E allora cominciamo a confidarci delle cosette anche luride e io resto
calmo e tranquillo e ascolto, perché la Domi va presa quando esce e io la
voglio prendere, oh sì, oh sì, oh sì.
E così mi dice, si confessa, mi confida, che molti anni addietro, che c’aveva
i ventidue più o meno, una sua amica andò in ferie al mare con altri amici e
amiche e una sera, complice il lubrificante sociale, si ritrovò in tenda con
due amici maschi e se li fece tutti e due. Santa donna. Ma questa notizia
sconvolse la Domi, perché la Pornoquaglia era convinta che quelle cose nella
vita reale, normale, qualunque, non succedessero ed appartenessero solo al
mondo del porno e, in un certo senso, si risentì con l’amica che, nel suo
immaginario, non avrebbe dovuto “buttarsi via” a quel modo, bensì avrebbe
dovuto preservarsi, custodirsi, proteggersi.
Poi, però, prese confidenza col concetto, smise di demonizzare le scene
mentali dell’amica in mezzo ai due maschioni nudi e cazzuti (che tra l’altro
conosceva pure lei) e lentamente quella cosa, che rimaneva deprecabile sotto un
profilo morale, divenne meno maligna, sempre meno maligna, sempre meno,
sinchè una mattina, risvegliandosi nel
suo lettino, corse con la manina nelle braghine del pigiamino e cominciò ad
accarezzarsi il tenero fighino pensando all’amica e ai maschioni che la
riempivano e provò il bruciante desiderio di essere nuda in mezzo a loro a
porcellare grufolando in allegra compagnia.
Che bello. Le confessioni.
Resto calmo e la favorisco nello svuotamento del sacco e lei procede
lenta, disordinata, ma mi racconta molto, moltissimo. Mi racconta persino della
prima volta che ha preso in mano un cazzo, ops, un pisello.
Dodici anni, festina, maschietto quattordicenne intraprendente, camera
da letto, ingroppo sul lettone.
Il bel giovine sfodera la modesta spadina e le guida la mano sopra. Lei
stringe decisa e comincia. Comincia la brevissima esperienza, poiché il baldo
giovane le viene in mano in dieci secondi netti e la Domi pensa che il sesso
sia una cosa fulminea zinf zanf, ma poi col tempo capisce che per il baldo era
fulminea, mentre per altri lo era meno.
Si rammarica di non essere mai stata capace di farsi una sveltina
disinibita, mentre le sue amiche si destreggiavano disinvoltamente fra coltri
lecite ed illecite, giovanili ed adulte, a volte adultere, traendone dichiarata
soddisfazione. Racconta di una volta in cui si compose una situazione molto
ravvicinata con un ragazzo conosciuto all’università, mentre lei era
ufficialmente fidanzata-blindata e mi confessa di aver desiderato ardentemente
che il giovane si comportasse come i giovani che frequentavano le sue amiche,
provandoci senza mezzi termini, ma il composto ometto, per rispetto della sua
fidanzatudine rimase impalato e lei anche e quel pensiero di incompiutezza l’ha
accompagnata assieme al rammarico per lungo tempo.
Le confessioni, che bello.
La masturbazione adolescenziale durante il riposino pomeridiano al
mare, sedotta dalla mascolinità matura e rozza del bagnino cinquantenne del
Bagno da Mario, abbronzatissimo e ricoperto di una sottile peluria bianca, non
alto, ma massiccio, muscoloso, maschio, (Rolex?) di cui immaginava arrapata la
nudità marcata dal segno bianco del costume, nudità esibita all’interno di una
cabina in cui il Salvante la palpava e le toglieva sbavante il bikini
orgoglioso del suo tozzo cazzone.
L’ho risceneggiata io, così. Ma è la sostanza che ho ascoltato.
Sostanza che mi ha subito sfrizzolato il velopendulo.
E le ho confessato, a mia volta, che mi sarebbe piaciuto essere in
quella cabina, nudo anche io, inginocchiato davanti al bagnino, succhiandogli
il tozzo cazzone, mentre lei gli carezzava la pelosa pancia, guardandomi spampinare
e lasciandosi palpare da lui.
E’ stata una graziosa scintilla alla quale la Domizia ha risposto
immediatamente, aggiungendo un rantolato “continua…”
ed io ho continuato, lasciando le briglie della fantasia libere mentre lei,
dopo un po’, si è sbottonata i jeans e vi ha introdotto la manina e questo, ve
lo giuro, è stato di dirompente emozione.
Continuavo aggiungendo dettagli, sussurrati appena e la Domi aumentava
visibilmente il livello di ingrifamento, posizionandosi in area gialla,
interrompendomi all’improvviso per chiedermi con dono della sintesi se ce l’avessi
duro e a risposta affermativa ha aggiunto un altrettanto sintetico “menatelo…” al quale, per rispetto della
mia dama, non ho esitato a dare seguito operativo.
Bello, bello veramente. La mia passione per il cazzo, dichiarata con
chiarezza inequivocabile, non ha destato alcuna curiosità o domande di
approfondimento o richieste di precisazione. La mia passione per il cazzo la
eccita e non c’è niente di strano perché a me la sua passione per la figa, per
quanto ancora abbondantemente distratta, eccita moltissimo.
E siamo venuti, vestiti, masturbandoci entrambi sul filo del racconto,
in quella cabina con quel bagnino e il suo tozzo cazzo a cui non abbiamo fatto
mancare proprio proprio nulla.
Né lui ha fatto mancare nulla a noi.
“Che due maiali che siamo”
“Dici?”
“Sì. Boh. Non so. Sì?”
“Ma và”
“Neanche un po’ dici Tà?”
“Ti è piaciuto?”
“Sì”
“Lo rifaresti?”
“Sì”
“Concentrati su questo e le
etichette lasciale alle marmellate”
“Mi piaci Tà” e sorride.
“Anche tu maiala porcona sozza”
le sussurro palpandola e ingroppandola.
Che bello, siamo al liceo di nuovo, sono entusiasta.
Autenticamente.
però Casini....
RispondiEliminaChe bello confessarsi questi segreti... molto meglio che vengano detti dalla bocca pudica (seppur erotica) della Domi, donna normale e non esasperata, scoprire gli "altarini" di una come lei da molta più soddisfazione, no?
RispondiEliminaE poi, quel contorno di imbarazzo, di vergogna, che ha dato al tutto...impagabile, direi.