Resto
per ultimo, da solo, nel Salone Principale e aspetto Milly, con l’intento di
parlarle.
La
riunione procede e procede e procede, anche se ogni tanto sento uscire qualcuno
che poi esce dalla porta principale e se ne va giù per le scale.
Poi
il trambusto.
Escono
tutti, rumore di sedie, risate, porte che sbattono. Dal Salotto le Stagionate
Puttane raggiungono i rispettivi compari e la confusione si accresce. Parlano
forte, fanno caciara.
Resto
seduto, impassibile.
Poi
sento il ticchettio dei tacchi della bella Imperatrice.
La
riconoscerei anche di notte, al buio. Ha una camminata che è una firma.
“Oh, tesoro! Cosa fai qui da solo?” mi chiede apprensiva venendomi a baciare e ad
abbracciare.
“Ti aspettavo” le
sussurro facendo scivolare una mano dentro al vestito per saggiare la rotonda
mammella nuda.
“Ohh Tazio… mi spiace… ma stasera no…
stasera ho… “ e indica con gli occhi la confusione nel corridoio.
“…una marchetta da fare…” concludo
poco signorilmente la frase.
“Ti prego, Tazio, mi fai sentire come
una puttana da due soldi così…” aggiunge sdegnata.
No,
non sei una puttana da due soldi. Sei una puttana da duemila soldi. Ma non te
lo dico, non serve.
“Scherzavo, scusami. Comunque dobbiamo
parlare, c’è del malumore pesante”
“Cos’è successo???”
“Te ne parlo domani. Ora vado.”
“Un accenno, almeno, per favore.”
“Brevissimamente: l’invasione di
questi non è piaciuta, perché nessuno sa chi siano. Ed è ancor meno piaciuto
che le troie che stavano di là irrompessero qui dentro ridacchiando in faccia a
due coppie che stavano scopando. Alcuni meditano sul rinnovo della retta. Fine
della comunicazione. Ci vediamo domani, vai adesso.”
Il
volto si trasfigura. Diviene la maschera di Mefistofele. Rossa in viso.
Mi
guarda, mi ringrazia masticando una bestemmia velenosa, mi bacia e parte,
ticchettando furiosamente.
Io
busso da Habana e scendo da lì.
Meglio,
secondo me.
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