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sabato 26 novembre 2011

Gran Bagascia


E poi c’è sta cosa che, cazzo, mi manda fuori dai gangheri.
In senso non collerico, semplicemente in senso dei gangheri razionali.
Ocio.

Stamattina mi sono svegliato tardissimo.
Sega a letto, pisciata, caffè, sega in cucina, caffè, cicca, cacca, doccia, sega velocissima sotto l’acqua bollente, vestizione, uscita per l’aperitivo.
Le solite cose del sabato mattina.
Mi schianto al Centrale, c’è il sole, mi succhio un americano al sole, mi guardo i culi, suona il cellulare.
Tanya.

Vabbè, dico, rispondo e sentiamo.
Come stai, come non stai, non ti sei più fatto vivo, ma no dai ti avrei chia(v)mata e via così.
Cazzeggiamo attorno a questioni di lana caprina, poi le chiedo che programmi ha per la serata, attendendomi una descrizione di un tristissimo sabato sera da morosata con un bambolotto.

E invece no.
“Boh, penso che mangio, un po’ di tele e poi nanna. Niente di che.”
Ma come? E il morosone riccolone bellonone coglionone?
“Eh. E’ ad Amsterdam assieme alla parte maschile della cumpa perché  Cicciuzzo [amico della cumpa ndr] compie gli anni e quest’anno ha organizzato il compleanno per soli maschi e ad Amsterdam”

Mi corre l’obbligo. No, perché mica posso passare per coglione eh.
“O sono froci segreti o vanno a troie”
E checcazzo.
Non sortisco reazioni furiose, perché ‘sta cosa ruga il culo purea lei, perché che vadano a troie è lapalissiano.
Taglia corto e mi chiede cosa faccio io, che rispondo che in verità non ho progetti.
Ed allora incalza: “Dai facciamoci una roba sbragata alla Solita assieme. Ti va?”

Mi ricorre l’obbligo.
E puntualizzo, confidando nella sua intelligenza, augurandomi che anche quella non sia andata a troie.

Molto volentieri, però ti vorrei chiedere una cosa prima
Dimmi
“Tu hai ben presente chi sono io vero? Ti ricordi bene di me, di chi sono?”
“Sì, certo, perché?”
Pausa.
“Perché, Tonza, vorrei chiarirti con precisione che non sei esattamente indifferente al mio apparato genitale maschile. Sono più decifrabile così?”
Ride.
“Sì ho capito e lo sapevo anche prima della precisazione”
“Bene. Quindi sei al pezzo, hai il quadro, la visuale piena sulla situazione”
“Non credo di capire”

Non credo di capire. Bene, adesso te lo faccio capire bene io.
“Siccome mi fai tirare il cazzo, non garantisco sul mio autocontrollo”
E ride, ma sonoramente.
“Ho capito, ho capito, adesso ho capito ok! Scusa sono rincoglionita” e ride.
No, non sei rincoglionita, sei troia fino al DNA del nucleo dell’ultima cellula dell’unghia dell’alluce.

“Bene, ora che hai capito, sei sicura di voler sbragare con me alla Solita?”
Ride e dice oddioooooo. Lascia fuori dio, che se no qua sono bestemmie a nastro.
“Massì che problema c’è? Tanto ti tengo a bada, so tirare fuori le unghie quando serve, te lo sei dimenticato?”

Dentro mi scoppia una risata infinita che trattengo e, in suo luogo, dico:
“Ho anche altri ricordi, ma ne parleremo”
E ci accordiamo sull’ora.

Cara Troika, misura bene le tue scelte, stasera. Perché se pensi di procurarti il sollazzo godendo nel vedermi sbavare sulla tua bernarda pisciona hai sbagliato candeggio. Il Coglione è a troie ad Amsterdam e mi chiami di tua sponte per dirmi usciamo? Beh, Gran Vacca, questo significa solo “chiavami” a casa del Tazio. Per cui il Tazio, stasera, ti squarta i buchi senza pietà, perché è esattamente ciò che vuoi, troia membra di una cumpa di troie che mica vi trovate tra voi, perchè appena i coglioni emigrano andate TUTTE a farvelo ficcare forestiero. Quindi vedi di predisporti a sgomberare il campo da moine e simitoni perché se stasera non ti fai chiavare ti spettino il culo a calci e puoi dimenticarti di avermi mai conosciuto.

Mi manda fuori dai gangheri.
Del raziocinio.
E non solo.

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