Un attimo e ti vedo lì, un attimo e sei seduta qui, un attimo e giungo
a conoscenza delle tue più intime realtà e tu delle mie. Luce bassa, ex ufficio
di un magazzino vuoto e spettrale, brandina deprimente. Ti accarezzo il culo
mentre me lo succhi, tanto tu lo sai che io sarò passivo e toccherò solo quello
che accelererà la mia conclusione.
Non sei un granché il mio tipo, ma c’eri tu e avevo sonno.
Non sei un granché il mio tipo, ma c’eri tu e avevo sonno.
Chiudo gli occhi e penso ai piedi della danzatrice, sogno di
leccarglieli.
E schizzo nella gomma che riveste il mio cazzo serrato tra le tue
labbra.
Un attimo e sei di nuovo seduta lì, un attimo e ti riporto là, un
attimo e non esisti più.
Sette attimi veloci ed il cerchio è chiuso.
Alla fine, non è esattamente questo ciò che ho sempre avuto da tutte?
Perfezione minimalista del time-lapse.
Sottoscrivo ...
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