Col
Costa scendiamo al lurido bar della lurida Labarista Susy e ci posizioniamo
sugli sgabelli nel lato corto, quello appiccicato alla vetrina, quello con la
vetrinetta coi panini e coi tramezzini, così scassiamo la minchia a tutti
quelli che vogliono vedere che panini e tramezzini ci sono e scassiamo la
minchia pure alla Zuzzy che deve declamare la filastrocca di quel che c’è e
quel che non c’è (cosa, quest’ultima, inutile sotto il profilo della
comunicazione, ma lei la declama lo stesso e ogni volta, a segno di
un’intelligenza data per dispersa).
Mangiamo
a nostra volta due luridi panini, io con le emorroidi e il Costa con il pus,
che oggi voleva stare leggero. Due belle birrazze e via, a guardare il
pornoshow della porno barista nel porno bar. Che, pensandoci, dopo “Le porno sorelle affacciate al porno balcone”
potrebbe essere uno dei titoli più gettonati del prossimo semestre. “La lurida porno barista nel lurido porno
bar”. Grande. Come scena culmine, molto splatter, farei vedere
impietosamente e crudamente come prepara i panini, con zoomate ginecologiche
sugli ingredienti che usa. Roba forte, roba per pornofili di nicchia con
stomaci forti.
Mastichiamo
a bocca aperta, appollaiati sui trespoli come due esemplari di Coglionus Dimerdulis in età adulta. E ci
guardiamo quelle sportazze carnose che dondolano ipnotizzando edili, idraulici
ed elettrotecnici che accorrono in gran numero da tutta la regione, osannando l’era
della barista troia che pare perpeturarsi in più località vicine, sperando che
con la buona stagione la Grantroia scopra via via sempre di più.
No
rimarette delussi, amisgi edillissi, idraulisgisti ed elettrotecnisgisti.
A
questa in giugno revocano la licenza perché serve nuda con un butt plug nel
culo cantando “Lo voglio duro. Duro duro.
Duro duro”.
Al
termine della permanenza dell’orda testosteronizzata, che noi eravamo già alla
terza birra media a testa ed al rutto sempre meno compresso e sempre meno sporadicamente
libero, la Maialazza dalle Sportazze fa parola con noi. Cioè, più che altro, fa
parola col Costa in merito alla serata.
“Allora tu vai via coi ragazzi
stasera?” dice boccadirosafacciaditroia, spalmando grasso rancido sul banco
d’acciaio con una spugnetta del Cretaceo. Il Costa annuisce a grandi gesti del
capo con in bocca un’oliva di dimensioni paradossali, probabilmente allevata su
Kreskuol 16, il nuovo satellite di Maxtrozzopz.
“Tu vedi l’amica tua llàh?” grufola
il Costa masticando i brandelli di oliva, che quando c’ha la bocca piena di
oliva gli viene la vocaleh haspiratah che rrrhiocordah la HCalappriah.
“No è malata” dice
SportazzeFlaccide sempre spalmando e contaminando anche dove c’era speranza di
pulito.
A
quel punto il Costa, che aveva già fagocitato la seconda oliva e la stava
sbranando al fine di eviscerarne il nocciuolo radioattivo, sbarra gli occhi
come un affetto da esoftalmo di Basedow e comincia ad agitare le mani a paletta
come un pupo siciliano, guardando me e indicando lei e guardando lei e
indicando me. Lo guardo un po’ annebbiato dalle tre medie, svaccato sul banco, pensando
nel contempo che io manifesto fiducia a questo essere, addirittura pagandolo
ogni mese per i suoi servigi e questo rientra tra i grandi misteri delle
piramidi, del bagno elettrolitico d’oro delle statue azteche e delle frasi di
Bobo Vieri.
Finalmente
il cinghiale riesce a liberare parte del cavo orale e con un tono acuto di chi
non ne poteva più dal non riuscire a dire, gracchia: “Minghia vusgide nzieme ghe ziete dussoli ushtazzer” che tradotto
dal costese all’oliva allappante e otturante vuole dire “Poffarre, che curiosa coincidenza, amici! Siete ambedue privi della
vostra metà! Orsù, approfittatene per unirvi al desco comune e ciarlar di frivolezze,
che di letizia non ve n’è mai troppa!”.
Appoggiato
al braccio come un avvinazzato (quale forse sono), getto uno sguardo
intorpidito alla Sozzy che, stizzita, parla al divoratore di olive dicendogli “Non ci viene con me da sola Costa. Mi ha
fatto il pacco anche lunedì sera” e mi guarda con gli occhi della
reprimente maestrina.
Si
impone il Taziopensiero, a quel punto. E spiego che non era una cosa rivolta
contro di lei, ma per rispetto del Costa, poiché non s’erano ancora chiarite
delle cose, che adesso sono chiarite. Aggiungo poi, da gran signore, che sarei
onorato della sua compagnia qualora volesse. Perle ai porci la gran signorilità
qui.
“Minghia ma ghe, machestaischezzando
Tà? Veramente Tà non ci sei andato peqquello? Miiiiii….” e scende
e mi abbraccia, complice la quarta media che stava scolandosi mentre sterminava
le olive.
“Lo vedi aqquesto Sussi? Lo vedi? E’
il migliore amico che cciò, hai capito il pecchè? Ah? Hai capito?” e la
Sozzy annuisce con un sorrisetto di compiacimento che se avesse avuto un
fumetto di sopra ci sarebbe stato scritto “Ma
da dove cazzo venite fuori voi teste di cazzo?”.
Mentre
il Costa mi scrolla le spalle in un abbraccio entusiasta, chiedo alla Sozzy se
le otto e mezza qua davanti andava bene. E la Sozzy mi dice “Anche otto vabbane”.
E
se anche otto vabbane, la passo a
prendere alle otto.
Eh.
Se
vabbane.
No?
minghia se vabbene! ;)
RispondiElimina“Ma da dove cazzo venite fuori voi teste di cazzo?”
RispondiEliminamiticaaaaaaaaaaaaaaaaaa