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martedì 28 febbraio 2012

Rotturadiccoglioni


La rottura di coglioni procede ad ampi passi e si fa precedere dalla sua puzza.
Mattinata intensissima, pranzo zero, complicazioni iniettate ad ogni parola. Incontro dimmerda.
Domattina la mia Odalisca parte, ma non basta. Questa sera la mia Odalisca ha “un impegno”.
Il che significa che il capitolo Ade ricomincio a leggerlo, forse, venerdì sera.

Scendo al bar, dove una Grantroia con due capezzoli duri così che le bucano la camicetta, causa arietta frizzantina proveniente dalla porta aperta, mi prepara un caffè americano e mi porge una brioche del 1972, che è stata un’annata fantastica per le brioche vuote.
Che io le odio. A me piacciono le integrali alla marmellata, al massimo al miele.
Vuote mi fanno cagare.

La Grantroia serve una crema marsala ad un edile e, quando si china a prendere la bottiglia, la gonnellina fintapelleopelledicazzodicavallo nera rivela il bordo delle dozzinali autoreggenti comperate al supermercato.
Pur cosciente del bordo visibile, non si rassetta la gonna e continua a fare il suo sudicio mestiere di sudicia barista all’interno del sudicio bar.
L’edile ha la bava alla crema marsala e va in trance, con gli occhi fissi su quelle chiappe chiacchierate, come fa un gatto davanti ai croccantini.
Zoccoli bianchi del Dr.Scholl, autoreggenti nere a bordo visibile, gonna di fintapelleopelledicazzodicavallo nera, maglietta a maniche lunghe aderente, nera, scollata a barchetta, indossata senza reggiseno, capezzoli sparati a cannone, capelli sfibrati come linguine scotte, occhi pesti. Divina.

“Sei una lurida troia marcia dimmerda” penso tra me e me mentre constato che, alla vista del suo piede che scivolava fuori dallo zoccolo sinistro per puntarsi sulla parte terminale della suola dello zoccolo medesimo, intenta a preparare un cappuccino fsssssch fssssssssssoaaoaoschhh, ebbene, constato senza alcuno stupore che mi si sta indurendo il cazzo.
Il pensiero, poi, che sarebbe bastato sollevare di cinque centimetri la gonna di fintapelleopelledicazzodicavallo, per avere accesso a quel culo rotto da Grantoria cammelliera figlia di una cammella troia, trovandola probabilmente anche senza mutande, ha fatto il resto.
Troia, troia, troia, troia.

L’edile esce, la signora col cappuccino si sistema al tavolo a leggere il giornale.
La minchiaiola procede verso di me.
Mi staziona davanti, con le mani appoggiate alla parte di banco di sua competenza.

“Ce le hai le mutande?” le chiedo sussurrando senza nessun buon umore.
“E beh sì eh” mi sussurra sgranando gli occhi. E beh sì eh sto pezzo di cazzo, penso. Sei conciata come una puttana da bordello rumeno, E beh sì eh cosa?

“Cosa fai stasera?” mi chiede sussurrando, asciugando il banco.
“Un cazzo. Voi?” rispondo sussurrando sempre senza nessun buonumore.
“Io, non voi, perché il Costa è fuori con amici” mi risponde sussurrando e poi mi guarda con due occhi che più eloquenti di così si muore.

Non ci posso credere. Labarista mi propone una chiavata clandestina.
“Dove abiti?” sussurro bevendo l’ultimo goccio di caffè. E lei me lo scrive sul miniblocchetto delle comande.

Pago e me ne vado.
Ecco un altro casino nuovo.
Calma, ci vuole calma.

3 commenti:

  1. A gratis?
    Taz, fatti pagare, e che diamine!

    k

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  2. Scusa ma... Ci pensi pure??? Pensi che Costa non si fotterebbe la Ade a tua insaputa come si fotte la Giulia? O magari... diglielo pure... vedrai che non ti dice mica di no...

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  3. Stavo per esprimere i miei dubbi, ma ci ho ripensato appena mi son reso conto di averlo fatto più volte. Devo darti semaforo verde. E ci aggiungo pure la mia benedizione, và...

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