Alle sei di ieri pomeriggio mi chiama la Giulia.
Aveva, finalmente, messo via l’ultima cosa a casa di sua sorella.
Il banchetto ed il post banchetto erano ufficialmente terminati.
Mi chiede cosa faccio, le dico che cazzeggio con dei fogli e delle
matite e ascolto Joshua Redman.
Sento che esce all’aperto e si accende una sigaretta.
Chiacchieriamo placidi, un po’ assonnati. La domenica nebbiosa della
valle padana è soporifera.
Le chiedo che progetti ha e mi dice che la domenica sera è concordato
il rientro per cena che chiude la serata e il week end. Accordi mammeschi. Che
però il ragazzo segue, sono ammirato, sta funzionando.
“Ho il tempo per una sveltina, se ti va” mi dice con un sorriso caldo.
“Sì, mi va, vieni” rispondo.
Come ai vecchi tempi, ma col senno dei nuovi.
Mi faccio trovare pronto all’uso. In un turbine è pronta all’uso anche
lei. La stendo di schiena sul DivinDivan e le entro dritto nel culo,
sollevandole le gambe per piantare il naso tra le dita dei piedi che raccontano
il lungo banchetto, odorose, calde, umide, delizia per la mia perversione.
Dita curate massaggiano veloci una carne nuda ispida di ricrescita.
Seni morbidi ondeggiano sotto i colpi.
Calde ascelle carnose, ispide, appena inumidite su cui scorrere la
lingua.
Incomincia a venire ed innesto la velocità doppia.
Urli di gola si mischiano nel torpore della fine della domenica.
Abluzioni, asciugature, chiacchiere lievi, vestizioni.
Un bacio sulla porta, un sorriso, ci sentiamo domani.
Il sesso adulto è spietato.
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