Ieri sera sono tornato là.
Senza precisi disegni di azione, ma solo per il desiderio di deambulare
in una casa dell’inizio del secolo scorso in cui l’odore della polvere si
mischia con quello dell’acqua di colonia maschile e delle dolciastre eau de
toilette femminili, con punte di sperma, feci, sudore di piedi e ascelle, a
seconda della stanza che si frequenta.
Per il desiderio di deambulare in un luogo in cui morale e pudore
vengono abortiti all’ingresso e l’aborto viene compiuto da chi, usualmente, si indigna pubblicamente in loro nome.
Lei ieri sera c’era. Me l’ha
detto Milly appena ho varcato la soglia, dopo avermi baciato in bocca come
benvenuto. E così ho chiesto udienza
Inquieta da sabato sera è in franchigia
per una settimana.
Tenterò di spiegarvi questa cosa, rendendomi conto sin da subito che
semplicissima non è.
Inquieta è fautrice ed esecutrice di una teoria che si basa
sull’astinenza dall’orgasmo.
In altre parole Inquieta, per tre mesi, rinuncia a qualsiasi attività sessuale
che coinvolga i suoi genitali.
Non si masturba, non ha rapporti, nulla. Ma non rinuncia affatto a
sollecitarsi continuamente, assistendo al sesso fatto da altri nella Casa, dirigendo
gli accoppiamenti secondo i suoi desideri, immedesimandosi nella femmina che
sta copulando e richiedendole di fare ciò che lei farebbe se fosse al suo posto,
toccando con i guanti di pecari neri, avendo cura che l’unica parte nuda del suo corpo sia il viso.
Si auto genera, in sostanza, uno smisurato aumento della pressione e
della tensione sessuale.
Che lei sostiene si tramuti in energia positiva, in creatività, in perfezionamento della qualità del piacere.
E richiede questa pratica anche alle sue giovani adepte. Che, in funzione
della massa ormonale e dell’età, possono diventare delle autentiche cannibali,
una volta messe in franchigia.
La franchigia è il momento in
cui l’astinenza cessa ed è ammesso lo sfogo.
Inquieta ha mutuato il termine dal gergo della Marina Militare, dove
(mi si corregga se sto sbagliando) la franchigia
è la libera uscita quando la nave è in porto.
Perché il marito di Inquieta fu Ufficiale di Marina.
Appena entrato nel Salone Principale le mie narici sono stata
accarezzate da un intenso profumo di hashish.
Inquieta ne fa abbondantissimo uso, pur avendolo scoperto solo
pochissimo tempo fa. Lo fuma da un narghilè pomposamente barocco e, a quello
stesso narghilè, invita anche i suoi ospiti e i suoi adepti.
Di fronte al divano di velluto verde sostavano in piedi, quasi
sull’attenti, un giovanissimo uomo ed una giovanissima donna, entrambi nudi,
con cavigliere, polsiere e collari.
Il giovanissimo uomo è egiziano, bellissimo, dotatissimo, di una
sensualità irresistibile.
La giovanissima donna era stupendamente perfetta in ogni dettaglio, con
negli occhi un bagliore che stregava.
Inquieta fumava dal narghilè, semi stesa su un fianco, vestendo un
caffetano dorato, preziosamente arabescato, un capo di evidente gran pregio. I
capelli avvolti da una sciarpa di cretonne
di seta nera.
Completamente fatta dura.
Rimango stupefatto dall’energia vitale di quella donna. Ha
settant’anni. E lotta ogni giorno contro un corpo che li dimostra (anche se con
stupefacente sensualità) mentre la sua mente cresce vigorosa alla ricerca di
nuovi stimoli e all’esplorazione di aree sconosciute.
Mi siedo ed iniziamo a conversare.
“Caro Tazio, che piacere. A cosa
devo la visita?”
“Farvi visita è sempre un momento
speciale, Inquieta”
“Galante come sempre. Vi
piacciono?” indicandomi i due giovani.
“Davvero moltissimo, Inquieta,
avete un gusto speciale per il bello”
“Sono frutto di una lunghissima
selezione. E’ difficile trovare bellezza, cultura e sensibilità tutti assieme”
E da lì in poi, Inquieta mi ha citato i curricula universitari, sociali
e sportivi di S, la ragazza ventunenne e di M, il ragazzo ventitreenne, figli
della Urbanopoli bene, educati e formati da lei stessa, perché simile merce
preziosa non la lascerebbe mai nelle mani di Miss Milly e ride. E ridono. E
rido.
Poi mi ha confidato di essere in franchigia
dalla sera precedente.
Non le ho chiesto, per educazione, come abbia trascorso la notte della
franchigia, pur potendola ben immaginare, conoscendola.
Guardavo quei due stupendi corpi umani nudi mentre Inquieta lentamente,
forse ancor più lentamente del solito a causa dell’hashish, mi illustrava le
qualità di obbedienza e devozione dei suoi schiavi, che lei tratta come figli, perché
l’educazione ferrea senza l’amore diventa mero esercizio di potere e il mero
esercizio di potere è masturbazione solitaria e la masturbazione solitaria è l’inviluppo
della forza dello spirito.
Li guardavo e pensavo che frequenteranno lo stesso ambiente
universitario, magari si troveranno anche a delle feste, ma là fuori non si concederanno mai. Mentre
qui dentro copulano come bestie tra
loro e con chiunque venga loro indicato,
per assecondare il piacere sottile di una settantenne davvero all’avanguardia
nel pensiero decadente.
Mentre Inquieta parlava, M il maschio aveva lo sguardo dritto,
fieramente coinvolto nel suo ruolo, mentre S la femmina, pur essendo
fisicamente immobile, distoglieva sovente lo sguardo dall’infinito per gettarmi
degli sguardi esplorativi, pallidamente ammiccanti attraverso un impercettibile
sorriso.
S non è così fieramente e seriosamente coinvolta nel ruolo come M.
Forse il plagio ha maggiormente attecchito in quello stupendo giovane stallone
che nella stupenda giovane giumenta.
“Chi vi piace di più, Tazio?”
“Trovo sessualmente attraenti
entrambi, Madame. Escluderne uno sarebbe uno scempio” ottenendo un’occhiata
fulminea da S. Bellissima. Lunghi capelli biondi, occhi azzurri, piedi
perfetti, seni di marmo a goccia rivolta all’insù. Sedere rotondo e perfetto,
gambe lunghe tornite di muscoli gentili.
Viso di classe, da ragazza per
bene.
Ne sono attratto in maniera magnetica.
Ad un tratto mi sono reso conto che Inquieta è in franchigia e che erano le dieci.
Per cui mi sono congedato, ossequiandola.
Ed ho lasciato il Salone, bighellonando tra le stanze dove l’azione era
assai fiacca e rarefatta.
Mentre mi ero unito a un pugno di anziani distinti che osservavano,
sull’uscio del Salotto Rosso, una rubiconda matrona che sollazzava le rampanti minchie
di due Stalloni di Miss Milly, nel corridoio sono comparsi M e S che si stavano
dirigendo a cambiarsi, poiché le undici erano passate e Inquieta aveva lasciato
la Casa.
Gli occhi di S nei miei, con un sorriso più marcato, ora che la Padrona
non la poteva vedere. Mi sono scostato dal gruppo e, appena passato M e mi sono
avvicinato a S, sfiorandole le dita della mano, sussurrandole “Aspettami fuori”,
senza sortire né un rallentamento, né un movimento del capo.
Poi ho atteso il suono di chiusura della porta d’entrata, ho fatto
trascorre un minuto e mi sono avviato anche io.
Meglio di O...
RispondiElimina