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venerdì 13 aprile 2012

Quella casa aspettattè


Ah che bellezza.
Oggi la mia Prugnettapelosaeodorosa prende l’aereo e viene a provarsi i costumini WW nella cauntriaus.
Ho il pisellone tutto imbizzarrito che gli vorrei fare una foto e mostrarvelo.
Certo che oh, adesso lei non ci pensa, ma è veramente una croce.
In cinque minuti raggiunge la metro a piedi, in un quarto d’ora è alla Victoria Station, in mezz’ora è a Gatwick, in due ore è a Verona, in un’ora è qui. Tempo totale dei trasferimenti, al netto delle attese: tre ore e cinquanta minuti. Tempo lordo degli imprevisti: quattro ore e mezza circa.
Cioè nove ore in un weekend, mica poco eh. Eh no.
Ieri sera mi ha raccontato di come la happy fake family si sia dissolta come neve al sole: papy è tornato in Cina e mamy è migrata a Roma dove c’ha il suo fertile ambiente di artisti fertili. Sentir dire dalla pittrice che “Questa casa non è un albergo” è davvero ilare, sì. Ricongiunzioni? Improbabili nel breve. Mamy parte per le Bahamas a maggio e ci resta un mese che c’ha i suoi cazzi da sbrigare (e non credo solo in maniera figurata) e papy resta al pezzo in Cina.
Ottimo, direi.
Mi prendo cura io degli arrossati buchini della Principina, non temiate.
Ah, che bellezza.
La Squinzy torna.
Come mi tira.
Ha!

3 commenti:

  1. pensa che io, ogni due venerdì, in trenta secondi raggiungo l'auto a piedi e in quattro ore e mezza sono da lei (mezzi più veloci, ancorché più costosi, non ce ne sono). fanno anche per me nove ore in un weekend, e va avanti da più di un anno. se non è amore questo, non so cosa.

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  2. (scusa per la nota personale, sai. non voleva essere altro che un'esternazione estemporanea, suscitata dalla coincidenza dei tempi di viaggio)

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  3. Ti ringrazio, invece.
    Vuol dire che ci sono speranze.

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