E mi chiami per dirmi che ti spiace? Ma che ti spiace cosa chi come? Ti
ascolto, mentre con la voce devastata dal fumo e da tutto il resto mi spieghi che è il tuo lavoro che non farmi ridere
fino alla fine dell’anno che mi si screpolano le labbra con ‘sto freddo. Guardo
l’orologio e vedo che ti ho già dedicato cinque minuti e allora, d’improvviso,
ti interrompo e ti dico poche, ma sentite parole.
“Mi prendi per il culo e io odio
essere preso per il culo. Non me ne frega più un cazzo di te e non ti voglio
più vedere. Puoi farti quanto vuoi, fai il cazzo che vuoi, con me hai chiuso
per sempre.”
E chiudo.
Ma ci mancherebbe anche altro che devo stare lì a dissezionare le
molecole d’ossigeno come ho fatto con quella troia di merda della Tanya.
Imboccate tutte e due, per manina, la
tangenziale che vi porta direttamente affanculo e dimenticatevi di me.
Poi chiamo la Giulia per sentire come sta. Sta bene. Stronzolo pure. Le
racconto della Ade e dell’assistente frocetta e lei ride come una matta perché lo sapeva
già, in quanto la Cavaliera l’ha convocata sulla collina per offrirle un
lavoro. Devastante! Incredibile! La Ade convoca la Giulia e le
offre un lavoro come coordinatrice culturale del relais resort . Posso continuare a vivere con attorno ‘ste bestie?
Ditemelo.
La Giulia mi calma e mi dice “Dai
Tazio, guardala da un altro punto di vista: per la prima volta in vita sua ha
avuto un’iniziativa e si impegna ad organizzare una cosa non facile e sembra ci
riesca, perché lassù sta venendo proprio molto bene.”
Sui motivi dell’impegno nell’iniziativa vorrei che ne parlassimo e poi
va detto che con dieci milioni di euro anche io sono bravissimo a realizzare
una clinica per cani di cui non so un assoluto cazzo. Poi le chiedo se ha
accettato l’offerta e lei mi dice di sì. Mi viene da incazzarmi, ma poi mi
fermo e la stimo, perché so bene che razza di sforzo sia per lei lavorare per la Ade, ma so anche bene che
condizione difficile è la sua di questi tempi, per cui non dico niente.
Poi, non pago del travaso di bile delle ultime ventiquattro ore le
chiedo se si sente col Costa. Mi dice che l’ha chiamata per invitarla fuori a
cena. Le chiedo se c’è andata e mi risponde “ovviamente no”. Ovviamente no perché “…ad esclusione di averci fatto sesso qualche volta, non ho nessun
interesse per lui e sarei stata falsa ad accettare per dovere di cortesia”
“Glielo hai detto?”
“Non in questi termini, ma
gliel’ho detto”
“E lui?”
“Ci è rimasto male, ma mi
dispiace tanto, io non ho né tempo né voglia di fare le moine. Si è trattato di
giochetti di letto, mica di amore folgorante.”
Spietata, un bulldozer, la apprezzo tantissimo.
Le chiedo se stasera le va di uscire. Mi dice di sì, ma mi avvisa di
essere mestruata. Le chiedo se per lei è un problema. Mi dice che per lei non
lo è, ma che non sa se può esserlo per me.
Per me non è un problema.
Per lei non è un problema.
Noi odiamo i problemi.
E non ce ne facciamo di fatti in casa.
Nessun commento:
Posta un commento