Bonjour.
Ore
05:57, situazione meteo.
Nebbia
in graduale sollevamento. Vento da E con intensità di 7 km/h. Raffiche fino a
13 km/h. Temperature: 5°C la minima e 19°C la massima. Zero termico a 2950
metri.
SOLE - Sorge: 6:54,
Tramonta: 18:05 LUNA - Leva: 11:00, Cala: 1:50 - Gibbosa crescente.
Ieri sera ho
compiuto il giro di telefonate (“giro”, ne ho fatte tre) con il seguente
risultato: Nica sta bene, stanca, raffreddata, ci sentiamo presto, ok. Ale
seccata, non più facilmente intortabile con qualche balla Polaroid, ci sentiamo
presto, sì sì credici, ciao Tazio. Ines
perplessa, ride per l’invito, guarda Tazio lascia stare non c’è
problema, facciamo quando sarai meno “impegnato” e lo dice col tono con cui si
evidenziano le virgolette.
Per cui,
nell’ambito della promessa fatta a quella Persona, conscio di aver scazzonato,
telefono alla Giulia. Un giovane androide autistico risponde al telefono e me
la passa. Parole di rito, sentore di irritazione, lancio la mia fiche sul rosso: “Se passo di là, me lo offri un caffè?” che sortisce stupore ed una
battuta corrosiva “Ti ha dato il permesso
per un’opera caritatevole?” che glisso con signorilità british, mandandola
amorevolmente a fare nel culo, consiglio che si è rivelato generatore di un
sorriso e di un consenso.
Per cui, alle
21:30, sedevo su un divano di accettabile fattura, sorseggiando un caffè
discreto, accanto ad una donna dall’aspetto trascurato e molto teso, ascoltando
il fiume di veleno acido che usciva dalle sue labbra, mentre un androide
autistico sedeva all’indiana davanti al televisore acceso, del quale alzava il
volume a livelli paradossali, al fine di segnalarmi, qualora ve ne fosse
bisogno, il livello di sgradevolezza della mia presenza ed il livello di
fastidio generato dalle nostre parole sul divano. Lo so, siete invidiosi e vi
capisco.
La Giulia era
a lutto. Maglioncino di lana nero a scollo tondo, gonna gessata su fondo
antracite, collant neri e ciabatte, struccata, visibilmente non frequentatrice
della parrucchiera da tempo.
Casa in
vendita che non si vende, ricerca di appartamento che non sacrifichi le
abitudini di ciascuno, che non si trova, lavoro assente ed introvabile, qualche
collaborazione, ma roba da fame, assegni singhiozzanti, Peppemmerda latitante,
ora in Romania, ora in Ungheria, ora qui, ma per tre ore, mistero sulla sua
attività, mai una telefonata. Vorrei sottolineare che il fatto che fosse un uomodimmerda
non è una novità, ma non amo infierire e sorvolo.
Alle 23:15 l’automa
autistico rompi maroni abbandona il campo, trasferendosi nella sua tana
infernale. Sono esausto, frullato, depresso, scoglionato al limite della
sopportazione. La Giulia, a voce bassa, mi dice che appena sentiamo che di là
non c’è vita andiamo di sotto che c’ha una caccola. E così avviene, alle 00:25.
La caccola
rende distesa la situazione e, finalmente, anche io riesco a dar pace alle mie
orecchie ipersollecitate dal Gange di sfiga nera che mi è stata sin lì
enunciata.
Allentare,
allentare, allentare, chiacchiere morbide e poi si fa quell’ora, grazie del
caffè Giù, grazie della visita Tà, baci, abbracci e notte fredda.
Almeno una
cosa su quattro l'ho fatta.
Bonjour, bonjour, bonjour.
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