Bonjour. Cos'ho poi fatto? Semplice, presto detto.
La Susy aveva i suoi impegni, il Costa no, io nemmeno e così siamo andati a
mangiare alla Solita.
Abbiamo
chiacchierato, appurato, analizzato, valutato i reciproci punti di vista.
Uscire ciascuno con la donna dell’altro a scopo chiavaiolo? Nessun problema se
ce lo diciamo. Oh Costa, stasera esco con la Susy. Ok Tazio. Oh Tà, stasera
esco con la Ade. Ok Costa.
Certo,
io sono un po’ merda, poiché io lo so bene che la Ade col Costa non ci
uscirebbe, ma la regola varrà per la/le prossime.
Al
termine del lauto banchetto fatto di unto, ci trasferiamo da me. Speziamo
l’aria con essenze esotiche e gli dico che, volendo, potrebbe depilarsi un
pochino. Lui sbarra l’occhio e mi chiede se sono fuori, ne discutiamo e
giungiamo al compromesso di un accorciamento cospicuo della sua scimmietudine.
Si
informa con che mezzo, gli parlo del taglia barba questo sconosciuto, mi dice
ah ok, terrorizzato dalla parola “cera”.
E
così alle ventitre mi ritrovo figaro, col Costa su un asciugamano da mare
appoggiato sulla tavola della cucina, al fine di celare agli umani la sua discendenza
dalla razza degli oranghi. Sapete, ci sono dei momenti nella mia vita, in cui
ho fenomeni extracorporei e divento un Tazio terzo che batte sulla spalla del
Tazio figaro e gli chiede “Ma ti rendi
conto di che cazzo stai facendo? Era questo che sognavi da ragazzo?”.
Però
è venuto un signor super lavoro. Un tappetino cortissimo e morbido, veramente
soddisfacente anche per il Costa che, guardandosi allo specchio, conviene sul
fatto che il pelo cortissimo allunga il cazzo. E quindi si presta alla fase
due, ovvero la rasatura vera e propria di parte del pube, dei coglioni, del
perineo e del difficilissimo buco del culo. Ma mi ci applico, con lametta nuova
e molta schiuma.
La
cucina è un vero cagaio di peli e schiuma e, quando è in ginocchio a favore di
culo, il Costa mi chiede.
Mi
chiede se noi, noi tecnici attenti che tanto approfondiamo, svisceriamo e
regoliamo il fatto di uscire da soli con la donna dell’altro e i sentimenti e
questo e quello, non dovremmo dirglielo alle nostre dame, che ci facciamo tra di
noi nella nostra privata solitudine maschia. Bel quesito.
Peccato
che sia formulato alla pecorina, con il culo appena rasato, liscio,
pulito, così come i grossi coglioni rugosi ai quali fa da complemento estetico
e artistico la tozza minchia scappellata che penzola.
Ed
è ovvio che la mia attenzione si sposta ed è altrettanto ovvio che, favorito
dalla posizione, non posso esimermi dal piegare all’indietro quel seducente
pezzo di cazzo al fine di stringerne il glande tra palato e lingua. E la
gaiezza invade la cucina campo di battaglia.
E
succhio e sbocchino, felice del lavoro pilifero che ho fatto, entusiasta della
minchia che si intosta ad ogni tiro e delle palle che si separano, ciascuna
spostandosi a destra e a sinistra dell’asta, per poi divenire più piccole,
salendo, scoprendo la mazza che si snoda dura di ferro dall’ano alla mia bocca.
Lecco e succhio, infilo e lecco e sego e poi prendo in bocca più che posso e
spompino come una baldracca consumata.
Probabilmente
perché sono una baldracca consumata. Devo dire la verità: quel momento,
così surreale, così ridicolo se volete, per la prima volta in vita mia non mi
ha indotto alla usuale assunzione dei ruoli, alla necessità di diventare la
Tazia che si fa montare dal ragazzo buongustaio che adora il suo culo e la sua
pisella, no.
Forse
ha ragione lui su molte cose, prima tra tutte che i nostri virtuosismi
omosessuali sono l’estensione di un libertinaggio viscerale, voltairiano, nel
quale aboliamo i confini sessuali perché di ostacolo al perseguimento dell’urgente
edonismo pecoreccio che ci vede coinvolti come fossimo membri di una setta
di provincia. Forse ha ragione lui, dovremmo permearci di maggiore coerenza e,
se ravvediamo in alcune sfumature il pericolo di ferite all’anima, dovremmo
rendere trasversale, piana, diffusa, questa linea di pensiero, comunicando (che
non significa confessando, né chiedendo il permesso) alle rispettive partner occasionali,
perché con tale qualificazione vanno definite, che ci accingiamo a trascorrere
una serata gaia tra di noi.
Ha
ragione, va metabolizzato tutto ciò.
Poi
pensandoci, questa mattina mentre scrivevo questo resoconto, divento consapevole
di una cosa stupefacente ed inattesa: seppur molto celatamente e motivatamente
il Costa è pronto a fare coming out.
E
già.
E’
un grande.
E non
solo un glande. Lo stimo.
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