Guten tag, bon jour, uellà.
Quest’oggi mi sono svegliato sfebbrato, riposato, energizzato e molto
arrapato.
Sono, cioè, guarito.
Mi sono consultato con la reggente della mia salute ed anch’ella ne ha
convenuto: è passata.
MA dovrò resistere ancora oggi in casa, poiché con queste cose non si
scherza.
Ed allora io resisto, ma voglio ordinatamente produrre alcuni
Tazioappunti, così, per amore della cronaca.
Sono fuori servizio da domenica, ma sono formalmente scomparso da
sabato. Della Giulia, della Ade, della Maria Letamaia non v’è traccia. Avrei
potuto essere finito sotto un TIR croato carico di legna e nessuno saprebbe
niente. E questo è un gran segno, un grande elemento su cui riflettere.
Tazioappunto due: io e la Domi
all’insegna della sfiga
Travolto dal turbine della malattia, non ho avuto la lucidità di
analizzare il lato bizzarro del nascente rapporto tra la Domi e me. Non ci
eravamo ancora ripresi dall’entusiastica emozione di essere venuti a conoscenza
dei reciproci afrori genitali che, tac!, io cado nella malattia e lei veste in
fretta e furia i panni della dottoressa. Che, diciamocelo, mica era tanto
scontato che la Domi prendesse in mano la situazione a quel modo, sia chiaro.
Anche perché l’arrapantissima rossa dai piedi sublimi, per venire ad impormi lo
stracchino con la patata lessa si è puppata 35km a venire e 35km a tornare,
ogni dì.
Va detto, va sottolineato, va grassettato, va resa pubblica la mia gratitudine
e encomiato il suo animo.
Dicevo, all’insegna della sfiga come inizio, ma anche come
continuazione.
Io già da stasera sarei pronto ad ingravidarla, sarei prontissimo ad
inzaccherare i suoi sensualissimi ovuli fertili con il mio copiosissimo sperma,
ma invece no. Invece no, perché la sensualmente atletica rossa dagli occhi di
smeraldo ha il marchese. Cosa che, personalmente, non mi muove di un millimetro
e se mai dovesse muovermi mi muoverebbe in senso arrapantizio, ma invece mi pare
di avere inteso che a Domiziopoli marchese significa no sesso.
E vabbè. In ogni caso non è detta l’ultima parola. Non voglio
programmare niente, ma improvvisare.
Voglio tornare a essere il fantasista della Verga Carnosa. Vedremo.
Tazioappunto tre: il sollievo
Sì, il sollievo. Svegliarsi stamattina e sentire che nei pantaloni del
pigiama l’Entità Di Grossa Mole si srotola lungo la gamba, gonfiandosi,
indurendosi, rizzandosi fiero come un guerriero medievale, è stato un sollievo.
Dopo giorni di separazione è stato un piacere abbassare l’elastico lasciandolo
sgusciare fuori, bello, venoso, teso, scappellato, odoroso di famigliare cazzo.
Mastro Tarello è tornato, portando con sé mille fotogrammi arrapanti, come è
suo costume da sempre. E’ stato un momento indimenticabile stringerlo nel
pugno, scorrere verso il basso strozzando, per poi risalire e copiare con le
dita il bordo della cappella sublime e del frenulo che mi fa impazzire e poi
giù a strizzare i coglioni e scendere a cercare quella fossetta depressa sul
perineo, la cui pressione tanto godere mi fa.
Ah che delizia, passerò una giornata di giochi stupendi, ma senza
venire. No.
Perché voglio tenere al caldo tutta la sborra prodotta pazientemente da
sabato ad oggi, la voglio tenere dentro a questi sensuali sacchetti di carne,
per donarla alla Domi in segno di gratitudine.
Tra l’altro, a pomeriggio devo fare una ricerca su Internet per scovare
il nome di quel farmaco che aumenta il volume dell’eiaculato. Se qualcuno lo sa
e mi vuol far risparmiare tempo, grazie d’anticipo.
Tazioappunto quattro: l’albero
“Dove tieni le decorazioni dell’albero
e che albero comperi?” mi chiede la Domi ieri sera, ponendomi in serio
imbarazzo. Faccio presente che non possiedo le une in quanto non faccio l’altro
e lei mi guarda con gli occhi scherzosamente severi e mi dice “Ahhhh comunista eh?”.
A parte che non so se uno può essere una cosa che non esiste, ma ammesso
che io riuscissi ad esserlo: i comunisti non fanno l’albero? Fanno la corazzata
Potemkin? Fanno sciopero contro lo sfruttamento degli Elfi da parte di un
anziano pedofilo? Chiedo, ma vengo liquidato con un “Sé sé, cambia discorso”.
Emerge che non può esistere che io non abbia, domani, nemmeno un segno
dell’incombente rottura di minchia natalizia. Cerco, sommessamente, di fare
presente che anche no, ma la dottoressa medichessa ora mi diventa interior xmas
designer mi dice “Zut!” e poi aggiunge che ci pensa lei.
E già da ieri sera guardavo il suo culo con atavico appetito, a segno dell’imminente guarigione.
Tazioappunto cinque: la
Domicasetta a Domiziopoli
Questa mattina la Domi è feriea, poiché alcuni volenterosi operai le
stanno installando la cucina nella Domicasetta. Sono molto felice per lei e
anche per gli operai, perché la Domi è proprio un signor bel vedere.
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