Vedere
la Signora Bionda appoggiare la pochette sul tavolo e sollevare i piedi
all’indietro, prima uno e dopo l’altro, per poter far scivolare giù le
cinghiette posteriori dei sandali, mi ha sedotto in maniera destabilizzante.
Vederla poi a piedi nudi sul pavimento, mentre l’abito di estinto lurex
scivolava per terra, ha fatto il resto. Gli indici che si infilano nelle
sottilissime bretelline del tanga bianco, spingendolo verso il basso. La donna
nuda che scivola sul letto, mentre il suo stallone si spoglia. E poi la pelle
sulla mia, la lingua sulla mia, l’abbraccio intimo, il gusto della sua saliva.
Il
Cornuto Renitente ha ben poco da essere renitente, la sua troia mi sta facendo
una sega, nuda, a letto, mentre lui si ostina ad essere stitico e a non vivere
le corna con la gioia che meritano, perdendosi lo spettacolo impagabile della
troiaggine creativa di quella femmina sensuale, peggio per lui, ben gli sta, a
lui e al suo amico sinistro, a lui e alla sua stucchevole spocchia da boiardo,
ecco qua, la frittata è fatta, il dado è tratto, è nuda col mio cazzone delle
meraviglie in bocca e se lo sta godendo, contorcendosi e leccandolo,
ingoiandolo, stringendo la cappella tra i denti, è bravissima, lo sai Cornuto
Renitente?
Le
velate minacce, il prospettare di scenari apocalittici, io me ne sbatto le
palle, cari amici degli amici degli amici, questa donna mi apre voragini
interiori che ci posso sentire l’eco e mentre ricordo un “Diciamo questo, Tazio” ed un
“delicati equilibri precari” gradisco assai sollevarle le gambe, mentre
giace di schiena, ed entrarle devastante nella sorca che si massaggia,
cogliendo l’occasione offerta dalla posizione per infilarmi in bocca metà del
suo piede di destra e, sinceramente, non vedo precarietà di equilibri, né delicatezze
da tutelare, né cose complesse che meritino una formula polite per essere descritte, vedo solo una vacca in calore che
prende del Grancazzo tostissimo da un toro arrapato, stesa sul letto di una raffinata
prostituta d’elite, mentre là fuori la postazione è presidiata da una nerissima
prostituta d’elite, questo è ciò che vedo e questo è ciò che dico, oltre a
dirle che è una Grantroia, sortendo un sorriso laido di compiacimento, perché alla
Grantroia di essere apprezzata proprio per essere Grantroia, dà soddisfazione
ed io sono d’accordo con tutte le stimatissime Grantroie del mondo.
Mi
cavalca sbattendo ed io sbatto in opposizione, perché glielo vorrei far uscire
dalla bocca il Grancazzo di Marmo, perché m’hanno rotto i coglioni tutti, con ‘ste
cazzate manichee che spargono a piene mani, autoreferenziandosi come duri e potenti,
siate pazienti amici degli amici degli amici, ma guardate questa non più
giovane Grantroia come chiava, guardate che desiderio di cazzo sedimentato
aveva, sentite come gorgheggia roca sul ritmo schiaffeggiato dalle sue morbide
natiche contro il mio pube, guardatela, potete ancora pensare che qualche
formula magica pronunciata nella lingua del non senso possa arginare il pulsare
cannibale della bella fica carnosa che ha tra la zampe inferiori? Su, non siate
degli illusi, siate seri, siate dignitosi. Ma vi rendete conto che, come un’alligatrice,
non appena vi ha visti ammucchiarvi tromboni per parlare di “cose importanti” ha organizzato in due
schiocchi di dita la monta taurina che, per sua stessa oscena ammissione
durante la chiavagione, non ha fatto che desiderare da star male da quando l’ho
impalata nel cesso come una zoccola da stazione degli autobus? Ne siete
coscienti?
Ma
lo vedete questo culo? Potete notare la straordinaria e facile dilatazione dell’ano?
Vedete come la mia Minchia Rampazza riempie con agio quello sfintere abusato?
Potrete comprendermi se vi dirò che manifesto una certa qual ritrosia a credere
che questo stimabile sfondamento sia avvenuto ad opera dei colpi del Cornuto
Renitente? Potrete comprendermi se vi dirò che ho la ferma convinzione che la
pregevole alesatura dell’ano sia opera di ben altri cazzi, assai meno boiardi e
assai meno manichei? Ve ne avrete a male? Spero di no.
Le
sborro rantolando tra i piedi che guido compressi attorno alla mia cappella e
la Signora si stropiccia sorridente la fica, sussurrandomi apprezzamenti
estasiati in merito alle dimensioni del Megacazzo da Monta Selvaggia che ho tra
le gambe.
Poi
le scivolo addosso e mi copre di baci e carezze, siamo sfiniti ed ansimanti e
di là si combinano le sorti di un piccolo mondo fatto di piccoli uomini tra i
quali almeno uno è un portatore sano di corna stambecchiane.
Fumiamo,
decadenti, molli, lascivi, ignudi e ostentanti, come quell’alcova richiede.
La
guardo avviarsi nel bagno privato dell’Imperatrice per sciacquarsi lo sperma
dalle dita dei piedi e dare fresco sollievo ai buchi strapazzati e le bacio le
spalle, aderendo al suo corpo nudo, sussurrandole che vorrei ricominciare
daccapo.
Ma
non si può, il tempo a disposizione è scaduto, la Signora si trucca com’era all’inizio,
cerca la lacca, la trova, si riassetta e si veste e poi, con il bagliore dello
sperma negli occhi, mi dà il suo numero privato
di cellulare e chiede in cambio il mio, dicendomi che le piacerebbe rivedermi
con calma, con molta calma, ed io concordo, dicendole anche che ho un posto
appartato, nel nulla, in cui potremmo trascorrere Le Ore Liete assieme e lei
sussurra “perfetto” sorridendomi,
baciandosi il polpastrello dell’indice per poi appoggiarlo sulle mie labbra.
Manterrò
il delicato equilibrio, amici degli
amici degli amici, riempendole con pari dignità bocca, culo e fica, anche se
non necessariamente in quest’ordine.
Non
temiate amici degli amici degli amici.
E’
una promessa, la mia.
Non
una sciocca minaccia.
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