“Non c’ho cazzi di uscire” mi
dice ieri sera la bella sudicetta mezza nuda, ancora odorosa di sole e sudore.
“E non usciamo” rispondo io,
suo degno compare.
“E cosa mangiamo?” mi incalza
dicendomi che ha fame e molta.
“Ci penso io” la rassicuro
maschione.
Prendo sei pomidoro San Marzano di quelli comperati al mattino, metto
su una pentola d’acqua, la porto ad ebollizione e poi vi immergo i pomidoro per
un paio di minuti, in modo che la buccia venga via facile. Li sbuccio e gli
tolgo la parte centrale coi semi, che però non butto e tengo in una tazza.
Faccio a pezzi grossolani la polpa mondata e la metto in una terrina,
salandola.
Trito molto sottile mezza cipolla di Tropea e denudo due spicchi di
aglio.
Prendo due filetti di acciuga e li taglio a pezzettini finissimi.
Mi preparo capperi e olive nere battute a coltello.
Lavo molte foglie di basilico fresco e le divido a metà, poiché metà mi
servono subito e metà dopo. Colgo la fortuna di avere a disposizione la cucina
di Gordon Ramsay e faccio a striscioline il basilico con il coltello di
ceramica, perché il basilico affettato col coltello di ceramica non diventa
nero. Adoro queste fichezze.
In una padella dai bordi rialzati metto un bel po’ di olio extravergine
di oliva, lo porto in temperatura e vi aggiungo il battuto di cipolla, le
acciughe sminuzzate, il peperoncino, i due spicchi d’aglio e la metà del
basilico a strisce. Quando la cipolla imbionda aggiungo le olive ed i capperi,
salto qualche secondo e poi verso la polpa di pomodoro. La lascio andare a
fuoco vivace, avendo cura di saltarla e rimestarla, ma non per molto, perché
voglio che la consistenza si mantenga. Aggiusto di sale e spengo.
Metto su l’acqua degli spaghetti e aspetto che bolla.
Verso nel mixer la parte centrale dei pomodori, vi aggiungo basilico,
olive verdi, capperi, un cucchiaino di senape di Digione forte, un pizzico di
peperoncino, una spruzzata di Worchestershire Sauce, un quarto di spicco di
aglio ed una fettina di lime (il mojito di domani non me ne vorrà), sale e
maggiorana secca. Frullo il tutto e aggiusto di densità con olio, fino ad
ottenere una crema.
Mentre l’acqua bolle e il sugo della pasta riposa e affiora, metto una
padella larga sul fuoco e la faccio scaldare. Taglio a fette la pagnotta
casereccia e la appoggio sul fondo della padella rovente, che consentirà un
abbrustolimento omogeneo. Dieci secondi per ogni lato ed è fatta. Butto gli spaghetti Garofalo n.5 e metto le fette su un piatto piano, gli do una giratina di olio e spalmo
la crema di prima, finendole con una spolverata di pecorino grattugiato.
Assaggio gli spaghetti e quando sento che sono ancora molto al dente
accendo sotto il sugo e lo faccio scaldare. Tolgo gli spaghetti con il prendi
spaghetti (non li scolo, perché voglio l'acqua di cottura) e li porto nella
padella col sugo. La Squinzy stappa una Vernaccia di San Gimignano fredda da
frigo e io salto la pasta.
Impiatto e finisco col rimanente basilico fresco e una giratina di
olio.
Si porta tutto sotto il portico e ci si strafoga.
“Sei il mio unico dio” mi
mormora estasiata la piccola buongustaia.
“Ti costerà il culo questa cena,
lo sai?” le dico assai soddisfatto e sorridente.
“Mi costerà il culo… ma allora dillo
che mi vuoi viziare… “ bella prontezza, mi piace.
E ceniamo sereni, bevendo Vernaccia, che l’aria è ancora calda e la
serenità pure.
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