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giovedì 17 novembre 2011

Adedile


Mentre i miei occhi si perdevano sulle culatte imperiali della Betta, facendomi ordire e tramare sordide situazioni di sordido sesso, suona inopportuno il parlàfono.
E sull’elegante display ellecciddì campeggia una scritta breve a tre lettere maiuscole: ADE.
Ohibò, mi sono detto, la Adelinquere. Cosa sarà successo? E per rispondermi, rispondo.

Quando mi telefona la Adeliria
si verifica un fenomeno di telecinesi: lei parla ed io comincio a sentire nella stanza un intenso profumo di eau de toilette dolcissima composta da pesca, magnolia, melone, pera, bergamotto, mandarino, ylang-ylang, prugna, tuberosa, violetta, orchidea, fresia, mughetto, rosa, gelsomino sambac, muschio, vaniglia, cedro e more che per comodità chiameremo J’Adore e vedo camminare davanti a me Charlize Teron e, devo dire la verità, mi sento proprio bene.

Come stai, come sto, è da una vita, cicciammore, sai la novità?, quale Adeleteria?, il Ruggi dal primo dell’anno si trasferisce in Lussemburgo, sì lo sapevo Ade, come cazzo fai a saperlo Cicci?, me l’ha detto lui domenica mattina. Ah. Non le ha detto di avermelo detto, ma che scorbuticone smemoratone il Ruggerone.

“E tu come l’hai presa Ade?”
“Boh.”

Prenderla boh non so se sia un male o un bene. Sta di fatto che abbiamo glissato subito l’argomento perché mi ha subito raccontato della casa nuova nuova nella Piazza del Municipio, mamioddddio Ade e me lo dici solo adesso?, masssì Cicci non lo sa nessunoooo, siamo stati stamattina dal notaioooo, mamiodddddddio Ade sono diventata la Tazia e sono eccitata che mi si vedono le capezzole dalla maglietta.

E così la carriera della Ade, finalmente, volge verso i traguardi della mietitura: Porscherone Cayennone Turbone, Trilogy, carta di credito al titanio con comandi mentali, appartamento centralissimo, marito in esilio lussemburghese. Ma dico, ma meglio di così?

E infatti la Aderetana che ingrata non è, non si lamenta affatto: stamattina firmette e soldini, a mezzogiorno già single, perché il consortebancomat è ripartito per Roma.
Un sogno da cui non svegliarsi mai, mai, mai.

“Senti Ciccino ci vieni a festeggiare la casa nuova della Adelina con una cenina?”
Mioddio davvero. Un invito a cena. Non una nutrizione frettolosa pre/post coitale, ma una vera cena, con vero cibo e con un vero motivo: festeggiare la Ade e il suo sudato traguardo.
“Ma me lo chiedi? Ma molto, molto, molto volentieri Ade, che bel pensiero! Grazie!”

E così stasera ore venti e quindici, una donna di una bellezza anestetizzante passerà a prendermi a bordo di un miniappartamento (tale è sia per costo che per dimensione) sulle ruote e mi menerà a desinare ove ella ha già preventivamente prenotato, ma che deve restar celato acciocchè il sorpresar sia onorato.

Ne sentirò della qualunque, stasera.
Spero di giocare con lei all’Incularella Incantata, anche.
E devo dirvi che un po’ di erokitschsextrash non mi spiace.
Son contento, ecco.

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