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lunedì 9 aprile 2012

Auguri, stronzo


Dono vita al parlàfono, ammutolito di proposito da venerdì sera.
Blin- bling. Messaggi augurali costipati.
“Auguri di Buona Pasqua da Adelina e Ruggero”
Esseemmeesse visibilmente multiplo, massificante, cumulativo, annoiato, ‘ndo cojo cojo, a chi tocca nun se ingrugna, zitti tutti che inviato ve l’ho inviato e non rompete i coglioni.
Rispondo con: “Possa questa Pasqua 2012 essere la migliore per voi e famiglia” che ritengo essere la più deprimente delle righe augurali. Per questo, l’ho inviata.
Perché si pensi che sono anni che uso il template e cambio solo l’anno e aggiungo qualche nome alla lista.

Auguri.
Ma di cosa?
Ci auguriamo che uno che è morto crocefisso risorga per morire crocefisso di nuovo?
Ma cosa cazzo ci ha fatto ‘sto Cristo?
Diamo un senso, specifichiamoli, ‘sti fottuti auguri del cazzo.
Personalizziamoli.
Impegniamoci un po’.
In fin dei conti tocca solo due volte l’anno, no?

Ad esempio, orientiamo la Pasqua verso qualcosa di rinnovato, inserendo pure un nome proprio, non sarebbe male. Sentiamo come suonerebbe.
“Ciao Ruggi, ciao Ade. La ricorrenza della Resurrezione mi fa augurare che i sogni che avete, umanamente e comprensibilmente abbandonato, possano trovare nuova linfa per crescere rinnovati”.
Me lo auguro IO. Nuova posizione che cambia il piano di osservazione.
Non lo auguro a VOI, con palese disinteresse generalizzato.
Troppo pomposo?
Ok.

Allora beccatevi questo: “Buona Pasqua”. Ridete? No, non fatelo. Significa questo: non ne possiamo fare a meno, arriva tutti gli anni, non me ne frega un cazzo, però mi venite sempre in mente e ci tengo a dirvelo.
Buono, no? Minimalismo forever.

L’estensione dei mezzi di comunicazione pare quasi essere la soddisfazione tecnologica di una necessità espressa da fini comunicatori prolifici, che non trovavano giustizia per il loro talento a causa dell’esiguità dei mezzi a loro disposizione.
Un grasso cazzo.
L’estensione dei mezzi di comunicazione, oggi a disposizione, rimarca solo una cosa.
Rimarca e rivela che siamo una massa di stronzi ignoranti, ma col portafoglio rigonfio al punto di acquistare mezzi di comunicazione che possono distribuire al mondo la nullità intellettuale che siamo.
Possiamo svelare a tutto l’universo che siamo degli stronzi, beandoci della stronzaggine altrui.
Stronzo a me, a te e famiglia.

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