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sabato 14 aprile 2012

Idee Chiare


Leggins nere, blusa bianca con disegni geometrici neri che quando scivola lascia uscire la spalla sino al capezzolo, sandali neri di camoscio aperti con tacco e zeppa, che sensuali ditina.
“Che versione di troia sei?” chiedo assolutamente disinteressato al cibo.
“Quella che si ingrifa mettendosi le leggins senza mutande e questa maglia senza reggiseno” mi rispondi luridamente allupata.
Cristo.
Quella che si ingrifa.
“La maglia e i sandali sono di mia madre” ridi divertita e lasci scendere la maglia lentamente e, controllando intorno di essere vista, ti chini in avanti sino a far sbocciare il capezzolo destro dall’orlo e poi, fintamente infastidita, ricomponi.

“Ti scoperei qui davanti a tutti, sul tavolo”
“Magari si potesse, sarei già a gambe aperte sul tavolo” mormori guardandomi negli occhi, gonfia di voglia.
“Con quanti l’hai fatto questo giochetto arrapante?” chiedo maschilmente coglione.
“A questo modo mai. I ragazzi sono un mix contraddittorio di possessività soffocante e disimpegno totale. Non ci si diverte a quelle condizioni, non c’è complicità, non apprezzano l’erotismo, saltano fuori solo casini. Per divertirsi a questo modo ci vuole un uomo adulto, un uomo adulto che sappia godere del rischio, che sappia apprezzare certi sapori adulti e che ti spinga a osare, a trasgredire”

“Definisci trasgressione” chiedo, perché è importante sapere.
Ci pensa. E poi pronuncia il verdetto.
“Trasgredire significherebbe infrangere una regola. Ma è più profondo il significato. Ad esempio, trasgredire non significa infrangere la regola che non si mostrano i capezzoli al ristorante, ma significa godere dell’effetto che si suscita nel partner mostrandosi a tutti, significa infrangere la regola della gelosia, facendola diventare un terreno di gioco per un piacere svergognato e condiviso. Un piacere sottile e non per tutti. Ci vuole intelligenza per godere della gelosia trasformata in oggetto sessuale”
Complimenti, chapeau, regge eccome.

“Quindi la trasgressione implica il partner spettatore” chiedo.
“Sì, anche se non necessariamente” mi rispondi sicura.
“Faresti queste cose anche da sola, quindi” incalzo eccitato a morte.
“Sì. Mi eccita l’idea di sconvolgere di voglia lasciando chi mi vede nell’eccitazione incompiuta”
“Sino a che punto pensi di volerti spingere?” ti chiedo e sorridi con una mossa che ti scopre la spalla.
Fai una pausa ripiegando con attenzione il tovagliolo, poi mi guardi e mi spieghi.
“E’ una domanda sbagliata sai? Presuppone che tutto sia controllato e fa cadere lo spirito della cosa. Se sappiamo a che punto ci fermeremo tanto vale reprimersi, o no? E’ l’incerto che eccita.” e sorridi sporca.
Poi mi spari la bordata.
“Tu hai un punto a cui vorresti mi fermassi?”
“No” rispondo immediatamente, deglutendo ed osservando quella maglia al limite dell’areola.
Sorridi.

Poi ti spingi in avanti.
“Quel porco non fa che guardarmi i piedi” sussurri con sorridente malcelata soddisfazione, indicandomi con un’occhiata quel tizio sulla cinquantina al tavolo accanto al nostro.
“Si farà una gran sega pensandoti” ti sussurro.
Sorridi soddisfatta, lanciandogli delle occhiate ammiccanti, per poi cadere nei miei occhi.
Cristo.

Cameriere, il conto silvuplè.

2 commenti:

  1. col tuo permesso, rubo la definizione di trasgressione, perché è la cosa più intelligente che ne ho letto da quando la parola viene usata più a sproposito che in maniera appropriata. anzi, mi sa che rubo tutto il brano di conversaizone e ci rifletto su per iscritto. come sempre, citando fonte e autori ;-)

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