La rottura di coglioni procede ad ampi passi e si fa precedere dalla
sua puzza.
Mattinata intensissima, pranzo zero, complicazioni iniettate ad ogni
parola. Incontro dimmerda.
Domattina la mia Odalisca parte, ma non basta. Questa sera la mia
Odalisca ha “un impegno”.
Il che significa che il capitolo Ade ricomincio a leggerlo, forse,
venerdì sera.
Scendo al bar, dove una Grantroia con due capezzoli duri così che le
bucano la camicetta, causa arietta frizzantina proveniente dalla porta aperta,
mi prepara un caffè americano e mi porge una brioche del 1972, che è stata un’annata
fantastica per le brioche vuote.
Che io le odio. A me piacciono le integrali alla marmellata, al massimo
al miele.
Vuote mi fanno cagare.
La Grantroia serve una crema marsala ad un edile e, quando si china a
prendere la bottiglia, la gonnellina fintapelleopelledicazzodicavallo nera rivela
il bordo delle dozzinali autoreggenti comperate al supermercato.
Pur cosciente del bordo visibile, non si rassetta la gonna e continua a
fare il suo sudicio mestiere di sudicia barista all’interno del sudicio bar.
L’edile ha la bava alla crema marsala e va in trance, con gli occhi
fissi su quelle chiappe chiacchierate, come fa un gatto davanti ai croccantini.
Zoccoli bianchi del Dr.Scholl, autoreggenti nere a bordo visibile,
gonna di fintapelleopelledicazzodicavallo nera, maglietta a maniche lunghe
aderente, nera, scollata a barchetta, indossata senza reggiseno, capezzoli
sparati a cannone, capelli sfibrati come linguine scotte, occhi pesti. Divina.
“Sei una lurida troia marcia dimmerda” penso tra me e me mentre
constato che, alla vista del suo piede che scivolava fuori dallo zoccolo
sinistro per puntarsi sulla parte terminale della suola dello zoccolo medesimo,
intenta a preparare un cappuccino fsssssch fssssssssssoaaoaoschhh, ebbene,
constato senza alcuno stupore che mi si sta indurendo il cazzo.
Il pensiero, poi, che sarebbe bastato sollevare di cinque centimetri la
gonna di fintapelleopelledicazzodicavallo, per avere accesso a quel culo rotto
da Grantoria cammelliera figlia di una cammella troia, trovandola probabilmente
anche senza mutande, ha fatto il resto.
Troia, troia, troia, troia.
L’edile esce, la signora col cappuccino si sistema al tavolo a leggere
il giornale.
La minchiaiola procede verso di me.
Mi staziona davanti, con le mani appoggiate alla parte di banco di sua
competenza.
“Ce le hai le mutande?” le
chiedo sussurrando senza nessun buon umore.
“E beh sì eh” mi sussurra
sgranando gli occhi. E beh sì eh sto
pezzo di cazzo, penso. Sei conciata come una puttana da bordello rumeno, E beh sì eh cosa?
“Cosa fai stasera?” mi chiede
sussurrando, asciugando il banco.
“Un cazzo. Voi?” rispondo sussurrando
sempre senza nessun buonumore.
“Io, non voi, perché il Costa è
fuori con amici” mi risponde sussurrando e poi mi guarda con due occhi che
più eloquenti di così si muore.
Non ci posso credere. Labarista mi propone una chiavata clandestina.
“Dove abiti?” sussurro
bevendo l’ultimo goccio di caffè. E lei me lo scrive sul miniblocchetto delle
comande.
Pago e me ne vado.
Ecco un altro casino nuovo.
Calma, ci vuole calma.
A gratis?
RispondiEliminaTaz, fatti pagare, e che diamine!
k
Scusa ma... Ci pensi pure??? Pensi che Costa non si fotterebbe la Ade a tua insaputa come si fotte la Giulia? O magari... diglielo pure... vedrai che non ti dice mica di no...
RispondiEliminaStavo per esprimere i miei dubbi, ma ci ho ripensato appena mi son reso conto di averlo fatto più volte. Devo darti semaforo verde. E ci aggiungo pure la mia benedizione, và...
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