Indossi il vestitino a fiori e i sandalini di cuoio bassi. Sei
apparentemente estiva e disimpegnata. Anche sexy, sì, ma non orientata alla
seduzione. Anche se, in effetti, sei troppo estiva per la giornata sì calda, ma
non così calda. Spontaneamente e naturalmente non indossi le mutande e questo
mi riempie di orgoglio. Poi, a un passo dall’essere pronti per uscire, ti
chiamo e ti faccio voltare. Ti spingo a piegarti in avanti, sollevo il lembo
posteriore dell’abitino e ti denudo il culo. Ti dico di aprirti le natiche e
forse capisci. Ti lecco il culo, sbavando, poi succhio il cono di gomma e te lo
premo sull’ano, lo ruoto, entra, scivola, ti mordi il labbro inferiore, ecco il
punto più largo, sputo, ruoto, spingo e, mentre emetti un sibilo tra i denti,
la morbida gomma entra, lasciando all’esterno solo il disco largo che impedisce
al retto di fagocitare l’inserto. Poi ti abbasso il vestito e con una lieve
pacchetta sulla natica ti dico che ora sì, ora possiamo uscire.
E sorridi aspirando aria tra i denti.
Non c’è una meta. Giriamo un po’ in auto e tu ogni tanto mi guardi
sorridendo, mordendoti il labbro inferiore, arricciando i capelli con un dito,
seduta a gambe aperte, molle e debosciata. Ti chiedo se ti piace e annuisci
lenta col capo. E’ l’ora del battesimo. E la fonte battesimale è il bar del
paese vicino, pieno di vecchi perditempo che passano la domenica a
chiacchierare, vedere la televisione e bere giocando a carte. Parcheggio e ti
dico che ho voglia di un caffè.
Scendiamo e affrontiamo la breve camminata, lenta, verso l’interno del
bar. Due caffè, grazie, beviamo e pago e poi via, lenti e sottobraccio e quando
siamo alla macchina mi sorridi ampia e lurida a bocca aperta con gli occhietti
piccolini.
Ti chiedo di sederti di fianco e di mostrarmi il culo nudo. E’ entusiasmante
vedere quel disco incastonato tra le natiche. Mi guardi da sopra la spalla ed
io non resisto e lo muovo lentamente sortendo un gorgheggio sordo fatto di una “o” gutturale alla quale segue un
sussurrato “…mi sento scoppiare il culo…
me lo sento pieno…” e la cosa mi induce una certa qual erezione, a cui non do
seguito, benché tu mi provochi dicendo “…sai
che faccia i vecchietti se avessi sollevato la gonna…” e ridi silenziosa.
Accendo la macchina, direzione il vicino argine sul grande fiume. Nessuno in
giro, due chilometri o poco più, gli scossoni ti fanno gemere.
Poi la piazzola, abbandoniamo l’auto, passeggiamo. Lenti. La tua
camminata è cambiata, è più larga e ti chiedo di sforzarti di camminare
normalmente. Sorridi e mi guardi, affascinata dal gioco nuovo e stringi il
culo, camminando normale, dicendomi che se cammini normale lo senti di più, che
è come se ti si gonfiasse di dentro, che ti senti allargare e l’obiettivo,
Chiaretta diletta, è proprio quello e te lo dico.
Mi stringi forte il braccio e sei eccitata e mi chiedi se mi piace l’idea
che ti si stia allargando il buco del culo passo dopo passo e io ti rispondo di
sì ed aggiungo che, dopo quella salutare passeggiata, andremo a casa dove ti
aspetta una nuova sorpresa e ti passi una mano sulla guancia, sorridendo e
mormorando “oddio….”, chiedendomi se
quella sorpresa ti farà molto male, ma io ti rassicuro e ti dico di no, che io
a te male non ne voglio fare affatto e mi sollevi la mano succhiandomi un dito,
con gli occhietti progressivamente sempre più sozzi.
Un’ora. Un’ora di uscita-battesimo con l’inserto gommoso nel culo, sei
stata bravissima, sei puro orgoglio per me.
Entriamo in casa e ti spogli di tutto.
Vuoi vederti il culo nella stanza armadio, attraverso i due specchi.
Poi, pornivora come sei, mi chiedi se togliendolo ti rimarrà il buco
largo come nei film e io ti rispondo di sì, ma che non è ancora ora.
Ora è il momento della sorpresa che preparo da un po’.
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