E’ così. E’ inevitabile, ineluttabile, inderogabile, ma tanto è
privato, è tra quattro mute mura, è il Natale della passione deviata, il Natale
dell’osceno, il mio e il tuo Lurido Natale, piccola Pollastraporno, splendida
Anatroccola erotica, Anatzoccola vogliosetta.
E finalmente ti schianto sul materasso, leggendoti sulla faccia lo
sgomento di ritrovarti arrapata per quel motivo, per lo stesso motivo che fa
montare la Bestia Sessuale dentro di me e affondo senza pensarci il naso tra le
tue dita dei piedi venendo assalito da un afrore intenso, dolciastro,
soffocante, maschile, ormonale, animale e poi scivolo giù senza convenevoli e
vado ad annusare quella pentolina sudata, aspra, pungente di piscia e poi ti
giro per infilare il naso nel culo, dolciastro, forte, denso, stordito ti
scivolo su un fianco grugnendo e ringhiando mentre mugoli “dio….” che è Natale
e ci sta, ti alzo un braccio e mi nutro della tua ascella speziata, orientale,
tabacco e cumino, rafano, Turchia, Suk e Medina, poi ti rimetto di schiena, ti
alzo le gambe e mi infilo nel guazzetto della tua passera fottendoti a bestia,
annusandoti i piedi che sono fortissimi di lurido odore che mi manda in orbita
e tu lo senti, grugnendo che “è…e….en..eno….enorme”
perché in effetti hai ragione, ce l’ho duro da farmi male e ti martello senza
pietà, sbattendoti e schiacciandoti sotto le tue stesse gambe che ti
schiacciano le tette, coi piedi sulle mie spalle e la mia pancia sulle tue
cosce che preme e il cazzo che bombarda e devasta, allargando il cratere e poi
cominci a picchiare i pugni sul letto, dimenando la testa come se dicessi di no
e gridi, roca, un grido continuo a denti stretti mentre io ficco come un maglio
con il tuo odore di bestia nel naso, col controllo perduto e dimenticato e
sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, mentre il tuo grido si fa acuto
e hai gli occhi sbarrati, la bocca aperta e le vene sul collo gonfie e sento
che vieni, vieni, vieni a valanga e io sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, sbatto,
sbatto, sbatto perché voglio che godi come nessuno ti ha mai fatto godere,
sporca, odorosa, sudata, spettinata, oscena, animale.
Poi, quando sento che la calma è tornata, smetto.
Ti libero, ti bacio, ti dico che ti amo, ti dico Buon Natale.
E tu sorridi, accarezzandomi i capelli bagnati di sudore e mi dici che
mi ami, mi dici Buon Natale e poi mi dici che sono un porco depravato e io ti
bacio dicendoti un grazie orgoglioso.
Poi mi dici che vuoi annusarmi anche tu e mi annusi le ascelle, che
però a me non puzzano, mi spiace, mi annusi il cazzo duro e mi dici che sa
della tua figa e poi il culo e me lo baci e poi i piedi e mi spompini l’alluce
e mi dici che quelli sanno di qualcosa e ti piace e siamo due pazzi da curare
lo sai Domi vero?
Adesso ti faccio venire, dici e io ti fermo. Eh no, Domiamore, mi sono
tenuto dallo sborrare per giorni, per farcirti il pandoro, guai a te se ci
provi e mi dici divertita ed incredula “…giurami
che sei serio…” e io giuro e mi alzo
e ti prendo per mano ed andiamo in cucina dove c’è un pandoro Bauli, che scarto e metto su un piatto mentre tu mi osservi con gli occhi
increduli e una mano sulla bocca e io stendo su un fianco il pandoro, perché “gli voglio sborrare nel culo” e tu ridi
e ti abbraccio e ti slinguo e con la mano mi porti al punto che sento che sto
per sborrare ed allora prendo il pandoro e ci premo dentro la minchia da sotto
e mi muovo appena nella morbida pasta profumata e tu mi guardi incredula con un
sorriso accarezzandomi il culo mentre ti farcisco il più speciale dei dolci di
Taziale che c’è.
Sfilo il cazzo, ti inginocchi e lo lecchi dalle briciole, poi io prendo
un coltello e ti guardo dicendoti “lo
vuoi assaggiare vero?” e mi fai cenno di sì con la testa ed allora io
taglio, a croce e a fette e caspita sì, la sborrata eccola lì, copiosa, bianca
glassa sublime e ti passo un pezzetto e tu lo porti alla bocca ed io faccio lo
stesso e mi guardi negli occhi con gli occhi sgranati e mi sussurri incredula e
lenta “…non ci posso credere………sto
mangiando il pandoro farcito della tua sborrata…..” e a pensarci è un momento catartico,
esaltante, stupendo e anche clinicamente grave.
“Sai cosa vorrei berci dietro?”
ti sussurro con il cuore in gola e mi fai segno di no, masticando.
“Un bicchiere della tua piscia
calda” sibilo in un fiato, lasciandoti a bocca aperta a guardarmi, che si
vede il pandoro alla sborra sulla lingua e siamo in cucina nudi e sono tre
giorni che non ci laviamo e abbiamo leccato e annusato il nostro fetido sudore
eccitandoci come bestie ed è stupendamente folle tutto questo,
meravigliosamente folle, incredibilmente e maniacalmente folle, ma è il più bel
Natale degli ultimi diecimila anni.
fantastico **
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