Il paradiso in dieci punti.
Punto uno: la splendida cornice
Punto due: la splendida Domi
Punto tre: i liquidi
Punto quattro: i fumi
Punto cinque: la furia
Punto sei: grazie zia Renata
Punto sette: il cassettino delle
sorprese
Punto otto: la precisazione
Punto nove: il segreto domiziano
Punto dieci: se stasera sono qui
Punto uno: la splendida cornice
Abita in un palazzetto che affaccia sulla stupenda piazza che non è lo
stesso palazzetto della Milly. Tutto ristrutturato coi soffitti altissimi,
magnifico. Lo ha tutto colorato di crema, greige, viola e rosso. Adorabile
davvero, molto caldo ed accogliente. Ha una Vanity Fair rossa che si accoppia
con la parete rossa. Se posso permettermi una leziosa considerazione, quella
casetta è una reinterpretazione del liberty in chiave ultramoderna. Ci vuole
assolutamente un vetro di Kosta Boda, magari della linea Tatoo, un vaso, adesso
ci penso e mi scapicollo per regalarle anche quello, per Natale.
Punto due: la splendida Domi
Casual spinta, capelli ancora bagnati, figa da segno della croce.
Adesso ve la descrivo nel dettaglio, perché merita. Parto da sotto. Ballerine
nere senza calze, che già qui potrei fermarmi perché sono ancora in estasi.
Ballerine nere che lasciavano vedere la scollatura delle dita, una poesia pura.
Leggins nere a dieci centimetri dalla sublime caviglia. Pipistrello di lana
grigia con collo a barchetta che scivolava di spalla (è una delle cose più sexy
al mondo) lasciando scoperta, apparentemente, una canotta nera e, appunto,
molta pelle di spalla e di scapola. Il momento superbo, topico, catartico,
storico è stato quando, nel furioso spignattare si è tolta il pipistrello di
lana (c’erano quaranta gradi, tra l’altro) e la canotta nera ha rivelato la sua
essenza: non trattavasi di canotta nera e leggins, ma di tuta da danza jazz
indossata criminalmente senza reggiseno che, diobono, c’ha un fisico da paura e
un culo da crisi mistica, santalamadonna.
Punto tre: i liquidi
Ah beh, ci aveva pensato lei ai vini, sì. Abbiamo mangiato la pasta
alle verdure e l’arrosto con le patate bevendo un Amarone del 2002 sino
all’ultima goccia, che avrà avuto, reali, trenta gradi alcolici. Ed è stato
quasi il colpo di grazia, perché all’antipasto avevamo assaggiato un bianco
barricato di cui ho scordato il nome, ma lo abbiamo assaggiato molto bene. Poi,
non paghi della balla che stavamo costruendo con classe e perizia, ci siamo
fatti una fettazza di pandoro tracannando un moscato siciliano che ha fatto la
sua parte.
Caffè e poi giù, un distillato fatto sulle colline modenesi che secondo
me era alcol puro aromatizzato alla checazzoneso, ma credo fosse aromatizzato
all’alcol puro e benzina agricola.
Punto quattro: i fumi
Eravamo già ben oltre il Rubicone quando la sensualissima Domialcolica
ha aperto un barattolino lanciando sulla tavola quello che sembrava del dado
usato. Uno scartozzetto della dimensione di un quarto di dado. E io dentro di
me ho detto cazzo no, perché con l’erba rischi di fumare origano e pazienza, ma
nel fumo ci possono mettere anche dell’isotiocianato supercazzolo prematurato
con lo scappellamento a destra.
Cartine, tabacco, tutta orgogliosa e ho detto wow, prima di dirle che è
una drogata tossica che presto dovrà battere per comperarsi la troca e lei rideva rideva rideva, un po’
perché era sbronza, un po’ perché era arrapata. La adoro.
Punto cinque: la furia
La lubrificazione sociale alcolica e la fumigazione esotica disinibente
hanno prodotto un’instabile bomba ormonale che non ha esitato a rivelare un
grande appetito, che è sempre sinonimo di ottima salute e me ne rallegro. Il
jockstrap è stato assai gradito, a giudicare dai grugniti emessi mentre mi mordicchiava
le natiche sottolineando il gradimento per i miei costumi libertini. E’ bastato
un invito a chiamarmi puttana per scatenare un arrapamento isterico fatto di
voce gutturale, riso e bave ed è bastato inginocchiarmi spingendo in fuori il
culo aggiungendo un invito a leccarmi la fighetta per trasformare
l’apparentemente innocua Domi in una belva fuori controllo che pare gradire
assai l’uomo culattone, ed anche di questo me ne rallegro, essendo io parecchio
culattone. Così come mi rallegro e benedico il cielo per quella lingua che ha
fatto cose che voi umani non potete immaginare tra le mie natiche e torno a
ringraziare il cielo per quelle ditina eleganti che, vinta la timidezza, hanno
esplorato a fondo la profondità accogliente delle mie strapazzate terga,
godendone senza mistero.
Il sesso con la Domi è a dir poco stupendo, devo ammetterlo. Specie
quando perde i freni inibitori, rivelando una natura animale che adoro. Le
vengono i brividi, come da sua stessa ammissione, quando scivola nel
turpiloquio liberatorio che, comunque, provenendo dalla sua bocca risulta di
una delicatezza e tenerezza disarmante. Ma anche arrapante come poche cose,
però, va detto.
Punto sei: grazie zia Renata
La camera da letto è un bijoux, specie per l’eredità anni ottanta di quell’armadio
ex zia Renata, che deve essere una bella porcona, considerato che le ante del
medesimo sono coperte di ampi specchi. La Domi , quando la zia Renata ha
rifatto la camera da letto, lo ha incamerato subito, perché gli armadi costano
un capitale e quello, per quanto osceno, è un ottimo armadio. E così abbiamo
chiavato in stereo con due cloni che facevano lo stesso nell’armadio e la cosa
è risultata assai gradita ad entrambi. Non ho mancato la gustosa occasione di
sottolinearle, mentre ficcavamo alacremente guardandoci in faccia nello
specchio, che quella è una stupenda camera da letto da puttana e lei ha sorriso
a bocca aperta, godendosi sia l’epiteto che l’enorme minchia dura.
Punto sette: il cassettino delle
sorprese
Quando l’entusiasmo ci ha portati a concordare unanimi che era giunto
il momento per del sano sesso anale, la bella Rossa è scivolata su un fianco,
ansimante, per andare ad aprire il cassettino del comodino e afferrare un
barattolino iniziato di gel lubrificante della Durex Top Gel Very Cherry
commestibile che giaceva accanto ad un vibratorino magro, di plastica color
crema. Ha! La Domi masturbona! Non me l’aspettavo no, e mentre le ciliegizzo il
buchino odoroso per prenderla nel culo, la prendo anche per il culo a
causa di quell’inatteso kit che mi affretto a definire da “sporcacciona
sozzona”, rendendole la pariglia degli epiteti sin lì incassati. Meravigliosa.
Anzi, no: me-ra-vi-glio-sa.
Punto otto: la precisazione
“Che porco che sei, mi stai
rovinando, io non sono mai stata così sai? E’ colpa tua”.
Certo, certo. E ci mancherebbe. Sono io, sì, sì. Perché tu, invece,
sino ad ora, coi morosi, a letto, dicevi le preghiere. Con nel cassettino il
gel alla ciliegia e il vibratore, certo, certo. E si imbizzarrisce! Il
vibratore me lo ha regalato il Moroso Tre! Sì, d’accordo, ogni tanto l’ho
usato, ma cosa c’entra? E’ che qui lo posso tenere anche in vista, ma a casa l’ho
sempre tenuto nascostissimo! Ha! Mi fa impazzire! E allora io incalzo, senza
smettere di chiavarla, stesa su un fianco, aggrappata alle lenzuola. E lei
reagisce, dicendomi che i morosi Uno e Due erano dei tristoni a letto e che il
Tre un po’ si distingueva, ma di maiali come me non ne ha conosciuti mai.
E sono soddisfazioni, sono. Cazzo se lo sono.
Mi permetto di rilevare, però, che il punto non è la qualità suina dei
Morosi, ma la sua, che secondo me lei è una maialona inespressa. E la cosa che
mi ha fatto sciogliere è che, sospendendo per un secondo il godere, ha girato
la testa sulla spalla, guardandomi seria: “Dici?”.
Ha! Doppio Ha!
Punto nove: il segreto domiziano
Dopo averle scopato gli scultorei piedi perfetti, eiaculando le ultime
gocce che avevo tra le dita sublimi, ripulendole con la lingua sino all’ultimo
spermatozoo, mentre la totalmente disinibita Dea Rossa mormorava “o…..ddddddio” (che vi insegnerò a
pronunciare come lo dice lei) vibrandosi senza pudore la arrossata paperina
lucida di gel alla ciliegia, sono scivolato accanto a lei baciandola e
condividendo saliva e sperma, guadagnandomi così il titolo onorifico di “chepporco”.
Le ho dato assistenza tattile capezzolare mentre continuava la sua
corsa all’orgasmo meccanico, approfittandone.
Sì, lo ammetto, contrariamente ai miei propositi, l’ho forzata a
rivelarmi il primo segreto domiziano, di cui mi diede accenno pudico la prima
volta che portammo a contatto i nostri genitali.
“Non te lo dico se no mi tormenti”
– “Dimmelo o ti telefonerò di notte, diventando il peggiore degli stalker”
E l’approssimarsi dell’esplosione orgasmica ha giocato a Taziofavore.
Sono rapito. Sono stordito. Ma lo ha detto veramente.
“Credo di essere anche io una
feticista del piede”
Non c’è stato spazio per gli approfondimenti, se non per l’approfondimento
numero dodici della mazza nella fessura gonfia e arrossata. Ma si approfondirà,
uh se si approfondirà.
Sono in paradiso, non fatemi scendere o vi ammazzo.
Punto dieci: se stasera sono qui
Alle quattro e dodici rimango a scaldare la gelida Marzedes mentre la
mini color panna schizza rombando nella notte verso la Domimagione, poiché la
parentesi di Domiindipendenza è chiusa.
Scaldo il ferrovecchio e penso che non è una storia qualsiasi.
Fa un freddo da bestie e io sono terrorizzato. Perché sento che ci sono
dei momenti in cui irrefrenabilmente le
vorrei dire qualcosa, ma sono agghiacciato dall’idea che mi possa respingere e
sono paralizzato dall’idea che mi possa dire che mi vuole.
Calma, ci vuole calma.
La Marzedes brontola, io cerco su youtube, poi spedisco.
Questa.
questa canzone fa venire i brrrividi.
RispondiEliminaspero tanto che tutto vada per il meglio, per entrambi.
ps. ma la signorina è impaccata di soldi o sbaglio?
...ahahahaaaaa...bello il commento qui sopra :D
RispondiEliminasecondo me la signorina dimostra anche poca fantasia con la solita storia dei tre morosi..machissenefrega, è incantevole
Uno, due e tre erano da "sposare", tu sei da "trombare" ... vorrei vedere la faccia di mamma sua quando verrai presentato ufficialmente.
RispondiEliminak
PS: si lo so sono uno stronzo, ma tutto sommato tu non puoi vivere senza un mio commento scivoloso.
PPS: sai Taz, mi sto domandando da giorni fino dove condurrai la tua amata, e qui sono serio.
@Psykhe
RispondiEliminaImpaccata di soldi... difficile da rispondere. Lei guadagna mille e quattro al mese, direi di no. Suo padre è un ingegnere, ma non so se si possa parlare di pacchi di soldi. Boh.