Esco in strada e non c’è traccia di S.
Accendo una sigaretta, guardo a destra, guardo a sinistra. Niente.
Sicché mi dirigo verso l’automobile, per ritornare a casa. Mentre
cammino lungo il marciapiede passo all’altezza del portone del civico
successivo e lì, appiattita sulla porta, c’era S.
Che mi dice, come un film di spionaggio “Non ti fermare e non ti
voltare, gira a sinistra e aspettami”.
E così faccio. Proseguo diritto e poi, dopo circa duecento metri,
svolto per la prima via sulla sinistra.
E la aspetto.
E dopo qualche minuto arriva, ma siamo ancora in azione commando.
“Dove hai la macchina?” e le indico dove.
“Valla a prendere e poi vieni a prendermi, dobbiamo andare via di qua”
Comandi, signor Tenente.
Eseguo, la recupero e partiamo destinazione boh.
Si chiama Sofia.
E’ un bellissimo nome Sofia.
Ma siccome sono ancora elettrizzato dall’azione commando, le chiedo
come avremmo fatto a incontrarci se avessi preso la direzione opposta e non
fossi passato davanti al portone in cui lei era nascosta.
“Era destino che non ci dovessimo incontrare”
E non so il perché, ma questo fatalismo immediato mi ricorda la Ade
filosofa dei migliori tempi andati.
A mezzanotte mi ritrovo in un bar di terz’ordine a parlare con una figa
stratosferica di ventuno anni, vestita da ventunenne, con i Bearpaw ai piedi, i
jeans strizza tutto, il piumino lucido e il maglione di lana bianco che esce
dal piumino.
E la intervisto. Le chiedo cosa cazzo ci fa una figa come lei nelle
grinfie di una donna disturbata.
E lei ride. E mi dice che non è così grave.
E lentamente mi spiega.
Mi spiega che lei ci fa i soldi a quel modo. E che è un modo anche
piacevole, perché ogni tanto capitano dei bei
maschi. E dicendolo si allunga sul tavolo e mi stringe la mano.
E poi sorridendo aggiunge “Perché
non sei arrivato prima, stasera? Magari Madame fumava di meno e le veniva
voglia di vedere come stiamo assieme”
Così bella e così puttana. Un’autentica giovane puttana. Che si fa
allungare una paghetta per fare la
troia a soggetto in un mondo adulto, imparando nel frattempo quelle perversioni
raffinate che il mondo dei bamboccioni
di ventuno anni manco si immagina.
Una puttana imprenditrice che unisce magistralmente l’utile, il dilettevole
e la formazione professionale.
Una puttana che una sera ha incontrato un amico di famiglia, da Milly.
E anziché sprofondare nel baratro assieme a lui, si è tanto divertita
per la situazione, rassicurandolo.
Lui in giacca e cravatta e lei nuda. Stupefacente più dell’hashish di
Inquieta.
Poi ritorna il momento dell’azione militare. Lista precisa di accordi
che si sintetizza con il concetto semplice che l’incontro non è mai esistito. E capisco
quanto si stia divertendo.
All’una la riporto alla macchina, una Smart Cabrio bianca regalata da
papà avvocato alla maturità.
Maturità. Che termine inappropriato.
Scendo, la accompagno alla porta dell’auto.
Le dico che mi piace, che mi piace molto.
Si appoggia alla macchina e mi tira a sé per il bavero del cappotto. Ci
baciamo in bocca, ci annodiamo per la lingua, a lungo. Infilo le mani sotto il
maglione bianco e trovo le mammelle di marmo nude. Stupende al tatto, calde,
chiodate da due capezzoli di ferro.
“Chiamami domani” mi dice con un sorriso erotico, salendo in macchina.
Stanne certa.
Tazio, sarà l'età, ma mi sono perso.
RispondiEliminaPerché pericolosa?
k
Perchè non ha il senso del pericolo.
RispondiEliminaE può andare ovunque.