Ho fame.
Ho fame di unto, per l’esattezza. Mi ha assalito la fame pensando ad un
tizio di cui ho perso le tracce, conosciuto un sacco di tempo fa. Faceva il
programmatore, assieme alla moglie. Andavano anche piuttosto forte, poi a un
tratto ci incontrammo e mi disse “Cambiamo vita. Ce ne andiamo” e io chiesi
dove e lui mi disse “Apriamo una friggitoria all’italiana a Nizza”.
La friggitoria all’italiana.
Pensate a che meraviglie vivono nella friggitoria all’italiana. Panzerotti, olive ascolane, melanzane,
fiori di zucca, gnocco ingrassato, che per chi non è emiliano è una specie di
crostolo carnevalesco, solo che è salato e fritto nello strutto, ma poi
frittura dell’Adriatico, quella coi pesciolini e i pescioloni, che meraviglia.
Ma anche fritture di soli anelli di calamaro e polipetti, con limone e
manionese.
Fritta soda, asciutta, dorata, croccante, con la polpa bollente che ti
si scioglie sotto i denti, ben salata.
E un’enorme birra gelata, possibilmente nazionale, possibilmente
Moretti Baffo d’Oro.
Con questo sbavevole abbinamento, vorrei fare il salutista e ci
abbinerei una bella insilata fresca e croccante, acidula, potrei propendere per
una bella lattuga classica, oppure insilata di cappuccio sottilissima, acquosa
che stempera la sontuosità del mega frittone imperiale.
Il fritto.
Sotto la pergola di inizio estate, vestito di bianco, a mangiare questo
finger food easy going, ma che cazzo stò a ddì, a mangiare questa delizia degli
dei, tanta, profumata, dolce, invitante anche quando quell’ultimo povero
polipino là è diventato freddo e ti dice “no,
no, ti prego, non mangiarmi, sono freddo…” e tu lo prendi tra indice e
medio lo guardi e gli dici “è inutile che
supplichi, polipetto freddo, tanto anche se ti lascio vivere, la MAMMA E’ MORTA….”
E tac giù in un boccone.
Che meraviglia. Gamberi fritti, il massimo della vita. Una volta andai
a Caorle e vidi un posticino che aveva fuori un cartello: “Gamberi da passeggio”.
Era troppo figa ‘sta cosa, così mi sono fermato. Mi ha piantato un cono
di carta verde assorbente in mano e poi lo ha riempito di gamberi fritti in
maniera encomiabile, ma che geniale squisitezza.
Perché quando si è giù, si è stanchi, si è anche un po’ scoglionati,
non si deve mangiare la fettina magra o il cibo salutista, ma si deve
incontrare l’ammaliante soffio del male, quel profumo di fritto che d’istinto
ti fa sentire di fondo il profumo del limone, perché solo quello può
ristabilire il contatto con l’equilibrio perduto.
Detto questo, assumerò del litio e vedrò di farmi una ragione
sostenibile dello stracchino e purè che l’adorabile e adorata Domi mi imporrà
per cena.
Fritto misto…… fritto misto………… fritto misto…….
AH maledettomaledetto...
RispondiEliminaho ancora il bicchiere di caffé caldo davanti a me, e tu mi fai venire l'acquolina in bocca con queste immagini sublimi!
Mi hai fatto venire in mente un capodanno di qalche anno fa, il cui cenone lo passai in una piccola trattoria fuori Suzzara a mangiare gnocchi fritti e fritto misto di pesce..
Mi associo a Viaggiatore, io son qui che mangio un panino triste col cotto, uovo sodo e radicchio trevigiano e mi fai ripensare ai cartocci da passeggio con la frittura di pesce.
RispondiEliminaTi ammazzerei...