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giovedì 8 marzo 2012

Dinamismo, dinamismo


Dieci minuti. In cui ho esposto le mie inossidabili ragioni. Dieci minuti ed era finito tutto: legami, rapporti, sopportazione reciproca, finta amicizia, rinverdire forzato da parte mia di ricordi che appartengono solo ad un passato che è passato e non c’è più. Tric, tagliato il cordone e via a svolazzare nell’aere persa.
“Mi hai semplicemente anticipato” mi dice tronfio, col ghigno sprezzante. Ma sì, ma sì, ti ho anticipato, arrivo in ritardo, non so stupire, avevi già previsto tutto, che patetico che sono, che ganzo che sei te con quel ghigno di disprezzo, ma intanto tu vai a fare con il culo che a me non me ne frega un cazzo, N.

Ed è stato il passaggio propedeutico alla mega riunione di bottega, dove c’eravamo tutti meno uno, quello ganzo che aveva previsto tutto. Utile aprire rendendo partecipi tutti del perché eravamo tutti meno uno.
Ha favorito il dibattito, la dialettica, perché il tema della disoccupazione è scottante, molto attuale, molto sociale, molto pericoloso. E siamo passati all’analisi picometrica dello stato di avanzamento di ciascuno, con esposizione davanti alla collettività, perché se vogliamo che sia una comune, la mia bottega, dobbiamo comportarci da freakettoni seri e quindi esporre le nostre cose a metà tra Walden e la psicanalisi.

E io ho verbalizzato. Ho verbalizzato la ricca sequenza di giustificazioni, di quasi goal, di se solo e di non credevo e purtroppo. Bello, mi ha fatto sentire dentro ad una grande famiglia dove si fa della condivisione della debolezza la grande forza per affrontare il mondo dei cattivoni, là fuori. Bello davvero.
C’è solo un dettaglio che complica: a me non me ne frega un cazzo e questa non è la mia famiglia, perché io non ho famiglia e non me ne frega un cazzo di avere una famiglia. Questa non è casa Bradford, ma è la mia fottuta bottega del cazzo di merda  e quello non è la romantica prateria, ma è fottuto lavoro di merda che io ho portato con i denti dentro a questa lurida bottega del cazzo di merda perché venisse svolto allo stato dell’arte da parte dei miei collaboratori del cazzo di merda.

Cazzo Tazio, non va bene, si discute civilmente, certo avanti, io vi ascolto, che qualcuno mi erudisca.
Dinamismo, poliforma, morfogenesi ultraplastica, molto kewl, vedo rosa, batti cinque, up-to-date, cambia il ritmo, suona il pezzo, mixa qui, very good.
Salta bene, balla meglio, tu sei pazzo, certamente, vuoi restare?, o vuoi andare?, demokràzia indipendente, open mind, open mind, dinamismo, poliforma, up-to-date, cambia il ritmo, baila guapa, sono pazzo?, certamente, anche peggio di quel che credi, la minestra e la finestra, filastrocche neorealiste, dinamismo, dinamismo, senti il ritmo?, metamorfosi kafkiana, la minestra, la finestra, mica è naja ragazzuoli, né galera brava gente, vuoi andare?, è stato bello, ciaciacciaounbaciocciao, sei molto kewl, sei troppo avanti, io sono pazzo?, certo è vero, open mind, open mind, trasformismo ed avanguardia, tutti capi, tutti dottori, tutti freddi osservatori, tutti lucidi analisti, ho una proposta, venga avanti, io ti ascolto, non son più pazzo?, molto meglio, cosa dici?, dico kewl, ma senza offesa, vedi in rosa?, dai che è il ritmo, tu proponi?, e io ti ascolto, tutti assieme, dirigiamo i cazzi miei, dinamismo supercazzo, poliforma open mind, tutti assieme, questa è l’epoca epocale, siamo tutti dirigenti, siamo molto intelligenti, pieni di estro e passione, siamo i fichi del rione.

Interrompo l’incredibile e commovente boogie per fare una breve comunicazione di servizio.
  1. La ricreazione, da ora, è definitivamente finita.
  2. Da ora in poi o si è dentro, o si è fuori.
  3. Ognuno sa cosa deve fare, entro quando lo deve fare e a che livello qualitativo lo deve fare.
  4. Se non lo fa, muore. C’è la fila fuori.
  5. Per tutte le altre esigenze di dibattito dialettico, c’è il wine bar che apre alle 18:00.
  6. Non me ne frega un cazzo.
Fine della breve comunicazione di servizio.

Dinamismo, dinamismo, poliforma up-to-date.

mercoledì 18 gennaio 2012

Piccoli aggiustamenti al tiro

Mercoledì ore 9:15.
I tre paperini compongono i loro pensierini ed io ascolto, perché non si può tarpare la creatività troncando in bocca ai tre paperini i loro pensierini, no. Poi mi si traumatizzano e quando saranno grandi gli verranno delle turbe sessuali, cose terribili insomma.

Poi, alla fine, una volta rilassati, mentre si compiacciono dei loro pensierini, convinti che l’ora di composizione individuale sia finita, spiego loro alcune cose. Semplici.
La prima è che allo stato attuale dei lavori in portafoglio per il 2012, gli stipendi sono garantiti sino a giugno compreso. Questo non deve generare alcun panico, perché io sto facendo la mia parte, come l’ho fatta sino ad ora, garantendo gli stipendi sino a giugno. La cosa significa, però, che bisogna lavorare per coprirli sino a dicembre, anche se mi piacerebbe che entrassero lavori per coprirli sino a giugno dell’anno prossimo.

Per cui servono dei piccoli aggiustamenti.
Parto dicendo che individuo due figure responsabili: il Loca come responsabile della sezione produzione e il Matt come responsabile della sezione comunicazione. Nessun aumento di stipendio, nessun benefit, forse una troia pagata a fine primo quarto, ma vediamo. Si ride, bene.
Passo ai compitini.

Loca: punto uno. Domenica sera il Costa si separa dalla sua fidanzata sfondata e parte e va a Roma a un corso di formazione sull’uso di certe diavolerie. Durata del corso settimane due.
Punto due: considerata l’attuale esiguità delle entrate sul solo fronte foto, N verrà impiegato part time in produzione come assistente alla fotografia/luci per tutta la durata della produzione che abbiamo in portafoglio. Se interverranno servizi, prenderemo in considerazione di volta in volta il da farsi anche con sostegno esterno, ma secondo me N può gestire l’uno e l’altro, basta sapersi organizzare.
L’ottimizzazione non è piaciuta a N, ma a me non piace buttare danaro e risorse e gliene avevo già parlato ieri sera a cena. Meglio un culo spettinato, ma al sicuro, che un culo pettinato e a spasso.

Matt: fuori dalle balle la stagista rancida entro quindici giorni massimi, ma vedere di trattare per la sua partenza anticipata. Al suo posto comporre postazioni per l’accatiemmellaro e il programmatore, perché l’idea di rinforzare il web mi è piaciuta e voglio trovare un accordo.

N: punto Giogia. La Giogia è una free lance che lavora per i fatti suoi e anche per noi. Stante il fatto che ammiro il suo delizioso culino inarrivabile tutti i giorni per tutto il giorno, risulta evidente che lavora anche per sé da qui dentro. Delle due l’una: o la Giogia passa i suoi clienti qui dentro ad un titolo da definirsi tra me e lei, oppure si toglie dai coglioni al volo e la chiamiamo quando ci serve. Nella ipotesi due rimane ovvio che quando dobbiamo alzare il telefono per chiamare un fotografo d’appoggio abbiamo diversi numeri da comporre, non solo il suo. Capra e cavoli non può salvarli, non più. Che decida cosa le conviene di più, ma che lo decida entro dieci giorni a fare da oggi.

Fine della riunione.
Con N ne avevamo diffusamente parlato ieri sera a cena. Non gli piace, lo so bene. A cinquantadue anni fare l’assistente a uno che ne ha trentaquattro fa rodere il culo. Però la metafora del culo è calzante.
Meglio una calzante metafora sul culo che un culo molto calzante fuor di metafora.
Eccone un’altra.
Vualà.

martedì 17 gennaio 2012

Progetti quotidiani

Questa sera, col fido Max, visiteremo la casa nuova.
Gli indicherò il bi e il ba delle cose che vorrei e poi gli lascerò le chiavi, cosicchè egli possa stuprare.
Farò poi ritorno a Taziopoli, dove cenerò con l’infido N.
Credo mangeremo rigatoni al ragù e berremo mezzo di rosso alla Solita, come tradizione vuole.
Forse ci sarà anche il digestivo di carne di femmina umana frollata dal tempo, non so, ma non mi spiacerebbe.
Comincerò anche a inscatolonare.
Ci metterò poco, non ho quasi un cazzo qui.
Poi dovrò attivarmi per acquistare due cose essenziali, fondamentali, imprescindibili: un arco Flos e una Barcelona chair.
Perché è questo che fa veramente casa, nel Tazioworld.
Oltre alle mutandine sporche della Domi dimenticate sul pavimento, ovviamente.

mercoledì 4 gennaio 2012

Mercoledì


Stamattina ho fatto colazione al bar qui sotto, dalla Sudiciamaiala.
Sono sceso in missione di pace e mi sono scusato per l’altra volta, dicendole che ero nervoso e mi è sfuggito il controllo, ma che non volevo certo cominciare l’anno con delle acredini.
Non so se mi ha creduto o meno, ma ha abbozzato e ci siamo stretti la mano.
Ora siamo tornati ad essere niente, come prima che la mandassi a cagare dandole della troia.
E’ già un punto.

Stamattina nessuno spazio a congetture o teoremi: la Sudiciamaiala non se lo mette il reggiseno.
La prova? Come può essere che vedo la fine del Canale di Suez e anche un pezzo della pancia? Un qualsiasi reggiseno dovrà pure unire la tetta destra a quella sinistra no? Se no che cazzo regge?
E poi la mollezza delle forme non lascia spazio a dubbi: ne è priva.

Mentre sculava da  bagascia sporca attorno al bancone canticchiando quello che passava la radio mi sono interrogato seriamente e mi sono detto: ma tu, Tazio, te la chiaveresti ‘sta letamaia o no?
Un’analisi seria, sintetica e onesta: il suo corpo mi ingrifa a bestia, ma lei che lo abita mi smorza a mille.
Ed è per questo, anche, che mi fa incazzare. Tanta sudicia oscenità attraente pilotata da un cervello minus dotato e presuntuoso. Cocktail tossico.

Ho preso la brioche per la Betta, ho pagato e sono salito.
“Betta sei una strafiga oggi” e lei ride squillante facendo “figuriamoci” con la mano.
“Anche tu sei uno strafigo oggi Tazio” mi dice con un sorriso divertitissimo mentre incomincia a ravanare nel sacchetto della brioche.
Io dondolo la testa come quel coglionazzo di Clooney e dico “I know”.

Saluto i designer, saluto Matt, la Greta, poi passo da N e gli faccio il dito medio senza una parola e faccio un inchino alla Giogia, poi passo di là, c’è il Loca e il Costa e Zack che tenta di spiegare delle cose al Costa e il Loca mi guarda e batte due volte le nocche sulla scrivania.

Mi ritiro nei miei appartamenti e mando un esseemmeesse alla Domi: “Vorrei infilarti la lingua nel culo”.
Dopo poco una vibrrrrrazione: “Buon giorno amore!!!!!!!!!  :D”

This is my Church.
And this is my religion.

lunedì 19 dicembre 2011

Lunedì


Bon jour. E’ lunedì, c’è il sole, fa un freddo porco, la Bettina è raffreddata come un facocero africano, la Giogia ha un maglioncino dolcevita di un punto di verde orripilante, ma quei due ditali che aveva di fuori prima compensano con abbondanza l’infelice scelta cromatica. Piccole tettine a goccia palesemente senza reggiseno, data l’assenza sulla schiena di tasselli in rilievo. Spettacolare.

Quel canchero di N prima mi ha chiesto che intenzioni ho con la chiusura ed allora ho chiamato il Loca, perché è lui che al momento ha tante braciole sulla griglia.
Per cui: il 22 si chiude alle 12:00, ma la mezza giornata è finalizzata esclusivamente a radunarci per andare a mangiare alla Solita per augurarci ogni bene, sperando che la Betta divenga ebbra e balli nuda sul tavolo.
Per la settimana prossima, poi, mi sono detto: ma che ti frega, non ci sarà un cazzo di nessuno.
E allora liberi tutti sino al 2 gennaio. E se qualcuno ha roba sospesa o che comunque deve fare, io sono qui che qualche zompo lo farò e, in ogni caso  le chiavi dell’ufficio sono là.
Bella lì e fine della limonata.

Mi credete se vi dico che non ho voglia di fare un cazzo? Cioè, non è proprio vero, avrei voglia di fare indossare dei capi di pelle alla Domi, ma ciò non è possibile, poiché la povera agnella sacrificale oggi è a MMelano e tornerà ad orario sconosciuto. Quindi, tolto quello, delle cose che posso fare qui non ve ne è una che attiri la mia attenzione.

Data la mia propensione al cazzeggio, adesso telefono alla Milly e mi metto d’accordo per incontrarla e farle gli auguroni e darle anche il regalino. Eh. Gliel’ho preso, bisognerà che glielo dia, no? Non credo che, per questo, mi verranno dei sensi di colpa, no. Dai, no, cazzo. E’ una cosa regolare, dai. No?

Oggi è, purtroppamente, lunedì ed infattamente il Centrale è chiuso. Così ho dovuto ripiegare sul bar qui sotto, quello della logorroica neuropriva anti piedi. Che però mi pare sia pro tette, considerata la scollatura vertigine che, oramai, fa parte dello status fisso. L’avventore medio manifesta ancora gradimento quando ordina un bicchiere di minerale con le bolle e la bella baristona si china a prendere la bottiglia nel frigo scampanando le flaccide mammellone. Olè, questo è marchetting.
Mi sta talmente sul culo quella personaggia che mentre bevevo il caffè le parlavo telepaticamente.

“Sai cosa ti farei idiota? Ti farei (s)vestire come quest’estate con quelle infradito ai piedi e poi ti porterei nei cessi pubblici. Ti tirerei su la maglietta mettendo a nudo quelle mammellacce da troia e poi ti inculerei facendoti appoggiare le mani su un orinatoio a muro. Vorrei sbattertelo nel culo talmente forte che le mammellacce devono dondolare fino a schiaffeggiarti il mento e ti vorrei sentire urlare”

E mi è diventato duro.
“Liscio?”
“Macchiato caldo grazie”

E indovina di cosa, cerebropriva.
Ah dimenticavo, Buon Natale.

giovedì 15 dicembre 2011

Sei Taziofatti asciutti


#uno
Questa mattina N è entrato nel mio ufficio per chiarire con risolutezza l’affair Natale. Non ha nessuna intenzione di passarlo con qualcuno, me compreso. E’ lecito, legittimo, comprensibile, condivisibile, egoisticamente insopportabile. Scomparirà il 22 sera e ricomparirà qui il 27 mattina. E’ quanto.
Ho preso atto di essere completamente solo, sia la Vigilia, sia a Natale.

#due
La Giogia ha un culo stupendo. Ma il culo della Giogia mi porta alla mente quello della Domi e così, istintivamente, non glielo guardo più e penso a quello nudo della Domi, scacciando i sensi di colpa.
Se i sensi di colpa, però, compaiono già con la sola vista, io sono uno zombie.
E questo non è condivisibile, né comprensibile, né legittimo.

#tre
Oggi la Domi lavora alla sua casetta. Arrivano i mobilieri a risolvere il problema del letto e altre cose e lei, intanto, continua a portare roba dentro. Non me la vuole fare vedere la casetta, no. Non prima che sia finita. La Domi ci tiene a queste cose, sì.
Speriamo solo che la casetta della Domi non sia nello stesso palazzetto in cui, pro tempore, abita la Milly.
Sarebbe insopportabile.
Oppure comodissimo, non so ancora.

#quattro
La Betty Bettina ha due tette da Nobel. Se continua a venire con quei maglioncini attillatissimi starò male. Io non sono un tettomane, ma ci sono delle tette grosse che mi tolgono la parola. La Betty porta una quinta misura, me l’ha detto lei. Dopo che gliel’ho chiesto, ovviamente. La Milly porta una quarta. Ecco, se devo dire la verità, le tette della Betta e della Milly mi fanno impazzire. Che poi: quelle della Milly le conosco bene, ma quelle della Betty sono solo un’ipotesi. E chi gliele ha viste mai?
La Domi porta una terza e sarebbero già grosse per i miei canoni. Ma le tette della Domi sono davvero bellissime. Come ogni millimetro del suo corpo di cerbiatta.
Chissà la Betta senza reggiseno e con una t-shirt che effetto fa.
Il tettemoto, secondo me.

#cinque
Ho affittato una casa in campagna e non ci ho ancora nemmeno pisciato. E’ la prova provata che sono uno sterminato coglione. Un motivo però, a parte tutto, c’è. La Domi abita a 30km a sud da me e la casa è a 20 km a est da me. Non è comoda come situazione. Transumanza gitana.
E poi, diciamocelo, già è una tristezza essere da soli a Natale, figuriamoci da soli in una casa isolata in mezzo alla campagna di Nebbiopoli. Sento Kappa ridere.

#sei
Mi telefona e mi chiede se sono in grado di realizzargli un carousel.
Certo che sono in grado, questa è la basilica dell’eccellenza meid in itali.
E’ solo di organizzarmi la Vigilia e il giorno di Natale, che non sono in grado.
Quelli non mi riescono proprio.