Ha trent’anni. E’ piccolina. Ma non perché ha trent’anni. Perché è
piccolina. Nel senso che, per dire, la Squinzy a ventitre ne ha fatte
sedicimila volte tante quelle della Domi. Anche perché la Domi, nell’evidenza,
non ne ha fatte affatto. Lei si è vissuta le sue storie normali, facendo sesso
normale. Sì, lo so, ‘sta etichetta del sesso
normale è piuttosto infelice, ma quello che intendo è che c’aveva il suo
bel moroso, ci scopava, punto. Sesso anale solo con uno dei tre, perché lui
glielo ha quasi imposto. Ma non faceva parte della dotazione di servizio, era
sporadico. Sesso anale a macchia di leopardo, diciamo.
Io non le ho chiesto nessun curriculum, mi mette a disagio l’idea di
dirle “senti maaaaaa, lesbo action mai? Senti
maaaaaaaa, un’ammucchiatinaaa? Mai fatta?”, mi pare forzato, innaturale.
Sono certo che pian piano viene fuori tutto e io non ho fretta. Però si vede lo
stesso che è piccolina eh? Per dire, il numero della Tazia di ieri sera l’ha
veramente spiazzata di brutto. Si vedeva che erano tante prime volte assieme:
lo spogliarello, la parte del culattone, la depilazione. Perché si vede se a
una le si stampa in faccia l’espressione di un bambino che vede per la prima
volta gli acrobati al circo, eh.
Poi io sono anche merda, va detto, ma mi diverto come un pollo. Poco
prima di vestirci per affrontare la penultima infernale tratta Taziopoli –
Domiziopoli si parlava di fratelli. Lei è figlia unica. Sotto l’impeto di non
so cosa cazzo, sono partito a razzo a dirle che io avevo una sorella che è
morta in un incidente stradale due anni fa, di un anno più vecchia di me, con
la quale avevo meraviglioso rapporto strettissimo ben al di là dei classici
rapporti tra fratelllo e sorella quasi coetanei. Lei mi ascoltava attentissima
e io non ho resistito. Le ho raccontato di come, appena adolescenti, abbiamo
iniziato ad esplorare il sesso tra di noi, provando e imparando, perché tra
fratello e sorella non c’è quella competizione o quella necessità di dimostrare
“di sapere” che c’è tra maschietti e femminucce e quindi, con l’aiuto di riviste porno e tanta
buona volontà abbiamo cominciato a rendere pratica tutta quella teoria e non l’abbiamo
mai considerato incesto, ma crescita.
Ho raccontato quella sequela di cazzate con la serietà addolorata di
chi ha perso di recente la sorella, steso, fumando, guardando il soffitto e
sentendo lo sguardo della Domi. Poi ho fatto pausa e una vocina mi ha chiesto “Scusa non ho capito…. Cos’avete fatto tu e
tua… sorella?” con gli occhioni smeraldei apertissimi.
Era sconvolta e questo mi ha fatto esplodere in una risata
incontenibile, perché io sono un fottuto genio dalla testa a forma di cazzo. Dopo
averle detto che sono figlio unico anche io sono stato percosso senza pietà, molto
dolorosamente, perché le Doctor Martens, anche se da bambina, quando vengono brandite
ed usate come una frusta, non frustano, ma fanno malissimo. Ma me lo meritavo.
Così come mi meritavo il duro monito “Se
mi prendi ancora per il culo vedrai al successivo pompino cosa ti succede”
che non promette niente di buono, a parte l’averla sentita pronunciare le
parole “culo” e “pompino” che non è cosa usuale.
Sì, insomma, Taziomerda a parte, è piccolina.
Che poi: è giusto dire piccolina
a una ragazza che ha una sessualità normale? Non so. Che poi, ancora, normale
normale del tutto no, perché la Domi sa bene di feticismo e di piedi, sa bene
sì, sa. Quindi normale con variante. Che poi, atansion, rimane sempre l’inconfessato
segreto inconfessabile.
Ma che cazzo sarà? Sai che ridere se, dopo tutta ‘sta sega sulla Domi piccolina, salta fuori che il suo
segreto è che le piace accoppiarsi col suo cane? Ha!
No, ma no, ma no. E’ una cosa che ha a che fare col feticismo del piede.
Mi autocito:
[…] e lei sorride e mi dice una
cosa: “Lei non è il primo che me lo dice monsieur” muovendo le dita contro le
mie labbra rispettosamente bacianti. Gli sprazzi. Timidezza, poi audacia, poi
timidezza di nuovo.
E’ bellissima.
“Un giorno le confesserò una cosa,
monsieur, ma non stasera. Avrei bisogno di un altro Armagnac per confessare e
devo guidare” […]
Sarà una sciocchezza, ne sono certo.
E’ piccolina.
[sospiro]
trovo davvero molto triste la catalogazione del sesso in "normale" e non so cos'altro. trovo poi di cattivo gusto l'idea del "curriculum". come se a contare fosse la quantità e la stravaganza invece di quel che uno sente, di cui ha voglia e che lo gratifica. mi spiace anche il senso di fondo che sta nel "tanto ci si arriverà" come se tutto avesse un senso solo nell'avvenire di altro, come se il presupposto dello stare insieme risieda nel cambiamento dell'altro.
RispondiEliminaMa ben vengano le piccoline §*^_^*§
RispondiEliminaScusami Psykhe, è ben evidente che mi sono espresso male o che non sono riuscito a esprimermi.
RispondiEliminaL’etichetta “normale” l’ho posta per brevità ammettendo l’infelicità del termine, per riferire proprio all’assenza delle “stravaganze” (ed anche questa etichetta è, se vuoi, scomoda). Il discorso del curriculum l’ho introdotto proprio per dissociarmi (forse per la prima volta) dalla sua necessità e “il tanto ci si arriverà” non era inteso nel senso di “tanto otterrò il curriculum lo stesso”, ma nel senso “che cazzo me ne frega, io la voglio vivere attimo per attimo ‘sta guagliona”.
Quindi, forma ed esposizione a parte, concordiamo sulla sostanza.
☺