudendomi con l’alfiere.
“E’ il nome il punctum?
Chiamiamolo Alfredo. Cosa ti aspetti da Alfredo?” e muovo la regina, che fa
sempre spavento.
Ride e guarda il giardino.
“Da Alfredo mi aspetto che continui
così” risponde con tenera grazia.
“Così come?”e muovo pesante
la torre.
“Così come adesso” e ribalta
la scacchiera.
“Cosa c’è?” mi chiede
sorridente e placida.
“Tu sai chi sono, vero Chiaretta?
Non è che te lo sei dimenticato, vero?”
“Uno che non riesce a tenere l’uccello
dentro ai pantaloni? Sì, lo so, Taz. E non mi faccio inculare da ‘sta cosa per
la seconda volta, puoi scommetterci. Non me ne frega un cazzo, ecco. L’altra
volta era come se io giocassi a ramino, con le belle carte pronte sul tavolo,
aspettando che tu smettessi di giocare a briscola perché era il ramino il gioco
“giusto”. E ho aspettato, aspettato, aspettato e mi sono detta che se non
volevi giocare a ramino con me era meglio che finisse tutto e a un certo
momento mi sono data da fare io perché finisse tutto, sperando mi trattenessi,
ma con te non funziona. Chi ti molla ti oltraggia ben oltre i motivi terreni e
con te, questo, è cassazione. E allora mi sono seduta, da sola, con le mie
belle carte da ramino, inutili e intatte, ed ho iniziato a star male da bestia perché
mi mancavi e non saresti tornato più, perché tu sei irreversibile. Però poi,
per caso, ci siamo ritrovati e adesso stiamo benissimo, no? e onestamente non
sono più convinta per niente che sia il ramino il gioco assoluto. Per cui non
voglio che diamo un nome al rapporto (Alfredo va benissimo) e non voglio che
spiattelliamo lì aspettative alla cazzo. Serve a qualcosa dirti che la mia principale
aspettativa è che non mi mandi via per la seconda volta? Mi pare ovvio che sia
quella la principale. Vuoi una proiezione emotiva sulle mille scopate che ti
farai? Bene. E allora te la faccio. Non mi importa se lo infili dentro ad un’altra,
Taz. Mi preoccupa che tu te ne innamori e ti dimentichi di me, ma questo è un
rischio che esiste anche se non glielo infili dentro. Vuoi sapere se mi dà
fastidio? Ci ho pensato da un mese e sai a cosa sono arrivata? Che mi dà fastidio
che tu possa avere un tuo momento “privato” che non mi vede coinvolta, perché io
te lo dico sinceramente, se oggi la Raffa ci fosse stata e avessi visto che te
la scopavi, mi sarebbe piaciuto, perché nemmeno io sono santa, credo tu lo sappia
bene. Ma se togliamo quella merda patronatina che odio e su quella siamo già
accordati, non mi sento assolutamente gelosa di nessun buco che infilzi.
Semplicemente, per egoismo, mi dà un leggero fastidio che ti rintani in
privato, ma se poi torni da me è un fastidio più che gestibile.”
Resto ammutolito.
“Adesso te la faccio io una bella
domandina, mio caro: se io a Londra una sera mi scopassi qualcuno, ti darebbe
fastidio?”
Non esito.
“Sì, da morire”
“Sul serio?? Non mi stai
prendendo per il culo, vero?” mi chiede guardandomi fisso negli occhi.
“No, per niente. Mi fa star male
l’idea. Invece se fossimo…” e mi interrompe brusca “sì, sì, lo so. Assieme sarebbe diverso, un gioco eccitante.” chiude
veloce per riprendere il mio ‘sì’.
Poi si abbassa, sul tavolo, mi prende la mano e sussurra.
“Chiedimi di esserti fedele
allora, Taz” e io sento un brivido.
“No, dai, che cazzata”
rispondo.
“Chiedimelo, ti prego, non è una
cazzata, ne ho bisogno” insiste supplice.
“Vorrei tu non andassi a letto
con altri, da sola” chiedo sentendomi coglione e viene da ridere a tutti e
due e quasi all’unisono ripetiamo quel “da
sola”.
“Te lo prometto Taz” mi
risponde sorridente ed emozionata.
Poi mi bacia la mano e io mi sento frastornato.
“Questo Alfredo è talmente folle
e surreale che lo trovo assolutamente perfetto, sai?” e ride.
E ha ragione.
Messo in questi termini, Alfredo ha più probabilità di sopravvivenza di
un comune ramino.
O, quanto meno, ha le stesse probabilità.
Nemmeno il ramino offre garanzie, no.
Anzi.
Ti promette garanzie che non può mantenere.
posso far suonare le campane?
RispondiEliminaNo, dai, che c'è gente che dorme. :-)
RispondiEliminaCavallo in D9? Quando la scacchiera è 8x8? Tazio, tazio...
RispondiEliminaMarò che prescisione. Ho appena corretto, spero che la buonaima di Spasskij non mi maledica in eterno.
RispondiEliminaDai Tazio, non prendertela, gli editor esistono proprio per questo... :-)
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