Alle dieci di ieri mattina la Ade ha varcato la soglia della mia
spettabile bottega accompagnata dalla sua assistente.
Sì, avete capito bene. La Ade-ha-un’-assistente.
Che le porta la borsa e le ticchetta dietro.
Tic-tac-tic-tac arriva la Ade con l’assistente.
“Lei è Malvina, la mia assistente”. Malvina??? Ma allora ditemelo che sono
all’interno di un’allucinazione. E a cosa assiste la Malvina? Alla
fagocitazione di migliaia di cazzi di taglia icsicselle? La Ade fagocita e lei
prende appunti?
Fa niente. Anche se mi ha disgustato. Colano sulla vita e imbrattano
tutto. Ridicolizzano tutto, gli sforzi altrui, le fatiche della gente. Pisciano
e cagano su ogni cosa.
All’una ero esaurito. Avevo chiamato Matt in soccorso, sottraendolo al
lavoro che così tanto magistralmente produce. E l’ho inchiodato a un tavolo con
una ninfomane dissociata e la sua assistente lesbica ad ascoltare migliaia di
minchiate affermate e negate nel medesimo periodo verbale.
Vuole tutto. E noi le daremo tutto. A prezzi che sarebbero esorbitanti
se fossero solo al cinquanta per cento dell’ importo che ho intenzione di
chiedere.
Alle due, finalmente, le virago hanno schiodato e Matt si è defilato come
una torpedine che era già in ritardassimo con un appuntamento. Lo studio era
saturo di profumo. Io ero a pezzi.
“Ma chi è?” mi chiede la Betta con un sorriso curioso quando cedo e
crollo addosso alla porta d’entrata.
“Una troia siderale” rispondo senza nemmeno pensarci.
L’assistente. La misura è
davvero colma, credo.
Alle tre è rientrato il Costa. E con il suo rientro ha avuto avvio la
fase due.
“Posso parlarti Tà?” – “Vieni”.
La faccio breve in una riga, perché non c’ho neanche un briciolo di
voglia di ricordarmi tutto e di scriverlo.
Il Costa se ne va. Ecco. Detto. Motivi? Chissà mai quali, perché quelli
che mi ha raccontato ieri sono delle solenni puttanate. Il Costa va? Meglio.
Uno stipendio di meno da pagare a fine mese.
Alle cinque e mezza, quando lo stronzo ha tolto le tende, mi sono
seduto davanti alla Bettina e ho vomitato uno sfogo da quaranta minuti. Ce l’ha
messa tutta a cercare di sollevarmi il morale, la Betta.
Per scherzare le ho detto che solo palpandole le tette mi sarei tirato
su e lei ha cacciato in fuori il pettone.
Mi ha fatto ridere. E non gliele ho palpate, ovviamente. E sono
assolutamente pentito.
Alle sette, finalmente, il Loca ha acceso il telefono e fortunatamente
N era ancora in stage con lui.
Riunione in bottega appena possono. E alle otto e mezza siamo lì a
bestemmiare tutti.
Nessuno sapeva niente del Costa, tutti caduti dal cielo. Meraviglioso.
Questo stronzo si è cucito le sue cosette zitto come un cobra e adesso
(proprio adesso che siamo carichi come dei somari) ci saluta distintamente. C’è
la Giogia certo, ma anche no perché la Giogia è una freelance e adesso, per
esempio, è a Roma e non qui.
E poi la Giogia è una fotografa pura, non è una faccio-tutto come il
Costa.
Alle undici e mezzo chiudiamo con un bel punto interrogativo. Il Loca
non cena perché c’ha la morosa che scalpita e la raggiunge e io e N andiamo a
mangiare una cosa assieme. E continuiamo a massacrarci fino a mezzanotte e
mezzo, ora in cui lui capitola verso la branda.
Avevo un nervoso da bestie e così, certo che non sarei riuscito a
dormire, decido di porre termine alla giornata andando a vedere la Frank che
balla al Gar[b]age.
E dò così avvio alla fase tre.
Perché quando arrivo al Gar[b]age, non atteso, la trovo al tavolo dei
VIP di quel ricettacolo di scarafaggi di merda, seduta sulle ginocchia di un
tizio che la palpa e la slingua. Già questo mi ha fatto girare a morte i
coglioni, ma non è stato niente in confronto a quando mi ha visto ed è scattata
verso di me chiedendomi “da quant’è che sei qui?” visibilmente fatta di coca.
Meraviglioso. Stupendo.
Bene. Tutto molto, molto, molto bene.
Lo so che corro il rischio di risultare pateticamente ripetitivo, ma
questa volta ho deciso di dare un profondo colpo di spugna. Una disinfettata
energica, una rimozione totale di ogni residuo biologico, un’epurazione, una totale
soluzione di ogni forma di contatto. Vaffanculo tutti.
Mi sono veramente rotto i coglioni, ma veramente tantissimo rotto i
coglioni.
:*
RispondiEliminami dispiace vecchio mio
RispondiElimina~gully~
quando non va bene una cosa puoi essere certo che altre la seguiranno. Giornata no amico Tazio, ne hai viste di peggio, sopravviverai anche a queste. Noi facciamo il tifo per te.
RispondiEliminaGQ
Ma porca troia non capirò mai un cazzo di sta gente che dal nulla te la mette nel culo..
RispondiEliminaGrazie a tutti, raga.
RispondiEliminaMe l'hanno messo nel culo perchè io gliel'ho lasciato fare.
Ma adesso basta.
Se ne va, vuol dire che non stava bene.
RispondiEliminaSe non stava bene vuol dire che produceva male.
Se produceva male e non te ne sei accorto, dovresti capire dove hai sbagliato e trovare rimedio.
Sbagliare è umano, essere recidivi diabolico, e tu un poco diavoletto lo sei.
Per quanto riguarda il finale della serata, io aspetterei con la spugna, chiamala sensazione epidermica, ma le dinamiche e le sfumature dell'incidente al garage andrebbero sezionate e capite, credimi. Io almeno al tuo posto lo farei.
Con simpatia.
k