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lunedì 26 dicembre 2011

Dolce Natale


E’ così. E’ inevitabile, ineluttabile, inderogabile, ma tanto è privato, è tra quattro mute mura, è il Natale della passione deviata, il Natale dell’osceno, il mio e il tuo Lurido Natale, piccola Pollastraporno, splendida Anatroccola erotica, Anatzoccola vogliosetta.

E finalmente ti schianto sul materasso, leggendoti sulla faccia lo sgomento di ritrovarti arrapata per quel motivo, per lo stesso motivo che fa montare la Bestia Sessuale dentro di me e affondo senza pensarci il naso tra le tue dita dei piedi venendo assalito da un afrore intenso, dolciastro, soffocante, maschile, ormonale, animale e poi scivolo giù senza convenevoli e vado ad annusare quella pentolina sudata, aspra, pungente di piscia e poi ti giro per infilare il naso nel culo, dolciastro, forte, denso, stordito ti scivolo su un fianco grugnendo e ringhiando mentre mugoli “dio….” che è Natale e ci sta, ti alzo un braccio e mi nutro della tua ascella speziata, orientale, tabacco e cumino, rafano, Turchia, Suk e Medina, poi ti rimetto di schiena, ti alzo le gambe e mi infilo nel guazzetto della tua passera fottendoti a bestia, annusandoti i piedi che sono fortissimi di lurido odore che mi manda in orbita e tu lo senti, grugnendo che “è…e….en..eno….enorme” perché in effetti hai ragione, ce l’ho duro da farmi male e ti martello senza pietà, sbattendoti e schiacciandoti sotto le tue stesse gambe che ti schiacciano le tette, coi piedi sulle mie spalle e la mia pancia sulle tue cosce che preme e il cazzo che bombarda e devasta, allargando il cratere e poi cominci a picchiare i pugni sul letto, dimenando la testa come se dicessi di no e gridi, roca, un grido continuo a denti stretti mentre io ficco come un maglio con il tuo odore di bestia nel naso, col controllo perduto e dimenticato e sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, mentre il tuo grido si fa acuto e hai gli occhi sbarrati, la bocca aperta e le vene sul collo gonfie e sento che vieni, vieni, vieni a valanga e io sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, sbatto, sbatto perché voglio che godi come nessuno ti ha mai fatto godere, sporca, odorosa, sudata, spettinata, oscena, animale.

Poi, quando sento che la calma è tornata, smetto.
Ti libero, ti bacio, ti dico che ti amo, ti dico Buon Natale.
E tu sorridi, accarezzandomi i capelli bagnati di sudore e mi dici che mi ami, mi dici Buon Natale e poi mi dici che sono un porco depravato e io ti bacio dicendoti un grazie orgoglioso.
Poi mi dici che vuoi annusarmi anche tu e mi annusi le ascelle, che però a me non puzzano, mi spiace, mi annusi il cazzo duro e mi dici che sa della tua figa e poi il culo e me lo baci e poi i piedi e mi spompini l’alluce e mi dici che quelli sanno di qualcosa e ti piace e siamo due pazzi da curare lo sai Domi vero?

Adesso ti faccio venire, dici e io ti fermo. Eh no, Domiamore, mi sono tenuto dallo sborrare per giorni, per farcirti il pandoro, guai a te se ci provi e mi dici divertita ed incredula “…giurami che sei serio…”  e io giuro e mi alzo e ti prendo per mano ed andiamo in cucina dove c’è un pandoro Bauli, che scarto e metto su un piatto mentre tu mi osservi con gli occhi increduli e una mano sulla bocca e io stendo su un fianco il pandoro, perché “gli voglio sborrare nel culo” e tu ridi e ti abbraccio e ti slinguo e con la mano mi porti al punto che sento che sto per sborrare ed allora prendo il pandoro e ci premo dentro la minchia da sotto e mi muovo appena nella morbida pasta profumata e tu mi guardi incredula con un sorriso accarezzandomi il culo mentre ti farcisco il più speciale dei dolci di Taziale che c’è.

Sfilo il cazzo, ti inginocchi e lo lecchi dalle briciole, poi io prendo un coltello e ti guardo dicendoti “lo vuoi assaggiare vero?” e mi fai cenno di sì con la testa ed allora io taglio, a croce e a fette e caspita sì, la sborrata eccola lì, copiosa, bianca glassa sublime e ti passo un pezzetto e tu lo porti alla bocca ed io faccio lo stesso e mi guardi negli occhi con gli occhi sgranati e mi sussurri incredula e lenta “…non ci posso credere………sto mangiando il pandoro farcito della tua sborrata…..”  e a pensarci è un momento catartico, esaltante, stupendo e anche clinicamente grave.

“Sai cosa vorrei berci dietro?” ti sussurro con il cuore in gola e mi fai segno di no, masticando.
“Un bicchiere della tua piscia calda” sibilo in un fiato, lasciandoti a bocca aperta a guardarmi, che si vede il pandoro alla sborra sulla lingua e siamo in cucina nudi e sono tre giorni che non ci laviamo e abbiamo leccato e annusato il nostro fetido sudore eccitandoci come bestie ed è stupendamente folle tutto questo, meravigliosamente folle, incredibilmente e maniacalmente folle, ma è il più bel Natale degli ultimi diecimila anni.

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