Pagine

venerdì 30 dicembre 2011

Parliamo piano


E allora cominciamo a confidarci delle cosette anche luride e io resto calmo e tranquillo e ascolto, perché la Domi va presa quando esce e io la voglio prendere, oh sì, oh sì, oh sì.

E così mi dice, si confessa, mi confida, che molti anni addietro, che c’aveva i ventidue più o meno, una sua amica andò in ferie al mare con altri amici e amiche e una sera, complice il lubrificante sociale, si ritrovò in tenda con due amici maschi e se li fece tutti e due. Santa donna. Ma questa notizia sconvolse la Domi, perché la Pornoquaglia era convinta che quelle cose nella vita reale, normale, qualunque, non succedessero ed appartenessero solo al mondo del porno e, in un certo senso, si risentì con l’amica che, nel suo immaginario, non avrebbe dovuto “buttarsi via” a quel modo, bensì avrebbe dovuto preservarsi, custodirsi, proteggersi.

Poi, però, prese confidenza col concetto, smise di demonizzare le scene mentali dell’amica in mezzo ai due maschioni nudi e cazzuti (che tra l’altro conosceva pure lei) e lentamente quella cosa, che rimaneva deprecabile sotto un profilo morale, divenne meno maligna, sempre meno maligna, sempre meno, sinchè  una mattina, risvegliandosi nel suo lettino, corse con la manina nelle braghine del pigiamino e cominciò ad accarezzarsi il tenero fighino pensando all’amica e ai maschioni che la riempivano e provò il bruciante desiderio di essere nuda in mezzo a loro a porcellare grufolando in allegra compagnia.

Che bello. Le confessioni.
Resto calmo e la favorisco nello svuotamento del sacco e lei procede lenta, disordinata, ma mi racconta molto, moltissimo. Mi racconta persino della prima volta che ha preso in mano un cazzo, ops, un pisello.
Dodici anni, festina, maschietto quattordicenne intraprendente, camera da letto, ingroppo sul lettone.
Il bel giovine sfodera la modesta spadina e le guida la mano sopra. Lei stringe decisa e comincia. Comincia la brevissima esperienza, poiché il baldo giovane le viene in mano in dieci secondi netti e la Domi pensa che il sesso sia una cosa fulminea zinf zanf, ma poi col tempo capisce che per il baldo era fulminea, mentre per altri lo era meno.

Si rammarica di non essere mai stata capace di farsi una sveltina disinibita, mentre le sue amiche si destreggiavano disinvoltamente fra coltri lecite ed illecite, giovanili ed adulte, a volte adultere, traendone dichiarata soddisfazione. Racconta di una volta in cui si compose una situazione molto ravvicinata con un ragazzo conosciuto all’università, mentre lei era ufficialmente fidanzata-blindata e mi confessa di aver desiderato ardentemente che il giovane si comportasse come i giovani che frequentavano le sue amiche, provandoci senza mezzi termini, ma il composto ometto, per rispetto della sua fidanzatudine rimase impalato e lei anche e quel pensiero di incompiutezza l’ha accompagnata assieme al rammarico per lungo tempo.

Le confessioni, che bello.
La masturbazione adolescenziale durante il riposino pomeridiano al mare, sedotta dalla mascolinità matura e rozza del bagnino cinquantenne del Bagno da Mario, abbronzatissimo e ricoperto di una sottile peluria bianca, non alto, ma massiccio, muscoloso, maschio, (Rolex?) di cui immaginava arrapata la nudità marcata dal segno bianco del costume, nudità esibita all’interno di una cabina in cui il Salvante la palpava e le toglieva sbavante il bikini orgoglioso del suo tozzo cazzone.
L’ho risceneggiata io, così. Ma è la sostanza che ho ascoltato.
Sostanza che mi ha subito sfrizzolato il velopendulo.

E le ho confessato, a mia volta, che mi sarebbe piaciuto essere in quella cabina, nudo anche io, inginocchiato davanti al bagnino, succhiandogli il tozzo cazzone, mentre lei gli carezzava la pelosa pancia, guardandomi spampinare e lasciandosi palpare da lui.
E’ stata una graziosa scintilla alla quale la Domizia ha risposto immediatamente, aggiungendo un rantolato “continua…” ed io ho continuato, lasciando le briglie della fantasia libere mentre lei, dopo un po’, si è sbottonata i jeans e vi ha introdotto la manina e questo, ve lo giuro, è stato di dirompente emozione.
Continuavo aggiungendo dettagli, sussurrati appena e la Domi aumentava visibilmente il livello di ingrifamento, posizionandosi in area gialla, interrompendomi all’improvviso per chiedermi con dono della sintesi se ce l’avessi duro e a risposta affermativa ha aggiunto un altrettanto sintetico “menatelo…” al quale, per rispetto della mia dama, non ho esitato a dare seguito operativo.

Bello, bello veramente. La mia passione per il cazzo, dichiarata con chiarezza inequivocabile, non ha destato alcuna curiosità o domande di approfondimento o richieste di precisazione. La mia passione per il cazzo la eccita e non c’è niente di strano perché a me la sua passione per la figa, per quanto ancora abbondantemente distratta, eccita moltissimo.
E siamo venuti, vestiti, masturbandoci entrambi sul filo del racconto, in quella cabina con quel bagnino e il suo tozzo cazzo a cui non abbiamo fatto mancare proprio proprio nulla.
Né lui ha fatto mancare nulla a noi.

“Che due maiali che siamo”
“Dici?”
“Sì. Boh. Non so. Sì?”
“Ma và”
“Neanche un po’ dici Tà?”
“Ti è piaciuto?”
“Sì”
“Lo rifaresti?”
“Sì”
“Concentrati su questo e le etichette lasciale alle marmellate”
“Mi piaci Tà” e sorride.
“Anche tu maiala porcona sozza” le sussurro palpandola e ingroppandola.

Che bello, siamo al liceo di nuovo, sono entusiasta.
Autenticamente.

2 commenti:

  1. Che bello confessarsi questi segreti... molto meglio che vengano detti dalla bocca pudica (seppur erotica) della Domi, donna normale e non esasperata, scoprire gli "altarini" di una come lei da molta più soddisfazione, no?
    E poi, quel contorno di imbarazzo, di vergogna, che ha dato al tutto...impagabile, direi.

    RispondiElimina