Lunedì sera. Seduti all’Osteria QuellaNuova. Cenando placidi.
La Ade analizza, commenta, esprime la sua opinione.
Senza eccitata furia isterica. Non è la serata degli entusiasmi.
Secondo la Ade, questo “noiquattro”
non è stato, sin qui, male. Certo, aggiunge, vanno capite alcune cose. Prima
tra tutte cosa ne vogliamo fare di questo “noiquattro”.
E si spiega. Se il “noiquattro” è
un’estensione disinvolta di una serata tra noi quattro “amici” va bene così.
Nel senso che se si esce io, lei, il Costa e la Susy, si sa che se si è
dell’umore giusto si estende. Quindi nessun commento. Quattro amici si trovano
a cena, si rilassano e poi si ammucchiano. Niente di che.
Sottolinea, però, che la noia è già dietro l’angolo. Sì perché
dell’ammucchiarsi la cosa più eccitante è all’inizio, quando non avresti
immaginato che il Costa e la Susy fossero disponibili. Quando dai assodata la
disponibilità, beh, ci si può annoiare. C’è da cavare del godere migliore a
coppie separate, che possono fare qualsiasi giochetto senza preoccuparsi del
consenso degli astanti. Ed anche questo è vero.
Viceversa, se questo “noiquattro”
è un periodo esplorativo, una fase di sesso di gruppo, un’estensione della
nostra voglia di orgia, allora ci sono dei difetti. Primo tra tutti, siamo
troppo pochi. Addirittura vi sono scuole di pensiero che non fanno rientrare la
quadriglia nell’ambito dell’orgia.
In ogni caso siamo pochi perché se solo uno manca per motivi suoi,
rimane il triangolo. Niente da dire sul triangolo, per carità. Però è
opportuno, in quel caso, che ciascuno si chiarisca le idee.
E mi chiede: “Tu avresti problemi
se una sera in cui sei impegnato, io, il Costa e la Susy triangoliamo?” e
io rispondo che, ovviamente, non ne avrei. Così come non ne ha lei.
Allora fa un ragionamento lucido sulla Susy, anche perché la conosce
bene. E pone un quesito “E il Costa avrebbe
problemi se, una sera in cui è impegnato, io, te e la Susy scopiamo?” e io
rispondo che apparentemente pare non vi siano problemi.
Allora mi fornisce l’esegesi dello “scherzo” di domenica sera in cui
loro due hanno proposto di allargare ad altri. Il punto di fondo è che questo
non è un gruppo di amici. E’ un gruppo di persone, alcune delle quali sono
amiche tra loro, ma l’amicizia collettiva non esiste. Per cui il modello a cui
si può tendere è quello del periodo esplorativo del sesso di gruppo e, quindi,
si è in troppo pochi.
Mi spiega, poi, che la Susy all’epoca in cui lavorava nel bar di fianco
alla sua estetista era diventata molto molto molto amica della Noemi, una
ragazza di 26/27 anni che lavorava come assistente dall’estetista. Si mormora
che codesta Noemi conducesse e conduca una vita disinvolta. E la Ade è assolutamente convinta che alla Susy, nella
fase scherzosa di esclusione di improponibili clienti dell’estetista, pensasse
proprio alla Noemi.
Alla fine mi traccia una ricetta.
Per comporre un gruppo che regge anche con le assenze, sono necessarie
altre due coppie e un singolo.
Oltre quel numero è confusione, sotto a quel numero è tristezza.
La composizione ideale degli aggiunti sarebbe proprio quella di una lei
scafata ed esperta di queste cose con porco del momento al traino (Noemi), che
fosse anche in grado di coinvolgere una coppia giovane (sotto i trenta)
desiderosa di fare la prima esperienza. E la Noemi fa un lavoro che la mette a
contatto con un vasto panorama di pescaggio. Sicuramente ne isolerebbe qualcuna
di giusta.
Il singolo dovrebbe essere un manzo sexy, aitante e porco, che copre le
assenze e rende dispari le cose.
Diabolica, ho pensato.
Ma sensata.
Cinque uomini, quattro donne. Quattro donne di cui tre scafate e un’apprendista.
Cinque uomini di cui uno un manzo sexy aitante porco e un apprendista. Ha
ragione. Bella eterogeneità. La variabilità è la chiave della crescita.
Poi ordiniamo il dolce.
All’Osteria QuellaNuova fanno una crema catalana niente male.
E hanno anche un discreto Passito di Pantelleria.
La Ade va pazza per il Passito. E anche a me non dispiace, con la crema
catalana. No.
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