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domenica 4 dicembre 2011

Il mito, la leggenda


Scendo a recuperare il secchio della spazzatura abbandonato da venerdì e incontro la Lucia Perrone. Uh Tazio da quanto, mi chino e la bacio, mi bacia, adoro questa minuscola donnina plissettata. Come sta il Cavaliere, ma ringraziando Dio sta anche bene, stamattina è andato a prendere il giornale e a fare due passi che bisogna che cammini eh, ma lo vuoi un caffè Tazio? Lucia sono messo come un albanese [pantaloni della tuta senza mutande sotto, adidas senza calze, t-shirt e Woolrich n.d.r.] ma che albanese tu sei sempre bellissimo, dai vieni dentro e la seguo, perché quando la Lucia comanda Tazio risponde.
E mi siedo in cucina mentre lei armeggia con la Bialetti, mi tolgo il Woolrich e resto lì così come il nipote di Albània in visita alla nonnina, con l’unica variante che questo nipote è uno spostato, come dice N, e la nonnina se la farebbe anche subito.

Ti posso dire una cosa Tazio, me lo permetti?” – “Lucia a lei è permesso tutto, mi dica
E mi sussurra con gli occhietti da furetto che “questa mi piace molto Tazio, questa si vede che è una brava ragazza sai?” e io rido e allora le chiedo quale non le piacesse delle altre e lei non ha ovviamente bisogno di pensarci e mi dice “quella biondona con quel macchinone non mi è mai mai paciuta no” riferendosi alla LiCayenna Adelinquente. Ma incalzo e voglio sapere tutto.
E allora viene fuori che quell’altra bionda (Giulia) secondo lei farebbe meglio a stare a casa a pensare alla famiglia, che si vede che è sposata lontano tre chilomentri, che quella moretta coi capelli tagliati pari (Nica) c’ha un’aria da sporcacciona che non le piace niente, ma invece c’era quella bella ragazzina, quella bella coi capelli corti (Tanya) anche quella anche le piaceva tanto.

Scusandomi in premessa, comunico alla Lucia che quella bella ragazzina era un gran puttanone e la Lucia fa la bocca a “ohhh” muto con gli occhietti spiritati. Poi scuote la testa e dice che ha paura che siano un po’ tutte puttanone al giorno d’oggi.

Poi mi strabilia.
Vemò che una volta le ragazze non è mica che fossero delle sante eh” e parte lungo un ragionamento di una freschezza e di una giovanilità che mi fa innamorare. Una volta nessuna era santa, ma avevano stile e riservatezza. Nessuno pensava che perché non andavano in giro col culo di fuori non c’avessero delle voglie e, per via dello stile e della riservatezza, bastava uno sguardo per far capire a quello o a quell’altro che era gradito un incontro casuale, sul far del tramonto, lungo la via maestra che lei percorreva in bicicletta tornando dalla bottega della sarta. Perché veniva premiata l’intelligenza di lui che studiava le mosse di lei e l’intelligenza di lei che gliele faceva scoprire.
Ed era tutto in segreto e nessuno sapeva niente e complessivamente era tutto un più bel vedere.

Mi fa morire.
E allora la pungolo chiedendole quasi appoggiandomi sulla tavola se anche lei, avesse, come dire, temporaneamente allungato il percorso di ritorno, al tramonto, intelligentemente e lei mi guarda e mi dice con gli occhietti sbarrati “Mo sì, c’avevo vent’anni! E meno male che l’ho fatto, si chiama gioventù”.
Stupefacente Lucia, me la immagino in camporella, le bici abbandonate lungo il fosso, a gambe aperte a prendere il cazzo in maniera stilosa e riservata e la stimo fino al midollo osseo.
Corpi che invecchiano a dispetto della mente che resta quarantenne, trentenne, cinquantenne, ma non inchiodata a quel periodo, rimane di quell’età perfettamente adattata al mondo che cambia.

Le chiedo, scherzando, dove potrei incrociarla al tramonto e lei ride e mi dice che è troppo vecchia e ride, ride e mi dice che c’ho la mia bella ragazza rossa e che cosa me ne faccio di una vecchiona?, ma ciò che noto è che non dice di essere sposata, ma solo troppo vecchia e io la adoro.
E ridiamo e beviamo l’ultima goccia di caffè.

E’ bellissimo. Sono nella cucina della nonna con addosso una t-shirt bianca e le braghe della tuta a bere il caffè, mentre la nonna mi dice, sostanzialmente, che non occorre scriverlo col pennarello sulla schiena che si è un po’ puttanelle, perché si riesce a farlo capire anche con l’uso dell’intelligenza e che puttanella lo è stata anche lei e altre mille e che hanno fatto tutto quello che dovevano fare senza pubbliche affissioni.
Fantastico.

Poi mi guarda il petto e mi dice “Stai mica prendendo freddo Tazio?” e in effetti c’avevo due chiodi così.
No Lucia, ma bisogna che vada adesso” e mi alzo a prendere il giubbotto e la scopro a buttare l’occhio lì, dove penzola il boa libero da mutande.
Ci baciamo e mi dice che sono un bravo ragazzo e che la bella ragazza rossa è molto molto fortunata.

Non sono sicuro a cosa si riferisse esattamente, in merito alla fortuna della bella ragazza rossa.
Dopo quelle rivelazioni, ho il sospetto che vi possano essere almeno due eventualità.

Mitica Lucia.
Mitica.

6 commenti:

  1. [...]l’intelligenza di lui che studiava le mosse di lei e l’intelligenza di lei che gliele faceva scoprire[...]
    direi che basta questo e che sarebbe bello se talvolta fosse ancora possibile.

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  2. Perdonami l'arroganza Taz, ma della tatuata non ha proferito verbo o hai volutamente sorvolato dallo scriverne di cosa pensa la Lucy.
    No perché sai lo psicologo che è in me, si sta domandando e non trova una risposta.

    k

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  3. sei geniale. ho deciso.
    sono io quella che stava decidendo.

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  4. @k
    In effetti non l'ha citata. Non l'avrà vista, non so. Glielo chiederò.

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  5. @anonima che ha deciso
    Che sollievo non dover chiudere il blog.

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  6. La Perrone è un mito. C'è poco e niente da dire.
    :) e mi fa una tenerezza immensa...

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