Un viaggio meraviglioso. Avventuroso. Sicuro.
Duecentoottanta chilometri d'Africa, con un'africana deliziosa, cosa si può volere di più?
Adesso l'africana dorme nuda e profumata di doccia nel lettone costoso del blasonato e storico hotel e io non ho sonno.
E allora faccio un po' d'ordine, sulla base dei ricordi di insiemistica delle elementari.
Allora.
Ero sposato con una donna che ha distrutto la mia vita e i miei sentimenti.
Sono impazzito (clinicamente) quando mi ha mandato affanculo e ho ritenuto sostenibile solo l'affrontare la vita a segmenti tratteggiati, dove il segmento più lungo durava sei ore. Ho sfruttato la mia impressionante bellezza e le mie doti genitali per fottere le donne puttane degli amici di merda che mi hanno lasciato nella medesima senza una parola. Ho chiavato e ravanato tutta la spazzatura umana a portata di mano, sborrando pensieri e solitudine come non fossero manco miei. Ho riattivato un'agenzia lanciandola in un modesto successo, modesto ma interessante al punto di venderla e di guadagnarci, investendo quattro baiocchi.
Ho finto rapporti, clandestini ed in chiaro, ammettendo implicitamente di non avere alcuna intenzione di farmi coinvolgere in alcun rapporto.
Sono arrivato all'orlo dell'ennesima crisi, dalla quale sono stato salvato da una donna giovane (la Skizza) che ho ritenuto di dover ripagare con un amore sintetico che, badate bene, corrisponde al 95% degli amori che ci sono in giro.
Lei è partita per Londra grazie al mio aiuto ed io sono rimasto qui, a tentare di farmi bastare quel po' che non mi è mai bastato, sino a un giorno in cui ho deciso l'uso di un "noi" indefinito e ho lasciato l'Italia, tentando di sistemare capra (io) e cavolo (lei) nella prospettiva di una rinascita congiunta e nella prospettiva di un abborracciamento di un rapporto fallito ab origine, non dissimile da quello del 95% della gente sulla crosta terrestre, voi amati lettori inclusi.
Sono salito in UK, ho tentato, ho esplorato, in nome di quel noi e poi, improvvisamente, mi sono reso conto che le sue scelte erano improntate all' "io", probabilmente anche senza viraggi repentini, probabilmente travisate dalla mia (inconsciamente bramata) cieca fiducia.
E così ho ritirato i remi, ponendomi nuovamente nell'ottica singola, singolare ed unitaria di Tazio.
Sono andato a Parigi, cogliendo l'offerta e l'opportunità utili all'io Tazio.
Esse sono fallite.
Ho allora deciso di andare alle Canarie, poichè lo desideravo e l'ho sempre subordinato alla realtà altrui.
Le Canarie mi hanno deluso e ho deciso di andare in Senegal, tappa Marocco per vaccinazioni, facendolo.
Mi sono plasmato su Dakar, quella vera.
Ho acquisito un amico e un'amante.
Mi sono spostato, oggi, al nord del paese con lei.
Sono felice? Ovviamente no, così come ero infelice quando taggavo i post "felice" e "Squinzy".
Sono curioso, stupefatto, orgoglioso e solo. Come sempre.
Vi è l'eventualità che in questo fai-da-te-no-alpitour-ahi-ahi-ahi io ci lasci accidentalmente le penne.
Perchè qui non è mica Rubattino, questa è l'Africa.
Beh.
Sapete che vi dico?
Secondo me la morte non è il peggiore dei mali. La morte è incredibilmente sopravvalutata, così come l'amore, i soldi e la carriera.
Mi ammazzeranno? E va ben, tanto sarei morto comunque, un giorno.
Non mi ammazzeranno? E va ben, vuol dire che non era ora, ma che questa comunque arriverà. Facìle.
Stasera cena a La Louisienne, che io adoro l'aragosta e qui non costa un cazzo.
Io e l'africana, qui, all'inferno.
Pagine
sabato 4 maggio 2013
venerdì 3 maggio 2013
Vaffanculo Bonolis dimmerda
Sono molto emozionato, non posso nasconderlo. Anche il fatto di viaggiare con Ninà mi piace, davvero. Maurice dice che in quattro ore, quattro ore e mezza sono su. Mi dice di fare attenzione agli animali, specie quando mi avvicino ai centri abitati. Capre, cani e somari attraversano fottendosene di tutti, giustamente d'altronde.
La Toyota è del 1988, motore a benzina 6 cilindri 4.2 litri.
Sarà assetata come un traghetto della Tirrenia, ma pazienza.
Certo che la benza qui non te la tirano mica dietro eh. Al cambio costa 1 euro e 20 centesimi. C'avranno anche loro le accise sulla guerra d'Eritrea come noi? Bah.
Comunque, figata.
Ho già prenotato la nostra camerella all'Hotel de La Poste. Favoloso.
Vorrei partire presto, ma Ninà mi sarà d'ostacolo, perchè a svegliarla, quella, ci vuole un Raudo nel culo. Però mi è tanto, ma tanto, simpatica. Perchè ride, mette allegria, è contagiosa, elegantissima, atletica. Speriamo sia contagiosa solo per l'allegria.
Certo che, oh, raga, a me dei motori non me ne fotte un beato cazzo, ma quando metti in moto un 4.2 a benza, minchia se ronfa. Fosse un V8 sarebbe perfetto. Po-po-plom-po-po-plom-po-po-plom. In America avevo un amico che girava con un Dodge Ramcharger con motore 5.9 a benza. Ti faceva paura. Ma era musica sacra, in un certo senso.
Ma anche il mio Land Cruiser è una bomba.
E poi, per l'equivalente di 5.000,00 euro cosa cazzo mi compravo? Una Honda Civic?
Si parte, si va.
Cazzo c'ho l'adrenalina a mille. Maurice mi dice "Occhio toubab, che Saint-Louis non è un centro vacanze…" e mi guarda con quelle uova sode ammonitrici che si stagliano nell'ebano del resto. Non importa, voglio vedere, voglio capire, voglio imparare. Cosa credi Maurice, che la decadenza melmosa e liquamosa dell'Europa dimmerda sia un'elevazione qualitativa?
Ma tanto c'abbiamo discusso centinaia di litri di birra su 'sta faccenda, è inutile, è un fottuto testone.
Stasera, qui al Libellule, grande cena d'arrivederci. Ho messo duecentomila franchi sulla tavola di Sara prima, perchè voglio che cucini il paradiso per me e per i miei amici: Maurice, Ibra, lei e Ninà. Lei si è stranita e mi ha detto: è un addio? Manco morto. E' un regalo. E tu sai come usare il danaro Sara. Lei sorride e dice: vi faccio il thièboudienne. Perfetto. E vino, birra, quello che vuoi.
In Africa ti germogliano i piedi, sapete? Germogliano velocissimi, approfondiscono, si legano alla terra, scendono, scavano e quando tu vuoi andartene le tue radici, d'improvviso stanno là. Lo chiamano "mal d'Africa" ma è sbagliato, totalmente sbagliato.
Non è un male.
E' un bene.
Queste persone sono TUTTE buone, pacifiche, accoglienti, comprensive, SENZA PREGIUDIZI, dio che scuola di vita incredibile.
Domani io e la mia compagna di viaggio partiamo.
E andiamo in un posto che non abbiamo mai visto.
E che ci segnerà.
Forse è questo il senso della vita.
Vaffanculo Bonolis democristiano miliardario.
Hai sporcato una frase epocale.
D'altronde, sei molto più toubab di me.
Vaffanculo.
La Toyota è del 1988, motore a benzina 6 cilindri 4.2 litri.
Sarà assetata come un traghetto della Tirrenia, ma pazienza.
Certo che la benza qui non te la tirano mica dietro eh. Al cambio costa 1 euro e 20 centesimi. C'avranno anche loro le accise sulla guerra d'Eritrea come noi? Bah.
Comunque, figata.
Ho già prenotato la nostra camerella all'Hotel de La Poste. Favoloso.
Vorrei partire presto, ma Ninà mi sarà d'ostacolo, perchè a svegliarla, quella, ci vuole un Raudo nel culo. Però mi è tanto, ma tanto, simpatica. Perchè ride, mette allegria, è contagiosa, elegantissima, atletica. Speriamo sia contagiosa solo per l'allegria.
Certo che, oh, raga, a me dei motori non me ne fotte un beato cazzo, ma quando metti in moto un 4.2 a benza, minchia se ronfa. Fosse un V8 sarebbe perfetto. Po-po-plom-po-po-plom-po-po-plom. In America avevo un amico che girava con un Dodge Ramcharger con motore 5.9 a benza. Ti faceva paura. Ma era musica sacra, in un certo senso.
Ma anche il mio Land Cruiser è una bomba.
E poi, per l'equivalente di 5.000,00 euro cosa cazzo mi compravo? Una Honda Civic?
Si parte, si va.
Cazzo c'ho l'adrenalina a mille. Maurice mi dice "Occhio toubab, che Saint-Louis non è un centro vacanze…" e mi guarda con quelle uova sode ammonitrici che si stagliano nell'ebano del resto. Non importa, voglio vedere, voglio capire, voglio imparare. Cosa credi Maurice, che la decadenza melmosa e liquamosa dell'Europa dimmerda sia un'elevazione qualitativa?
Ma tanto c'abbiamo discusso centinaia di litri di birra su 'sta faccenda, è inutile, è un fottuto testone.
Stasera, qui al Libellule, grande cena d'arrivederci. Ho messo duecentomila franchi sulla tavola di Sara prima, perchè voglio che cucini il paradiso per me e per i miei amici: Maurice, Ibra, lei e Ninà. Lei si è stranita e mi ha detto: è un addio? Manco morto. E' un regalo. E tu sai come usare il danaro Sara. Lei sorride e dice: vi faccio il thièboudienne. Perfetto. E vino, birra, quello che vuoi.
In Africa ti germogliano i piedi, sapete? Germogliano velocissimi, approfondiscono, si legano alla terra, scendono, scavano e quando tu vuoi andartene le tue radici, d'improvviso stanno là. Lo chiamano "mal d'Africa" ma è sbagliato, totalmente sbagliato.
Non è un male.
E' un bene.
Queste persone sono TUTTE buone, pacifiche, accoglienti, comprensive, SENZA PREGIUDIZI, dio che scuola di vita incredibile.
Domani io e la mia compagna di viaggio partiamo.
E andiamo in un posto che non abbiamo mai visto.
E che ci segnerà.
Forse è questo il senso della vita.
Vaffanculo Bonolis democristiano miliardario.
Hai sporcato una frase epocale.
D'altronde, sei molto più toubab di me.
Vaffanculo.
Chi ha avuto deve dare e chi ha dato deve avere: partita doppia perfetta
Che giornata allucinante ieri. Non smetto di sorridere da ieri pomeriggio.
Cominciamo dalla fine: accanto al mio MacBook giace attonita una patente internazionale Vienna 1968, falsa come una fotocopia di una banconota da ventidue euro. Ma è perfetta perchè, mi spiega Maurice, la suddetta patente serve solo a contenere delle banconote, che sono quelle la documentazione necessaria alle forze dell'ordine. A sua volta il documentello mi è costato tre cartoni da cento euro, ma in pratica zero e capirete poi il perchè.
Domani si parte per Saint-Louis a bordo di una Toyota Land Cruiser ritirata oggi, vecchia come mio nonno, ma in perfetto stato di funzionamento, a detta di Maurice che è il mio spacciatore preferito di Toyote Land Cruiser vecchie come mio nonno.
Ma andiamo disordinatamente ed illogicamente all'indietro nella giornata di ieri.
Ieri mattina ho cazzeggiato come al solito e poi ho preso una car rapide per andare in spiaggia a finire di cazzeggiare. Bene.
Munito di asciugamano terital misto aria, infraditato, bermudato e camiciato aperto (un dio greco in versione africana, insomma) cammino lungo la spiaggia cercando di allontanarmi dalla folla. Non è un problema grossissimo perchè la spiaggia di Dakar, quella dell'arrivo della Parigi-Dakar per intenderci, è lungo settecentonovantasei chilometri.
Non avvertendo l'esigenza di camminare quattordici ore, appena finita la parte lettinata e ombrellonata, calo il mio telo mare raffigurante una palma e la scritta HAWAII (logica schiacciante) e, denudatomi per quanto concesso, mi stampo, mi schianto, mi spiaggio e aderisco ad alma mater a prendere il sole d'Africa.
Fatta mezz'ora arriva una tizia, bianca, una cougar-mature-granny over 60, ex ultrafigone giovanile, coperta di oro come la Madonna di Loreto, abbronzatissima, occhialatissima, capello biondo ramato tirato col gel e strozzato in uno chignon scolpito .
Si impossessa di un lettino da mare, si denuda nei limiti e si mette a leggere.
Io mantengo basso il profilo e nessuno si fa male.
Nel giro di dieci minuti comincia l'assalto dei giovani marciatori neri, tutti musicisti, tutti suonatori di congas, tutti artisti, tutti puttani che si offrono (non senza insistenza) alle bianche che, di norma, una razzolata col tarello nero prima di ritornare nei continenti bianchi se la fanno dare. Anche perchè, se non se la facessero dare, non ci sarebbero tutti questi artisti bohemienne in spiaggia.
E nemmeno la cougar-mature-granny viene risparmiata, anche perchè il look della minchiaiola stagionata ce l'ha. Da quel primo approccio capisco di lei due cose: la prima è che è americana, la seconda che è una cougar-mature-granny piuttosto aggressive con quasi tutti, tranne che con qualcuno con cui si intrattiene in rilassate chiacchiere; insomma, secondo me, il troione qualcuno dei ficadores lo conosce perchè se lo è fatto mettere.
Poi, a un tratto, la cougarona giaguara comincia a puntarmi, forse ammaliata dalle dimensioni del mio pacco che, diciamocelo, pur essendo nel continente nero regge la partita. E il fissaggio non è per nulla mascherato. Anzi. Si siede per occhieggiarmi per bene e quindi mi saluta con la mano e mi invita ad avvicinarmi. Cazzo vuole questa, mi chiedo, ma raccatto le mie povere cose e mi avvicino.
Mi dà la mano e, in un francese assai più drammatico del mio, mi dice di chiamarsi Jane. Resisto dal dire piacere Tarzan o Tazian e le chiedo in inglese se è americana o anglosassone. Domanda pleonastica a una simile grezzona troionalooking: è texana, niente di meno, e si ingalla come una pitona affamata quando capisce che può fare a pezzi con la bocca l'inglese, che io la capisco e ne parlo uno assai più forbito e british che LEI talvolta non capisce.
Ottimo.
Resta il quesito: perchè cazzo mi hai chiamato? Quesito svelato in meno di dieci minuti, allorquando la cougarmaturegranny Jane mi rivela, senza tanti preamboli, che la "black meat" ha il solo pregio della dimensione, che i neri sono degli scopatori dimmerda e che non c'è gara tra un bianco ben dotato e un nero superdotato, che il bianco ben dotato una donna la fa felice per due giorni e il nero per due minuti, per cui, detto questo e considerato che sono su quella spiaggia, insomma, che tariffe ho?
Vi dico la verità, ci ho messo qualche secondo a realizzare che la CMG mi considerava un puttano e voleva sapere quanti quattrini volevo per fotterla.
Dura cazzo, molto dura da gestire, non sapendo quanto prendono i boys scuri qui. Ho iniziato a prenderla larga, dicendo che dipendeva molto da ciò che mi veniva richiesto, poichè l'intera nottata con cena aveva un prezzo, prestazioni più corte un altro, la gamma offerta nel corso della prestazione pure, insomma si fa presto a dire quanto vuoi eh.
Dipende.
La nonna non si scoraggia di certo: mi dice che serate e cene non se ne parla perchè suo marito rientra in albergo e quindi, guardando l'orologio, mi dice "diciamo un tre ore subito, in albergo da me, all inclusive". Che vuol dire infilamenlo ovunque riesci a spingerlo, borsetta inclusa.
Calcolo rapido, rapidissimo: sono bianco, merce rara, ce l'ho grosso, merce rara, una troia coi fiocchi si puppa 35.000 franchi, cioè 50 euro una svelta, quindi in tre ore di svelte se ne fanno, per cui tac, tac, è vecchia, mi piace, pum pum pum, le chiedo se vuole saperlo in dollari o in franchi e mentre lei ride rispondendomi che lo vuole sapere in Yen, faccio gli ultimi ritocchi e sparo la mia bordata: 600 dollari. E guardo l'orizzonte con lo sguardo di Pierce Brosnan, attendendo un comprensibile rifiuto, ma invece la texana mi accarezza un ginocchio e mi dice ok, andiamo, seguimi.
Minchia raga, ecco il sogno di una vita materializzato nel continente culla dell'uomo: mi sono prostituito con una sconosciuta. Sono un puttano.
Un cazzo di albergazzo da tremila e una notte, finalmente una doccia decente, finalmente del bourbon decente e poi vai Tazio, annichiliscila, falle toccare il cielo con un capezzolo, arala, fresala, sarchiala, concimala, sovesciala e poi seminala, ovunque, trivellala, estraila, intubala, perforala, gassificala, liquefala, o liquefacila anche, comprimila, condesnala e sublimala, poi torniscila e smussala, limala, sbiancala, impastala ed infornala, setacciala e flambala e poi attendi che ti dica basta, basta, basta, cosa che avviene allo scoccare del trentaduesimo minuto della terza ora.
Mi ama.
Sì.
E mi confessa ansimante che nemmeno da giovane, mai, e sì che di cazzi dice di averne presi a mazzi di quadruple dozzine, ha mai trovato uno stallone scatenato e sublime come me.
E sono soddisfazioni, sapete, dopo aver tanto studiato le tecniche di marketing e comunicazione, dopo saper citare a memoria ogni passo del Nuovo Manuale di Tecniche Pubblicitarie di Marco Lombardi. Non c'è niente da fare, la cultura paga.
Seicento cartoni americani amici. Era destino che la patente dovesse costare zero, ha!
Saint-Louis aspettaci.
Io e Ninà arriviamo domani.
Cominciamo dalla fine: accanto al mio MacBook giace attonita una patente internazionale Vienna 1968, falsa come una fotocopia di una banconota da ventidue euro. Ma è perfetta perchè, mi spiega Maurice, la suddetta patente serve solo a contenere delle banconote, che sono quelle la documentazione necessaria alle forze dell'ordine. A sua volta il documentello mi è costato tre cartoni da cento euro, ma in pratica zero e capirete poi il perchè.
Domani si parte per Saint-Louis a bordo di una Toyota Land Cruiser ritirata oggi, vecchia come mio nonno, ma in perfetto stato di funzionamento, a detta di Maurice che è il mio spacciatore preferito di Toyote Land Cruiser vecchie come mio nonno.
Ma andiamo disordinatamente ed illogicamente all'indietro nella giornata di ieri.
Ieri mattina ho cazzeggiato come al solito e poi ho preso una car rapide per andare in spiaggia a finire di cazzeggiare. Bene.
Munito di asciugamano terital misto aria, infraditato, bermudato e camiciato aperto (un dio greco in versione africana, insomma) cammino lungo la spiaggia cercando di allontanarmi dalla folla. Non è un problema grossissimo perchè la spiaggia di Dakar, quella dell'arrivo della Parigi-Dakar per intenderci, è lungo settecentonovantasei chilometri.
Non avvertendo l'esigenza di camminare quattordici ore, appena finita la parte lettinata e ombrellonata, calo il mio telo mare raffigurante una palma e la scritta HAWAII (logica schiacciante) e, denudatomi per quanto concesso, mi stampo, mi schianto, mi spiaggio e aderisco ad alma mater a prendere il sole d'Africa.
Fatta mezz'ora arriva una tizia, bianca, una cougar-mature-granny over 60, ex ultrafigone giovanile, coperta di oro come la Madonna di Loreto, abbronzatissima, occhialatissima, capello biondo ramato tirato col gel e strozzato in uno chignon scolpito .
Si impossessa di un lettino da mare, si denuda nei limiti e si mette a leggere.
Io mantengo basso il profilo e nessuno si fa male.
Nel giro di dieci minuti comincia l'assalto dei giovani marciatori neri, tutti musicisti, tutti suonatori di congas, tutti artisti, tutti puttani che si offrono (non senza insistenza) alle bianche che, di norma, una razzolata col tarello nero prima di ritornare nei continenti bianchi se la fanno dare. Anche perchè, se non se la facessero dare, non ci sarebbero tutti questi artisti bohemienne in spiaggia.
E nemmeno la cougar-mature-granny viene risparmiata, anche perchè il look della minchiaiola stagionata ce l'ha. Da quel primo approccio capisco di lei due cose: la prima è che è americana, la seconda che è una cougar-mature-granny piuttosto aggressive con quasi tutti, tranne che con qualcuno con cui si intrattiene in rilassate chiacchiere; insomma, secondo me, il troione qualcuno dei ficadores lo conosce perchè se lo è fatto mettere.
Poi, a un tratto, la cougarona giaguara comincia a puntarmi, forse ammaliata dalle dimensioni del mio pacco che, diciamocelo, pur essendo nel continente nero regge la partita. E il fissaggio non è per nulla mascherato. Anzi. Si siede per occhieggiarmi per bene e quindi mi saluta con la mano e mi invita ad avvicinarmi. Cazzo vuole questa, mi chiedo, ma raccatto le mie povere cose e mi avvicino.
Mi dà la mano e, in un francese assai più drammatico del mio, mi dice di chiamarsi Jane. Resisto dal dire piacere Tarzan o Tazian e le chiedo in inglese se è americana o anglosassone. Domanda pleonastica a una simile grezzona troionalooking: è texana, niente di meno, e si ingalla come una pitona affamata quando capisce che può fare a pezzi con la bocca l'inglese, che io la capisco e ne parlo uno assai più forbito e british che LEI talvolta non capisce.
Ottimo.
Resta il quesito: perchè cazzo mi hai chiamato? Quesito svelato in meno di dieci minuti, allorquando la cougarmaturegranny Jane mi rivela, senza tanti preamboli, che la "black meat" ha il solo pregio della dimensione, che i neri sono degli scopatori dimmerda e che non c'è gara tra un bianco ben dotato e un nero superdotato, che il bianco ben dotato una donna la fa felice per due giorni e il nero per due minuti, per cui, detto questo e considerato che sono su quella spiaggia, insomma, che tariffe ho?
Vi dico la verità, ci ho messo qualche secondo a realizzare che la CMG mi considerava un puttano e voleva sapere quanti quattrini volevo per fotterla.
Dura cazzo, molto dura da gestire, non sapendo quanto prendono i boys scuri qui. Ho iniziato a prenderla larga, dicendo che dipendeva molto da ciò che mi veniva richiesto, poichè l'intera nottata con cena aveva un prezzo, prestazioni più corte un altro, la gamma offerta nel corso della prestazione pure, insomma si fa presto a dire quanto vuoi eh.
Dipende.
La nonna non si scoraggia di certo: mi dice che serate e cene non se ne parla perchè suo marito rientra in albergo e quindi, guardando l'orologio, mi dice "diciamo un tre ore subito, in albergo da me, all inclusive". Che vuol dire infilamenlo ovunque riesci a spingerlo, borsetta inclusa.
Calcolo rapido, rapidissimo: sono bianco, merce rara, ce l'ho grosso, merce rara, una troia coi fiocchi si puppa 35.000 franchi, cioè 50 euro una svelta, quindi in tre ore di svelte se ne fanno, per cui tac, tac, è vecchia, mi piace, pum pum pum, le chiedo se vuole saperlo in dollari o in franchi e mentre lei ride rispondendomi che lo vuole sapere in Yen, faccio gli ultimi ritocchi e sparo la mia bordata: 600 dollari. E guardo l'orizzonte con lo sguardo di Pierce Brosnan, attendendo un comprensibile rifiuto, ma invece la texana mi accarezza un ginocchio e mi dice ok, andiamo, seguimi.
Minchia raga, ecco il sogno di una vita materializzato nel continente culla dell'uomo: mi sono prostituito con una sconosciuta. Sono un puttano.
Un cazzo di albergazzo da tremila e una notte, finalmente una doccia decente, finalmente del bourbon decente e poi vai Tazio, annichiliscila, falle toccare il cielo con un capezzolo, arala, fresala, sarchiala, concimala, sovesciala e poi seminala, ovunque, trivellala, estraila, intubala, perforala, gassificala, liquefala, o liquefacila anche, comprimila, condesnala e sublimala, poi torniscila e smussala, limala, sbiancala, impastala ed infornala, setacciala e flambala e poi attendi che ti dica basta, basta, basta, cosa che avviene allo scoccare del trentaduesimo minuto della terza ora.
Mi ama.
Sì.
E mi confessa ansimante che nemmeno da giovane, mai, e sì che di cazzi dice di averne presi a mazzi di quadruple dozzine, ha mai trovato uno stallone scatenato e sublime come me.
E sono soddisfazioni, sapete, dopo aver tanto studiato le tecniche di marketing e comunicazione, dopo saper citare a memoria ogni passo del Nuovo Manuale di Tecniche Pubblicitarie di Marco Lombardi. Non c'è niente da fare, la cultura paga.
Seicento cartoni americani amici. Era destino che la patente dovesse costare zero, ha!
Saint-Louis aspettaci.
Io e Ninà arriviamo domani.
martedì 30 aprile 2013
Blue note
E allora ieri sera, così all'improvviso, ho sentito il bisogno di rompere quest'isolamento e ho chiamato colui che mai mi sarei sognato di chiamare in altri, ormai lontanissimi, tempi. E lui, che era a Milano ed era appena rientrato in albergo dalla cena, mi ha ascoltato senza fiatare per tutto il tempo che ci ho messo a sintetizzargli (ma neanche tanto) la situazione.
Poi, quando ho finito con il mio solito "ecco", dall'altra parte ho sentito una risatina e un sospiro profondissimo.
"Sai cosa mi ha sempre fatto girare i coglioni Tazio? Che rivendichi il diritto di avere la sindrome di Peter Pan, che sfanculi chiunque te la contesti, ma poi a cose sbollite sei sempre corso da qualcuno a cercare la benedizione, come si fa con un padre. Ma dico, ti rendi conto?"
Il Ruggi non è un fesso. Lo è quando vuole esserlo, quindi ne è cosciente, per cui non lo è affatto. E, infatti, non ha detto una cosa da fesso. Ha detto una verità. Io ho bisogno di conferme, a periodi variabili, quasi dei checkpoint nei quali qualcuno mi aiuti a fare la cernita delle cazzate dalle cose giuste. Una specie di correttore di rotta, possibilmente non della marca cara a Schettino.
"Cosa vuoi che ti dica Tazio? Magari c'hai ragione tu, che cazzo ne so. Magari l'hai infilata tu la cruna dell'ago e l'Africa è la soluzione migliore per tutti i mal di vivere. Stai lì, mangi bene, vivi bene e paghi un cazzo, ti trombi le nere che sono delle fighe scopaiole da paura, ma che cazzo di senso avrebbe pensare ad una soluzione qui. Qui poi, dove la democrazia cristiana è nuovamente al potere. Però non so, c'è qualcosa che mi sfugge, te lo dico con franchezza."
Sfugge a te e sfugge a me, amico mio, cosa credi? Solo che delle due l'una: o a causa di questo dettaglio misterioso, che rappresenta la nota strana, mollo tutto e torno a casa, o cerco di capire se quella nota strana è una blue note, me ne impadronisco e ci faccio sopra un incredibile blues.
"Se torni io e te ci mettiamo in affari Taz. Stavolta ti ci tiro fuori io dalla merda. I soldi non sono un cazzo in mano ai coglioni. Se tu hai soldi in mano ti costruisci il mondo che vuoi, fatto come lo vuoi tu e vedrai che non sarà necessario sacrificare gli amici, potranno avere un loro posto nel tuo mondo e tu diventerai sereno come ti meriti e ti dirò di più, io sono un egoista e siccome non so usarlo il danaro, vorrei che tu costruissi un mondo dove mi posso accomodare anche io."
Incredibile. E commovente. Lui una volta, ere geologiche fa, era questo. Brillante, capace, rapido, intellettualmente non banale, perchè questa arringa è intellettualmente fine, la apprezzo, mi commuove, capisco che la caduta dell'Impero ha fatto uscire dalla crosta di merda il Ruggi di un tempo antico.
Però il tempo passa, non siamo in Sim City, siamo nella nostra cazzo di vita.
Mi ruotano nelle orecchie nomi che, sino a poco tempo fa, mi mettevano un'euforica pelle d'oca: The Mill, Young&Rubicam, Saatchi, TBWA, Leo Burnett, McCANN.
E adesso mi rendo conto che non me ne frega più un cazzo, ho già dato.
Ho i piedi impolverati col segno delle infradito e mentre telefono Nina dorme nel mio letto.
Non so perchè mi sia rimasta appiccicata, ma mi fa piacere. Non glielo chiedo di certo. Forse crede che sia ricco e che la sposerò, ma tra un po' la sveglio e glielo dico, non voglio essere di ostacolo a una prostituta che cerca di sistemarsi, no, mai.
Chiudo col Ruggi che da lui erano le due, dicendogli che gli voglio bene e che rifletterò senz'altro sulle sue parole, perchè è vero.
Poi mi spoglio e raggiungo la schiena di seta nera di Nina, abbracciandola da dietro.
E l'agitatore fa molto Apocalypse now e forse ogni Apocalisse ha il suo agitatore da qualche parte e Nina si sveglia e mi guarda e mi sorride felice.
La tengo stretta e le carezzo il viso e in italiano le chiedo perchè non la amo e perchè non mi ama e lei mi stupisce, dicendomi felice l'unica cosa che sa in italiano "Ti amo Tassiò".
Che bello, Nina è calda, liscia, morbida. Si potrebbe morire dopo quello che ho sentito sul suo corpo. Varrebbe la pena di aver vissuto una vita intera solo l'averla tenuta a dormire sulla mia spalla, con quelle treccine e quel profumo meraviglioso e quel respiro così diverso e così meraviglioso.
Me la porto a Saint-Louis, ho deciso. E lei ci viene senza difficoltà, anzi, è contenta. Non è mai stata a Saint-Louis. E nemmeno io.
"Cerchiamo una blue note, laggiù, Nina" e lei mi guarda con quegli occhioni e il sorriso bambino di chi non capisce, ma non chiede perchè fa lo stesso.
La bellezza salverà il mondo.
Forse è proprio vero.
Forse sì.
Poi, quando ho finito con il mio solito "ecco", dall'altra parte ho sentito una risatina e un sospiro profondissimo.
"Sai cosa mi ha sempre fatto girare i coglioni Tazio? Che rivendichi il diritto di avere la sindrome di Peter Pan, che sfanculi chiunque te la contesti, ma poi a cose sbollite sei sempre corso da qualcuno a cercare la benedizione, come si fa con un padre. Ma dico, ti rendi conto?"
Il Ruggi non è un fesso. Lo è quando vuole esserlo, quindi ne è cosciente, per cui non lo è affatto. E, infatti, non ha detto una cosa da fesso. Ha detto una verità. Io ho bisogno di conferme, a periodi variabili, quasi dei checkpoint nei quali qualcuno mi aiuti a fare la cernita delle cazzate dalle cose giuste. Una specie di correttore di rotta, possibilmente non della marca cara a Schettino.
"Cosa vuoi che ti dica Tazio? Magari c'hai ragione tu, che cazzo ne so. Magari l'hai infilata tu la cruna dell'ago e l'Africa è la soluzione migliore per tutti i mal di vivere. Stai lì, mangi bene, vivi bene e paghi un cazzo, ti trombi le nere che sono delle fighe scopaiole da paura, ma che cazzo di senso avrebbe pensare ad una soluzione qui. Qui poi, dove la democrazia cristiana è nuovamente al potere. Però non so, c'è qualcosa che mi sfugge, te lo dico con franchezza."
Sfugge a te e sfugge a me, amico mio, cosa credi? Solo che delle due l'una: o a causa di questo dettaglio misterioso, che rappresenta la nota strana, mollo tutto e torno a casa, o cerco di capire se quella nota strana è una blue note, me ne impadronisco e ci faccio sopra un incredibile blues.
"Se torni io e te ci mettiamo in affari Taz. Stavolta ti ci tiro fuori io dalla merda. I soldi non sono un cazzo in mano ai coglioni. Se tu hai soldi in mano ti costruisci il mondo che vuoi, fatto come lo vuoi tu e vedrai che non sarà necessario sacrificare gli amici, potranno avere un loro posto nel tuo mondo e tu diventerai sereno come ti meriti e ti dirò di più, io sono un egoista e siccome non so usarlo il danaro, vorrei che tu costruissi un mondo dove mi posso accomodare anche io."
Incredibile. E commovente. Lui una volta, ere geologiche fa, era questo. Brillante, capace, rapido, intellettualmente non banale, perchè questa arringa è intellettualmente fine, la apprezzo, mi commuove, capisco che la caduta dell'Impero ha fatto uscire dalla crosta di merda il Ruggi di un tempo antico.
Però il tempo passa, non siamo in Sim City, siamo nella nostra cazzo di vita.
Mi ruotano nelle orecchie nomi che, sino a poco tempo fa, mi mettevano un'euforica pelle d'oca: The Mill, Young&Rubicam, Saatchi, TBWA, Leo Burnett, McCANN.
E adesso mi rendo conto che non me ne frega più un cazzo, ho già dato.
Ho i piedi impolverati col segno delle infradito e mentre telefono Nina dorme nel mio letto.
Non so perchè mi sia rimasta appiccicata, ma mi fa piacere. Non glielo chiedo di certo. Forse crede che sia ricco e che la sposerò, ma tra un po' la sveglio e glielo dico, non voglio essere di ostacolo a una prostituta che cerca di sistemarsi, no, mai.
Chiudo col Ruggi che da lui erano le due, dicendogli che gli voglio bene e che rifletterò senz'altro sulle sue parole, perchè è vero.
Poi mi spoglio e raggiungo la schiena di seta nera di Nina, abbracciandola da dietro.
E l'agitatore fa molto Apocalypse now e forse ogni Apocalisse ha il suo agitatore da qualche parte e Nina si sveglia e mi guarda e mi sorride felice.
La tengo stretta e le carezzo il viso e in italiano le chiedo perchè non la amo e perchè non mi ama e lei mi stupisce, dicendomi felice l'unica cosa che sa in italiano "Ti amo Tassiò".
Che bello, Nina è calda, liscia, morbida. Si potrebbe morire dopo quello che ho sentito sul suo corpo. Varrebbe la pena di aver vissuto una vita intera solo l'averla tenuta a dormire sulla mia spalla, con quelle treccine e quel profumo meraviglioso e quel respiro così diverso e così meraviglioso.
Me la porto a Saint-Louis, ho deciso. E lei ci viene senza difficoltà, anzi, è contenta. Non è mai stata a Saint-Louis. E nemmeno io.
"Cerchiamo una blue note, laggiù, Nina" e lei mi guarda con quegli occhioni e il sorriso bambino di chi non capisce, ma non chiede perchè fa lo stesso.
La bellezza salverà il mondo.
Forse è proprio vero.
Forse sì.
domenica 28 aprile 2013
Senza titolo
Sei bellissima, saliamo, fumiamo un caccolone di hashish così e sei sorridente e gentile e tenera e poi ti spogli e sei figa da urlare, che bei piedi, che bel culo, che bella fica rasata e calda, ti lecco, mi lecchi, ti voglio, ma senza, niente gomma, voglio pelle e ci stai e sorridi e ti chiavo e godiamo assieme, ansimi, godi, godo, la fica che sguazza, sei fradicia, poi quell'olio e nel culo, che bello il mio cazzo bianco che scompare nel tuo culo nero odoroso, che bello sentirti venire e poi schizzarti sul pube e vederti spalmare e succhiarti le dita con una piccola risata.
Grazie, Nina.
Grazie, Nina.
venerdì 26 aprile 2013
Incompatibilità di vedute dirigenziali
Mail a fiumi mi comunicano che sono un pezzo dimmerda umana, altre mi chiedono dove cazzo sono finito, una mi spiega che dai primi di maggio l'agenzia trasloca nel capoluogo di provincia taziale, lasciando libero l'immobile, saldandomi in un'unica soluzione tutti gli affitti da qui a fine anno, come da accordi scritti e un vecchio Mentore mi racconta di essere in procinto di uscire dalla società italo francese "causa incompatibilità di vedute dirigenziali" e quindi, in nome dell'antica amicizia, preferisce lasciarmi libero di valutare tutte le ipotesi che, certamente copiose, si staranno facendo avanti.
Incompatibilità di vedute dirigenziali.
In compenso da qui la veduta è ottima, essendo rivolta verso una nera stupenda, formosa, dalle tette imperiali e dal culo provinciale, che mi sbatterei lì, sulla bancarella dalla quale vende le sue cose.
Bene, dai.
Incompatibilità di vedute dirigenziali.
In compenso da qui la veduta è ottima, essendo rivolta verso una nera stupenda, formosa, dalle tette imperiali e dal culo provinciale, che mi sbatterei lì, sulla bancarella dalla quale vende le sue cose.
Bene, dai.
Boogie
Il caldo è africano, la notte pure, l'umidità è tropicale, la birra europea, poi arriva dal dietro e si siede davanti, a quel tavolo, annoiata, nera notte, con addosso un tubino verde mela che va dalle tettine alla base delle chiappe del culo e c'ha uno stacco di coscia che è un insulto alla fisica dei corpi, ma un elogio alla chimica dei miei ormoni e mentre la guardo sento che mi si intosta la Minchia Rampazza e sono felice di sentirla reagire, di ritrovarla dopo tanta calma meditativa e allora incrocio i suoi occhi e col capo faccio un cenno in merito all'andare di là e lei, scazzata e infastidita, alza il culo e viene da me ciabattando su quegli zatteroni, si siede sulle mie gambe e mi dice che il biglietto farebbe 50 e io rido e le infilo una mano tra le cosce di seta e mentre salgo le dico che 50 è un biglietto per due e che io sono uno e quindi le dò 25 e lei allarga le gambe lasciandomi toccare la sorca nuda e pelosa e mi dice che io c'ho il prezziario vecchio e che anche con la riduzione non si fa meno di 30 e io dico ok e lei si alza e mi prende per mano e andiamo di là.
Un triangolo a puà di ciuffi di pelo arruffati, palline di pelo in un triangolo perfetto, sfere solide e triangolo piano, la geometria dell'Africa odorosa di piscia, sudore, chiavate luride e l'Odore di Donna che bevo, lecco, annuso, mi ci bagno la faccia e mi ci inzuppo la lingua, mordo succhio e lecco, fotto di lingua, di dita, nel buco della fica rosato e nel buco del culo tinto d'inchiostro, mia sensuale Gazelle che giaci a gambe aperte e mi lasci godere del tuo odore selvatico, erotico e selvaggio, sublime droga, straordinaria esperienza religiosa e mistica più di qualsiasi messa latina.
Ti mangio, vorace, lento, insaziabile e tu cominci a godere e ti sento e questo mi esalta, mi piace sentire le tue dita tra i capelli, mi piace come inarchi la schiena a occhi chiusi, mi piace come guardi il mio Cazzo Randello Martello Rampazzo quando mi alzo a mostrartelo duro come la roccia calcarea del Mozambico Orientale e tu lo guardi dritto negli occhi e lo prendi in bocca in un soffio e mi tiri la pompa più calda, salivosa, scivolosa e golosa del mondo conosciuto e anche di quello sconosciuto.
Hai la bocca più carnosa, calda ed eccitante di qualsiasi fica bianca, succhi con abilità incredibile, me lo tiri a Marmo carrarese del tipo Ultraduro e poi scarti un gommino e me lo metti con la bocca, che te l'hanno insegnato i bianchi dimmerda, poi scivoli sulla schiena e mi guardi con gli occhi del Delizioso Peccato e apri le gambe e io ficco il mio Asso Di Bastoni Rampazzi nella tua Fica Sovrana e ti chiavo.
Respiri e mi guardi e ti alzo le braccia e te le piego sopra il capo e ti lecco le ascelle africane, l'afrore del sesso crudo, delizia per naso e lingua e ti impalo spingendo la Trivella Imperiale sino in fondo, sino a che chiudi gli occhi e apri la bocca e emetti una gutturale "A" gentile, ad indicarmi che la cappella ti sta entrando nella cervice e sto chiavandoti l'utero e questo fatto di perforarti finchè ce n'ho mi eccita in maniera mistica e sublime ed iniziamo a traspirare lucidandoci a poco a poco, nel bollore del sesso e nel calore dell'Africa Nera.
Ti sollevo le gambe e me le appoggio sulle spalle, spingendo forte, in fondo, voglio toccare il fondo dell'utero e tu mugoli piacere e il profumo africano dei tuoi piedi mi trasforma in una Bestia da Monta e ti sbatto, sudando, godendo del tuo sudore che ti rende nera lucida, come fossi coperta d'olio e spingo, fotto, lecco tra le tue dita e godo e tu ti aggrappi e mi dici quasi timida "Oui" e allora girati di fianco, senti come entra, senti come scivola, ti masturbo fottendoti e tu rantoli, e io sbatto e frullo, tutto dentro, tutto nella tua fica, nel tuo utero, voglio che godi bambola d'ebano, voglio godere e allora girati, cagnetta pecorella, senti come ti scivola in fondo?, sì lo senti eccome, con quella stupenda schiena sudata e quel culo superbo in mezzo al quale sorge quel gnocchetto nero che voglio scopare assolutamente e ti giro, mettendomi di schiena, senza uscire dalla tua fica e ti metti a cavalcare selvaggia, sbattendo forte per sentirlo meglio, per sentirlo come ti piace, per prenderlo tutto fino in gola e ti accarezzo le piante dei piedi bianche, e le chiappe del culo nere e ti alzi di scatto, ti giri, ti impali di nuovo, rivolta a me, piegata su di me a fottermi la bocca con la lingua grossa, mentre il tuo bacino sbatte e cominci a venire ed è meraviglioso sentire come godi, come lo prendi, che c'avrei voglia di sborrare anche io, ma invece no, aspetto e quando sei venuta ti schiaccio di pancia sul letto e ti lecco il culo, ti fotto con la lingua e ti sento che ti schiudi e quando ci punto il cazzo tu mi aiuti, entri col dito, ti allarghi mi guidi e sento il caldo del tuo intestino vellutato e scivolo e tu spingi e ti inculo, prima lento, poi più forte, ti inarchi ragnetta, lo prendi, tutto, ti muovi sensuale a occhi chiusi e sei talmente bella che mi fai venire in due colpi e ti vengo nel culo sbattendo e tu mi inciti a venire, vieni, vieni, vieni, vieni.
***
Giaccio con te su quel letto puzzolente di sudore e sborra e vivo un momento d'estasi sublime. Sudati, affannati, nudi, abbracciati.
Chi non sa di cosa sto parlando deve assolutamente scoprirlo.
Fermiamo il tempo.
Disperatamente, finchè ci riusciamo.
Poi torniamo di là e c'ho voglia di te più di prima, incantevole Gazelle.
Adoro questo posto.
Sì.
Un triangolo a puà di ciuffi di pelo arruffati, palline di pelo in un triangolo perfetto, sfere solide e triangolo piano, la geometria dell'Africa odorosa di piscia, sudore, chiavate luride e l'Odore di Donna che bevo, lecco, annuso, mi ci bagno la faccia e mi ci inzuppo la lingua, mordo succhio e lecco, fotto di lingua, di dita, nel buco della fica rosato e nel buco del culo tinto d'inchiostro, mia sensuale Gazelle che giaci a gambe aperte e mi lasci godere del tuo odore selvatico, erotico e selvaggio, sublime droga, straordinaria esperienza religiosa e mistica più di qualsiasi messa latina.
Ti mangio, vorace, lento, insaziabile e tu cominci a godere e ti sento e questo mi esalta, mi piace sentire le tue dita tra i capelli, mi piace come inarchi la schiena a occhi chiusi, mi piace come guardi il mio Cazzo Randello Martello Rampazzo quando mi alzo a mostrartelo duro come la roccia calcarea del Mozambico Orientale e tu lo guardi dritto negli occhi e lo prendi in bocca in un soffio e mi tiri la pompa più calda, salivosa, scivolosa e golosa del mondo conosciuto e anche di quello sconosciuto.
Hai la bocca più carnosa, calda ed eccitante di qualsiasi fica bianca, succhi con abilità incredibile, me lo tiri a Marmo carrarese del tipo Ultraduro e poi scarti un gommino e me lo metti con la bocca, che te l'hanno insegnato i bianchi dimmerda, poi scivoli sulla schiena e mi guardi con gli occhi del Delizioso Peccato e apri le gambe e io ficco il mio Asso Di Bastoni Rampazzi nella tua Fica Sovrana e ti chiavo.
Respiri e mi guardi e ti alzo le braccia e te le piego sopra il capo e ti lecco le ascelle africane, l'afrore del sesso crudo, delizia per naso e lingua e ti impalo spingendo la Trivella Imperiale sino in fondo, sino a che chiudi gli occhi e apri la bocca e emetti una gutturale "A" gentile, ad indicarmi che la cappella ti sta entrando nella cervice e sto chiavandoti l'utero e questo fatto di perforarti finchè ce n'ho mi eccita in maniera mistica e sublime ed iniziamo a traspirare lucidandoci a poco a poco, nel bollore del sesso e nel calore dell'Africa Nera.
Ti sollevo le gambe e me le appoggio sulle spalle, spingendo forte, in fondo, voglio toccare il fondo dell'utero e tu mugoli piacere e il profumo africano dei tuoi piedi mi trasforma in una Bestia da Monta e ti sbatto, sudando, godendo del tuo sudore che ti rende nera lucida, come fossi coperta d'olio e spingo, fotto, lecco tra le tue dita e godo e tu ti aggrappi e mi dici quasi timida "Oui" e allora girati di fianco, senti come entra, senti come scivola, ti masturbo fottendoti e tu rantoli, e io sbatto e frullo, tutto dentro, tutto nella tua fica, nel tuo utero, voglio che godi bambola d'ebano, voglio godere e allora girati, cagnetta pecorella, senti come ti scivola in fondo?, sì lo senti eccome, con quella stupenda schiena sudata e quel culo superbo in mezzo al quale sorge quel gnocchetto nero che voglio scopare assolutamente e ti giro, mettendomi di schiena, senza uscire dalla tua fica e ti metti a cavalcare selvaggia, sbattendo forte per sentirlo meglio, per sentirlo come ti piace, per prenderlo tutto fino in gola e ti accarezzo le piante dei piedi bianche, e le chiappe del culo nere e ti alzi di scatto, ti giri, ti impali di nuovo, rivolta a me, piegata su di me a fottermi la bocca con la lingua grossa, mentre il tuo bacino sbatte e cominci a venire ed è meraviglioso sentire come godi, come lo prendi, che c'avrei voglia di sborrare anche io, ma invece no, aspetto e quando sei venuta ti schiaccio di pancia sul letto e ti lecco il culo, ti fotto con la lingua e ti sento che ti schiudi e quando ci punto il cazzo tu mi aiuti, entri col dito, ti allarghi mi guidi e sento il caldo del tuo intestino vellutato e scivolo e tu spingi e ti inculo, prima lento, poi più forte, ti inarchi ragnetta, lo prendi, tutto, ti muovi sensuale a occhi chiusi e sei talmente bella che mi fai venire in due colpi e ti vengo nel culo sbattendo e tu mi inciti a venire, vieni, vieni, vieni, vieni.
***
Giaccio con te su quel letto puzzolente di sudore e sborra e vivo un momento d'estasi sublime. Sudati, affannati, nudi, abbracciati.
Chi non sa di cosa sto parlando deve assolutamente scoprirlo.
Fermiamo il tempo.
Disperatamente, finchè ci riusciamo.
Poi torniamo di là e c'ho voglia di te più di prima, incantevole Gazelle.
Adoro questo posto.
Sì.
mercoledì 24 aprile 2013
Cazzo ridi?
Svaccati sulla terrazzina del Libellule ci ingozziamo di birra danese e prendo info sulla fattibilità, da parte di un Toubab come me, di affittare una macchina e tirare dritto a nord, fino a Saint-Louis. Maurice mi dice che la strada è ottima, che non ci sono problemi, che in tre ore e mezzo ci arrivo come un pascià. Poi mi dice, saggio e scaltro, di mettere casualmente nella patente internazionale un po' di banconote e… morte nel cuore. Arresto cardiaco. Stop.
Io NON ho la patente internazionale.
E mentre realizzo che la mia gita a Saint-Louis è mestamente scivolata nello sciacquone del cesso, il cioccolatino ride come una scimmia, ma una scimmia ubriaca. In mutande, in piedi, brandendo la bottiglietta di birra gli comunico che sto per ucciderlo, quando lui mi riconduce alla calma.
Non c'è problema.
Nessun problema.
Calma.
Calma.
Calma.
Non ho la patente internazionale?
E perchè non ce l'ho?
Semplicemente perchè Maurice non sapeva che avevo bisogno di una patente internazionale.
Maurice ora lo sa che ne ho bisogno? Sì.
Quindi non c'è problema.
Mi abbandono sulla seggiola, e finisco la birra.
Maurice ne apre altre due e me ne passa una, con una fila di denti abbaglianti che spuntano dal nero di tutto il resto.
"Tu devi stare calmo, amico mio. Tutto si risolve."
E battiamo le bottigliette e finiamo di ubriacarci come due rinoceronti.
"Bella Dakar di notte, romantica" dico fissando davanti a me la casa al di là della strada che è come essere seduti in garage a fissare la parete di fondo.
Dopo cinque secondi, il tempo che la battuta attraversasse tutta la birra che aveva bevuto, Eddie Murphy comincia a ridere come un'idiota.
Madò.
Sono in Africa, in mutande, a bere birra a fiumi con un amico nero come il petrolio.
Ma chi mi muove a me?
Io NON ho la patente internazionale.
E mentre realizzo che la mia gita a Saint-Louis è mestamente scivolata nello sciacquone del cesso, il cioccolatino ride come una scimmia, ma una scimmia ubriaca. In mutande, in piedi, brandendo la bottiglietta di birra gli comunico che sto per ucciderlo, quando lui mi riconduce alla calma.
Non c'è problema.
Nessun problema.
Calma.
Calma.
Calma.
Non ho la patente internazionale?
E perchè non ce l'ho?
Semplicemente perchè Maurice non sapeva che avevo bisogno di una patente internazionale.
Maurice ora lo sa che ne ho bisogno? Sì.
Quindi non c'è problema.
Mi abbandono sulla seggiola, e finisco la birra.
Maurice ne apre altre due e me ne passa una, con una fila di denti abbaglianti che spuntano dal nero di tutto il resto.
"Tu devi stare calmo, amico mio. Tutto si risolve."
E battiamo le bottigliette e finiamo di ubriacarci come due rinoceronti.
"Bella Dakar di notte, romantica" dico fissando davanti a me la casa al di là della strada che è come essere seduti in garage a fissare la parete di fondo.
Dopo cinque secondi, il tempo che la battuta attraversasse tutta la birra che aveva bevuto, Eddie Murphy comincia a ridere come un'idiota.
Madò.
Sono in Africa, in mutande, a bere birra a fiumi con un amico nero come il petrolio.
Ma chi mi muove a me?
martedì 23 aprile 2013
L'oblio sudato e impolverato
Gli uomini siedono e parlano in francese di alcuni casini alla frontiera col Mali, che là fa brutto. Siedo su una seggiolina, sudato come un porco, perchè c'è un'umidità da Blade Runner, bevendo l'ennesima birretta ghiacciata.
Passa una ragazza stupenda col vestitone e mi chiedo se sotto è nuda o ha le mutande.
Che senso ha mettere le mutande sotto il tunicone? Nessuno.
Ho i piedi bianchi di polvere fino alle caviglie, l'aria è irrespirabile e il frastuono pure. Un terzetto di bambini, il terzetto numero sedicimilaquattrocentootto, mi approccia in francese battendo cassa a suon di sorrisi e io in francese gli svuoto le tasche e dico che non c'ho un franco. Se gliene dai uno si girano voce e il pomeriggio ti costa un miliardo di franchi. Però vi giuro che è dura resistergli, sono bellissimi.
Bevo e avverto una zaffata di hashish e cerco di capire chi è che sta fumando, ma non ci riesco. Bevo e considero un fatto straordinario: sono otto giorni oggi dall'ultima chiavata. E non ho smanie, furie, crisi, manie, no. Certo ogni tanto mi si scappella quando vedo certi culi, certe tette e certe bocche, ma credo si scappellerebbe a molti.
L'ultima sega l'ho fatta domenica, cioè, vi rendete conto?
Questa piega ascetica mi indispone e mi spiazza al punto che andrei forzatamente a troie stasera. Ma il pensiero di mangiare con Sara e Ibra dopo una bella doccia e aspettare Maurice per caricarci un centinaio di birre sulla terrazzina del Libellule mi piace di più.
E' fatto così l'oblio?
Passa una ragazza stupenda col vestitone e mi chiedo se sotto è nuda o ha le mutande.
Che senso ha mettere le mutande sotto il tunicone? Nessuno.
Ho i piedi bianchi di polvere fino alle caviglie, l'aria è irrespirabile e il frastuono pure. Un terzetto di bambini, il terzetto numero sedicimilaquattrocentootto, mi approccia in francese battendo cassa a suon di sorrisi e io in francese gli svuoto le tasche e dico che non c'ho un franco. Se gliene dai uno si girano voce e il pomeriggio ti costa un miliardo di franchi. Però vi giuro che è dura resistergli, sono bellissimi.
Bevo e avverto una zaffata di hashish e cerco di capire chi è che sta fumando, ma non ci riesco. Bevo e considero un fatto straordinario: sono otto giorni oggi dall'ultima chiavata. E non ho smanie, furie, crisi, manie, no. Certo ogni tanto mi si scappella quando vedo certi culi, certe tette e certe bocche, ma credo si scappellerebbe a molti.
L'ultima sega l'ho fatta domenica, cioè, vi rendete conto?
Questa piega ascetica mi indispone e mi spiazza al punto che andrei forzatamente a troie stasera. Ma il pensiero di mangiare con Sara e Ibra dopo una bella doccia e aspettare Maurice per caricarci un centinaio di birre sulla terrazzina del Libellule mi piace di più.
E' fatto così l'oblio?
lunedì 22 aprile 2013
Le armate e gli aromi
Qui ci sono due armate infinite: le mosche e i bambini.
Visivamente, la seconda è più graziosa della prima.
Percettivamente, sono di pari fastidio vorace e aggressivo.
Si combattono la sopravvivenza e, quindi, combattono anche tra loro.
Dispiace sapere che la prima, molto più spesso, ha la meglio sulla seconda.
E mentre in Apocalypse now l'odore del napalm aveva l'odore della vittoria, qui l'odore di merda ha l'odore della sconfitta.
La sconfitta dell'uomo.
Ed è bello poter fare queste riflessioni e postarle con l'iPhone.
Mi rammarico di non poterlo riporre in una custodia di Prada.
Visivamente, la seconda è più graziosa della prima.
Percettivamente, sono di pari fastidio vorace e aggressivo.
Si combattono la sopravvivenza e, quindi, combattono anche tra loro.
Dispiace sapere che la prima, molto più spesso, ha la meglio sulla seconda.
E mentre in Apocalypse now l'odore del napalm aveva l'odore della vittoria, qui l'odore di merda ha l'odore della sconfitta.
La sconfitta dell'uomo.
Ed è bello poter fare queste riflessioni e postarle con l'iPhone.
Mi rammarico di non poterlo riporre in una custodia di Prada.
domenica 21 aprile 2013
Tutti al mare
Il mio fratello adottivo Maurice oggi lavorava. Gli ho anche proposto di affiancarlo alla guida, che così mi vedevo la città, ma lui mi ha risposto che sono matto, ridendo, che non si usa, che gli avrei rovinato la piazza, di togliermi da torno e di andarmene in spiaggia, che è domenica e c'è giro.
E mi ha mandato alla spiaggia di Ngor, davanti all'omonima isola a ovest, dicendomi che quello sì che è un posto dove i Toubab rimorchiano pacchi di fica nera e poi mi ha mimato la pecora, con la mano destra elegantemente appoggiata alla nuca e l'espressione di godimento, tutto questo finchè non l'ho, doverosamente, spedito a prenderselo nel culo e lui ha riso come un matto abbracciandomi da dietro.
Maurice è uno spettacolo.
E allora, alla volta di mezzogiorno, mi sono avviato. Divisa balneare: bermuda, camicia, infradito e occhialazzi da sole, cinquantamila franchi e la fotocopia dei documenti.
Ho mangiato per strada quel riso cotto nel sugo di pesce che non riesco mai a ricordarmi come si chiama, figuriamoci a scriverlo, ho bevuto una Dab gelata e ho camminato verso ovest finchè il caldo e la rottura di coglioni non mi hanno consigliato di trovare una soluzione.
E a Dakar la soluzione di mobilità veloce ha tre nomi: o taxi, o taxi brousse o car rapide. Differenze? Il primo è un'automobile e ci sale chi la becca (normalmente), il secondo un'automobile tagliata e modificata per portare un numero di persone che va da sei a otto, il terzo un camioncino del fruttivendolo sul quale siedono sino a venti persone.
Ho agguantato l'ultimo posto su un car rapide direzione ovest, che mi ha scaricato a un chilometro da Ngor. Ho bevuto una birra, cazzeggiando in un negozio di alimentaribarristoranteabbigliamentoricambimotorescarpe e poi mi sono rimesso in marcia e sono arrivato.
Posso dire?
Secondo me come spiaggia c'è di gran meglio.
E' una bolgia infernale e di fronte a sè ha spiaccicata l'isola di Ngor, quindi panorama a perdita d'occhio zero.
Ma voi sapete che io ricerco sempre il buono, anche nel male.
E allora, amici e amiche, debbo dirvi che lungo la spiaggia c'erano dei manzi di ebano, ma dei manzi di ebano, ma dei manzi di ebano, alti, muscolosi, lucidi di olio e sudore, con dei gonfioni nei costumi colorati, che erano commoventi.
Un esercito che batte la spiaggia (e non solo) in lungo e in largo, attaccando bottone con tutte le Toubab, non importa se sole o accompagnate. Sai mai che il maritone papone decida di regalare alla mogliettina agè un diversivo alla solita mezz'ala di pollo malconcia, sostituendola con un bel tubo di porco nero dalle dimensioni incredibili.
Le ragazze, invece, frullano i bar che danno sulla sabbia.
Dei culi da segno della croce, un brulichio di putanansgi che ti chiedi se sei in paradiso o cosa, ma vi dirò che il loro modo di parlare, concitato, a voce ultra alta, gesticolante, quasi bellicoso, mi dissuade.
"Salgono da sud per farsi la giornata" mi dice il barista, sorridendo complice in un inglese quasi sofisticato, quando mi tappo l'orecchio perchè una mami di ventanni sta urlando come una sirena.
Quindi, amici leghisti, sappiate che anche in Senegal ci sono le terrone e sono chiassose.
Sappiate anche che ogni punto geografico, individuabile da coordinate polari, ha un sud ed è, a sua volta, il sud di qualcos'altro.
Staziono al bar, nella techno disumana, accarezzato dalla brezza e da improvvise vampate di ascella maculata da guerra chimica, bevendo un tè verde ghiacciato che il mio amico rinforza di vodka. Minchia se è buono. Dissetante a canna.
Poi, suddenly, vengo abbordato da una Femmina.
Femmina che merita descrizione.
Calza ai piedi sandali alla schiava, piatti. E' nera come il carbone ed è alta come me, che nano non sono, battendo quota 192 centimetri. Muscolosa ed elegante, zigomi pronunciati, una bellissima bocca e due occhi assassini.
I capelli sono rasati, ma non a pelle. Si arricciano in quelle bellissime palline che io adoro. Veste una minigonna stampata a pitone, una maglietta color cipria chiusa dietro al collo, che lascia scoperta la schiena e incanta di ballonzolio di tette sode e forme golose. Tintinna di orecchini e bracciali e ha una borsona a tracolla, gli occhiali neri D&G in testa. Bellissime unghie delle mani, bellissime unghie dei piedi. Smalto color oro.
E' pacata, si siede accanto a me e accavalla le chilometriche gambe. Parla in inglese.
Piuttosto bene, anche. Si presenta, mi fonde lo sguardo con gli occhi, cazzo che figa.
La Femmina Mammifera si chiama Njira. Che si pronuncia Sgira.
Ventidue anni, viene dal Ruanda. Oso di chiederle se è Tutsi, lei sorride al neon mangiando la fetta d'arancia del suo cocktail e mi dice che possiamo dire di sì.
"Da dove vieni?" mi chiede.
"Londra" rispondo e lei ride.
"Non con quell'accento" incalza sorridente.
"E allora da dove vengo?" chiedo giocando.
"Secondo me sei o tedesco o olandese" mi dice dopo un briciolo di riflessione.
Tedesco o olandese a me?????????
Mi incazzo e lei ride divertita, mi piace Sgira.
Si scherza, si ride, la prendo in giro, mi prende in giro, ma Sgira ha una marcia in più, una classe in più, lei non viene da Sud per farsi la giornata a urli, no. Lei è una prostituta stanziale di quella spiaggia, di quel locale, di quell'albergo. Lei è una "Top" come mi confermerà più tardi il barista.
"Sei simpatico, sei gentile" mi dice accarezzandomi l'avambraccio "mi piacerebbe rivederti" e ammicca molle e sensuale.
"Come si fa perchè ciò accada?" chiedo serio e charmante.
"E' facile" mi dice infilandomi le pupille nere nelle mie "basta che vieni qui di sera e mi trovi."
Poi si cala gli occhiali sul naso, saluta il barista, mi soffia un bacio sorridente e se ne va, portando via quel patrimonio dell'umanità che è il suo culo.
Oh, voi non crederete a quanto sto per dirvi.
Mi sa che ci torno qui, sapete?
Di sera, magari, che dite?
Ah, l'Africa mi rende creativo, sì.
E mi ha mandato alla spiaggia di Ngor, davanti all'omonima isola a ovest, dicendomi che quello sì che è un posto dove i Toubab rimorchiano pacchi di fica nera e poi mi ha mimato la pecora, con la mano destra elegantemente appoggiata alla nuca e l'espressione di godimento, tutto questo finchè non l'ho, doverosamente, spedito a prenderselo nel culo e lui ha riso come un matto abbracciandomi da dietro.
Maurice è uno spettacolo.
E allora, alla volta di mezzogiorno, mi sono avviato. Divisa balneare: bermuda, camicia, infradito e occhialazzi da sole, cinquantamila franchi e la fotocopia dei documenti.
Ho mangiato per strada quel riso cotto nel sugo di pesce che non riesco mai a ricordarmi come si chiama, figuriamoci a scriverlo, ho bevuto una Dab gelata e ho camminato verso ovest finchè il caldo e la rottura di coglioni non mi hanno consigliato di trovare una soluzione.
E a Dakar la soluzione di mobilità veloce ha tre nomi: o taxi, o taxi brousse o car rapide. Differenze? Il primo è un'automobile e ci sale chi la becca (normalmente), il secondo un'automobile tagliata e modificata per portare un numero di persone che va da sei a otto, il terzo un camioncino del fruttivendolo sul quale siedono sino a venti persone.
Ho agguantato l'ultimo posto su un car rapide direzione ovest, che mi ha scaricato a un chilometro da Ngor. Ho bevuto una birra, cazzeggiando in un negozio di alimentaribarristoranteabbigliamentoricambimotorescarpe e poi mi sono rimesso in marcia e sono arrivato.
Posso dire?
Secondo me come spiaggia c'è di gran meglio.
E' una bolgia infernale e di fronte a sè ha spiaccicata l'isola di Ngor, quindi panorama a perdita d'occhio zero.
Ma voi sapete che io ricerco sempre il buono, anche nel male.
E allora, amici e amiche, debbo dirvi che lungo la spiaggia c'erano dei manzi di ebano, ma dei manzi di ebano, ma dei manzi di ebano, alti, muscolosi, lucidi di olio e sudore, con dei gonfioni nei costumi colorati, che erano commoventi.
Un esercito che batte la spiaggia (e non solo) in lungo e in largo, attaccando bottone con tutte le Toubab, non importa se sole o accompagnate. Sai mai che il maritone papone decida di regalare alla mogliettina agè un diversivo alla solita mezz'ala di pollo malconcia, sostituendola con un bel tubo di porco nero dalle dimensioni incredibili.
Le ragazze, invece, frullano i bar che danno sulla sabbia.
Dei culi da segno della croce, un brulichio di putanansgi che ti chiedi se sei in paradiso o cosa, ma vi dirò che il loro modo di parlare, concitato, a voce ultra alta, gesticolante, quasi bellicoso, mi dissuade.
"Salgono da sud per farsi la giornata" mi dice il barista, sorridendo complice in un inglese quasi sofisticato, quando mi tappo l'orecchio perchè una mami di ventanni sta urlando come una sirena.
Quindi, amici leghisti, sappiate che anche in Senegal ci sono le terrone e sono chiassose.
Sappiate anche che ogni punto geografico, individuabile da coordinate polari, ha un sud ed è, a sua volta, il sud di qualcos'altro.
Staziono al bar, nella techno disumana, accarezzato dalla brezza e da improvvise vampate di ascella maculata da guerra chimica, bevendo un tè verde ghiacciato che il mio amico rinforza di vodka. Minchia se è buono. Dissetante a canna.
Poi, suddenly, vengo abbordato da una Femmina.
Femmina che merita descrizione.
Calza ai piedi sandali alla schiava, piatti. E' nera come il carbone ed è alta come me, che nano non sono, battendo quota 192 centimetri. Muscolosa ed elegante, zigomi pronunciati, una bellissima bocca e due occhi assassini.
I capelli sono rasati, ma non a pelle. Si arricciano in quelle bellissime palline che io adoro. Veste una minigonna stampata a pitone, una maglietta color cipria chiusa dietro al collo, che lascia scoperta la schiena e incanta di ballonzolio di tette sode e forme golose. Tintinna di orecchini e bracciali e ha una borsona a tracolla, gli occhiali neri D&G in testa. Bellissime unghie delle mani, bellissime unghie dei piedi. Smalto color oro.
E' pacata, si siede accanto a me e accavalla le chilometriche gambe. Parla in inglese.
Piuttosto bene, anche. Si presenta, mi fonde lo sguardo con gli occhi, cazzo che figa.
La Femmina Mammifera si chiama Njira. Che si pronuncia Sgira.
Ventidue anni, viene dal Ruanda. Oso di chiederle se è Tutsi, lei sorride al neon mangiando la fetta d'arancia del suo cocktail e mi dice che possiamo dire di sì.
"Da dove vieni?" mi chiede.
"Londra" rispondo e lei ride.
"Non con quell'accento" incalza sorridente.
"E allora da dove vengo?" chiedo giocando.
"Secondo me sei o tedesco o olandese" mi dice dopo un briciolo di riflessione.
Tedesco o olandese a me?????????
Mi incazzo e lei ride divertita, mi piace Sgira.
Si scherza, si ride, la prendo in giro, mi prende in giro, ma Sgira ha una marcia in più, una classe in più, lei non viene da Sud per farsi la giornata a urli, no. Lei è una prostituta stanziale di quella spiaggia, di quel locale, di quell'albergo. Lei è una "Top" come mi confermerà più tardi il barista.
"Sei simpatico, sei gentile" mi dice accarezzandomi l'avambraccio "mi piacerebbe rivederti" e ammicca molle e sensuale.
"Come si fa perchè ciò accada?" chiedo serio e charmante.
"E' facile" mi dice infilandomi le pupille nere nelle mie "basta che vieni qui di sera e mi trovi."
Poi si cala gli occhiali sul naso, saluta il barista, mi soffia un bacio sorridente e se ne va, portando via quel patrimonio dell'umanità che è il suo culo.
Oh, voi non crederete a quanto sto per dirvi.
Mi sa che ci torno qui, sapete?
Di sera, magari, che dite?
Ah, l'Africa mi rende creativo, sì.
Lezioni di fica: Maurice insegna
Nei locali notturni ci sono le bianche che cercano minchia nera gigante e minchie nere giganti che cercano i soldi delle bianche e minchie bianche mignon che cercano fica nera e fiche nere che puntano a maneggevoli e per nulla fastidiose minchie bianche mignon a cui sono appesi portafogli giganti.
La realtà femminile del Senegal, ma più nello specifico di Dakar, come mi spiega Maurice, non è complessa. Le ragazze non si fanno molti scrupoli e nella maggioranza dei casi si prostituiscono. Prostituirsi non è un'onta, è un lavoro con cui fare soldi veloci a spese dei ricchi (bianchi e neri) e diventare, a quel punto, ricche e fighe per poter lavorare di più e via così. Delle Robin Hood, sino a un certo punto. Eh sì, sino al punto in cui non diventano, a loro volta, ricche.
La prostituzione è di due categorie: occasionale o fissa.
Nell'ultimo caso, seppur non permessa legalmente, è ampiamente tollerata ed esiste addirittura una sorta di elenco a cui vengono iscritte le prostitute pro e questo elenco comporta anche accertamenti medici periodici e blah blah.
Un Ordine Professionale, insomma.
La prostituzione occasionale, invece, ha diverse gradazioni: può essere finalizzata ad una serata ostriche e champagne e disco alla moda e vestitino e sandalini (considerando quello che vediamo quotidianamente nella "civile" Italia, non la chiamerei prostituzione), può essere finalizzata a raggranellare qualche franco per progetti più ambiziosi, può essere la qualunque cosa.
Poi, fuori dal campo della prostituzione, Maurice mi spiega che, comunque, le donne senegalesi sono fissate col sesso e che esiste un fenomeno chiamato mbarane. Me lo sono fatto ripetere ventiquattro volte per memorizzarlo e gliel'ho ripetuto trentasei con lui che rideva e gridava "STOOOOOOOOOOP".
Cazzo è il mbarane, mi chiederete.
Semplice: poliamore. Ogni donna senegalese ha almeno tre o quattro amanti/fidanzati se non è sposata. Se è sposata, invece, anche.
Perchè tutto ciò? Maurice mi spiega che con questo sistema, la donna mbaraneuse ottiene regali, vestiti, profumi, scarpe e (grande differenza, mi sottolinea Maurice) NON è detto che si faccia chiavare da TUTTI i suoi fidanzati/amanti/pretendenti pur recanti doni e danari. E siccome il negozio non è matematico, la mbaraneuse NON viene considerata una prostituta.
E gli uomini?
Gli uomini hanno, ovviamente, più di una donna. Una società poliamorosa, quindi.
Chiedo come venga confezionato il concetto di gelosia e Maurice mi dice che ci sono, anche lì, diverse gradazioni. L'importante è non parlarne in giro. Risolto quello, tutto è lecito. E mi dice che ha amici, anche tra quelli che ho conosciuto, che non lavorano, non fanno nulla, perchè la moglie mbaraneuse, quando ha bisogno di quattrini, suona il campanello a ciascuno dei suoi amanti e il bilancio familiare è in ordine.
Poi mi fa anche altre esempi, come quelli degli operai che hanno un contratto di lavoro all'estero e la moglie rimane in Senegal coi figli.
E' ovvio, mi dice, che abbia bisogno di molti maschi per soddisfarla in mezzo alle gambe ed in mezzo al portafogli. Chiedo se anche contemporaneamente e lui fa una faccia che assomiglia a Fernandel, alza le spalle e dice "Perchè no, anche, sì" come se il mio fosse un ozioso ragionamento.
E vi dirò che la cosa mi disturba un pochetto eh e vi spiego.
Vorrei incollare la verità sulle donne africane del Ponzellini Celi:
"
Le prime tre condizioni me le ha verificate Maurice, spontaneamente.
Passo alla quarta, chiedendo quanti franchi è giusto pagare una prostituta. E mi risponde 25-30.000. Chiedo la sua opinione su 35.000 e lui mi dice che deve essere veramente uno schianto.
Ponzellini Celi 4, Tazio 0.
La curiosità mi spingerebbe a chiedergli se anche Sara, la giunone d'ebano del Libellule, è una mbaraneuse. Ma fortunatamente mi blocco a tempo: Sara è sua sorella.
Grande Tazio, che controllo della situazione.
E poi mi viene in mente una cosa e allora gli chiedo "Maurice, ma le angolane? Come sono le angolane?" e lui mi guarda come fossi pazzo.
"Le angolane?" mi chiede non capendo.
"Le angolane, sì, Angola, Luanda" dico come un coglione.
"Sì, so cos'è l'Angola" mi risponde pacato rimarcando quanto coglione sono "ma non ho idea di cos'abbiano di speciale le angolane. Ce l'avranno come tutte le altre, credo, no?".
Penso di sì, in effetti.
Anche se Ponzellini Celi...
La realtà femminile del Senegal, ma più nello specifico di Dakar, come mi spiega Maurice, non è complessa. Le ragazze non si fanno molti scrupoli e nella maggioranza dei casi si prostituiscono. Prostituirsi non è un'onta, è un lavoro con cui fare soldi veloci a spese dei ricchi (bianchi e neri) e diventare, a quel punto, ricche e fighe per poter lavorare di più e via così. Delle Robin Hood, sino a un certo punto. Eh sì, sino al punto in cui non diventano, a loro volta, ricche.
La prostituzione è di due categorie: occasionale o fissa.
Nell'ultimo caso, seppur non permessa legalmente, è ampiamente tollerata ed esiste addirittura una sorta di elenco a cui vengono iscritte le prostitute pro e questo elenco comporta anche accertamenti medici periodici e blah blah.
Un Ordine Professionale, insomma.
La prostituzione occasionale, invece, ha diverse gradazioni: può essere finalizzata ad una serata ostriche e champagne e disco alla moda e vestitino e sandalini (considerando quello che vediamo quotidianamente nella "civile" Italia, non la chiamerei prostituzione), può essere finalizzata a raggranellare qualche franco per progetti più ambiziosi, può essere la qualunque cosa.
Poi, fuori dal campo della prostituzione, Maurice mi spiega che, comunque, le donne senegalesi sono fissate col sesso e che esiste un fenomeno chiamato mbarane. Me lo sono fatto ripetere ventiquattro volte per memorizzarlo e gliel'ho ripetuto trentasei con lui che rideva e gridava "STOOOOOOOOOOP".
Cazzo è il mbarane, mi chiederete.
Semplice: poliamore. Ogni donna senegalese ha almeno tre o quattro amanti/fidanzati se non è sposata. Se è sposata, invece, anche.
Perchè tutto ciò? Maurice mi spiega che con questo sistema, la donna mbaraneuse ottiene regali, vestiti, profumi, scarpe e (grande differenza, mi sottolinea Maurice) NON è detto che si faccia chiavare da TUTTI i suoi fidanzati/amanti/pretendenti pur recanti doni e danari. E siccome il negozio non è matematico, la mbaraneuse NON viene considerata una prostituta.
E gli uomini?
Gli uomini hanno, ovviamente, più di una donna. Una società poliamorosa, quindi.
Chiedo come venga confezionato il concetto di gelosia e Maurice mi dice che ci sono, anche lì, diverse gradazioni. L'importante è non parlarne in giro. Risolto quello, tutto è lecito. E mi dice che ha amici, anche tra quelli che ho conosciuto, che non lavorano, non fanno nulla, perchè la moglie mbaraneuse, quando ha bisogno di quattrini, suona il campanello a ciascuno dei suoi amanti e il bilancio familiare è in ordine.
Poi mi fa anche altre esempi, come quelli degli operai che hanno un contratto di lavoro all'estero e la moglie rimane in Senegal coi figli.
E' ovvio, mi dice, che abbia bisogno di molti maschi per soddisfarla in mezzo alle gambe ed in mezzo al portafogli. Chiedo se anche contemporaneamente e lui fa una faccia che assomiglia a Fernandel, alza le spalle e dice "Perchè no, anche, sì" come se il mio fosse un ozioso ragionamento.
E vi dirò che la cosa mi disturba un pochetto eh e vi spiego.
Vorrei incollare la verità sulle donne africane del Ponzellini Celi:
"
a) le africane ci stanno tutte"
b) le africane hanno sempre voglia
c) le africane si fanno fare di tutto
d) mai pagare un'africana professionista più di 35.000 franchi, cioè cinquanta euro.
Le prime tre condizioni me le ha verificate Maurice, spontaneamente.
Passo alla quarta, chiedendo quanti franchi è giusto pagare una prostituta. E mi risponde 25-30.000. Chiedo la sua opinione su 35.000 e lui mi dice che deve essere veramente uno schianto.
Ponzellini Celi 4, Tazio 0.
La curiosità mi spingerebbe a chiedergli se anche Sara, la giunone d'ebano del Libellule, è una mbaraneuse. Ma fortunatamente mi blocco a tempo: Sara è sua sorella.
Grande Tazio, che controllo della situazione.
E poi mi viene in mente una cosa e allora gli chiedo "Maurice, ma le angolane? Come sono le angolane?" e lui mi guarda come fossi pazzo.
"Le angolane?" mi chiede non capendo.
"Le angolane, sì, Angola, Luanda" dico come un coglione.
"Sì, so cos'è l'Angola" mi risponde pacato rimarcando quanto coglione sono "ma non ho idea di cos'abbiano di speciale le angolane. Ce l'avranno come tutte le altre, credo, no?".
Penso di sì, in effetti.
Anche se Ponzellini Celi...
sabato 20 aprile 2013
Mattuppe
Mattuppensa, dico.
Ho checkoutato l'albergoninternazionaldissanguante e ho preso un taxi, prima che il Ponze mi placcasse al bar. Sono salito e ho chiesto al simpatico taxista che cazzo avrebbe fatto lui al mio posto, in termini di reazione col Ponze.
E mentre gli raccontavo lui rideva, rideva, che c'hanno 'na risata sti ragazzi qua che ti fa saltare via. E abbiamo chiacchierato e, a un certo punto gli ho detto di proseguire, di menarmi in giro per Dakar e poi ci siamo fermati a pranzo assieme in un posto che conosceva lui e in sei minuti ero in un mare di pelle nera, tutta maschia, ma mi sono divertito come un pollo.
Io sono il Toubab, mi fa un piacere pazzesco. Non "el negher", ma Toubab.
Sentite come suona elegante, charmoso? Che gente, cazzarola, mi piacciono da morire.
Leghisti, segnatevela, magari vi farà felici.
Il pranzo è durato come un matrimonio, ma senza bomboniere. Tutti attorno al tavolo a pianificare il mio viaggio. Eravamo in dodici? E abbiamo avuto dieci ipotesi, ciascuna più sgangherata delle altre, fantastico, non mi sono divertito così dai tempi dell'appendicite, credetemi. E ognuno la esponeva con quel tono ultimativo, disperato, artistico, teatrale e sofferto, rumoroso e drammatico. Fermo il fatto che non gliene chiavava di meno. Avrei voluto ammazzarli.
Io continuavo a chiedere, anche con fermezza, se qualcuno fosse interessato, a pagamento, a portarmi a questa cazzo di fottuta Saint-Louis, ma niente. Mi prendevano per il culo per come parlo dimmerda il francese. E poi sedevo nel Gran Consiglio dei Saggi Economisti, tutti giù a sbiasciare tra francese e wolof la soluzione più economica.
Che gente, che posto, che giornata, li adoro.
Poi, alla fine, Maurice il tassista mi ha infilato nel dedalo di villi intestinali della Dakar vera, portandomi al Libellule, albergo gestito da suo cognato Ibrahem. E durante il tragitto mi ha detto che lui, volendo, a Saint-Louis mi ci porta. Grande Maurice, ne ero matematicamente certo. Per cui, alla fine, ci siamo trovati io, Maurice, Ibrahem e Sara, giunonica moglie d'ebano della silfide Ibrahem e io ero il Toubab e loro degli dei e sono volati i numeri di cellulare, le risate, i bagliori dei denti e io ho deciso che vivrò qui per sempre.
Adesso non è per fare il coglionazzo italiano eh, ma ocio.
Ho una camera spaziosa, bella, con una vista magica sull'incrocio infernale, un bagno condiviso ok, prima colazione e cena compresa, quando voglio, con Ibra e Sara nella loro cucina. Questo in virtù del fatto che sono fratello adottivo di Maurice e che ho pagato dodici pranzi al prezzo di due tramezzini e una birra e un tour personale per Dakar al prezzo di due pacchetti di Marlboro.
Qui c'ho un agitatore sul soffitto, tutto è pulitissimo, loro sono spaziali come fratellanza, belli, simpatici, caldi e sereni, ma vi voglio anche dire in euro cosa pago al giorno all inclusive: 8,50 euro, al cambio. Sì, avete letto giusto, 8,50.
Ottoeuroecinquanta.
Ah. E c'è anche il wifi. Incluso, intendo. In Senegal. Il wifi. Incluso. Negli ottoeuroecinquanta.
Non ritenete anche voi che il concetto di 'decrescita felice' meriti una riflessione?
Un pochino sì, dai, diciamocelo.
Ho checkoutato l'albergoninternazionaldissanguante e ho preso un taxi, prima che il Ponze mi placcasse al bar. Sono salito e ho chiesto al simpatico taxista che cazzo avrebbe fatto lui al mio posto, in termini di reazione col Ponze.
E mentre gli raccontavo lui rideva, rideva, che c'hanno 'na risata sti ragazzi qua che ti fa saltare via. E abbiamo chiacchierato e, a un certo punto gli ho detto di proseguire, di menarmi in giro per Dakar e poi ci siamo fermati a pranzo assieme in un posto che conosceva lui e in sei minuti ero in un mare di pelle nera, tutta maschia, ma mi sono divertito come un pollo.
Io sono il Toubab, mi fa un piacere pazzesco. Non "el negher", ma Toubab.
Sentite come suona elegante, charmoso? Che gente, cazzarola, mi piacciono da morire.
Leghisti, segnatevela, magari vi farà felici.
Il pranzo è durato come un matrimonio, ma senza bomboniere. Tutti attorno al tavolo a pianificare il mio viaggio. Eravamo in dodici? E abbiamo avuto dieci ipotesi, ciascuna più sgangherata delle altre, fantastico, non mi sono divertito così dai tempi dell'appendicite, credetemi. E ognuno la esponeva con quel tono ultimativo, disperato, artistico, teatrale e sofferto, rumoroso e drammatico. Fermo il fatto che non gliene chiavava di meno. Avrei voluto ammazzarli.
Io continuavo a chiedere, anche con fermezza, se qualcuno fosse interessato, a pagamento, a portarmi a questa cazzo di fottuta Saint-Louis, ma niente. Mi prendevano per il culo per come parlo dimmerda il francese. E poi sedevo nel Gran Consiglio dei Saggi Economisti, tutti giù a sbiasciare tra francese e wolof la soluzione più economica.
Che gente, che posto, che giornata, li adoro.
Poi, alla fine, Maurice il tassista mi ha infilato nel dedalo di villi intestinali della Dakar vera, portandomi al Libellule, albergo gestito da suo cognato Ibrahem. E durante il tragitto mi ha detto che lui, volendo, a Saint-Louis mi ci porta. Grande Maurice, ne ero matematicamente certo. Per cui, alla fine, ci siamo trovati io, Maurice, Ibrahem e Sara, giunonica moglie d'ebano della silfide Ibrahem e io ero il Toubab e loro degli dei e sono volati i numeri di cellulare, le risate, i bagliori dei denti e io ho deciso che vivrò qui per sempre.
Adesso non è per fare il coglionazzo italiano eh, ma ocio.
Ho una camera spaziosa, bella, con una vista magica sull'incrocio infernale, un bagno condiviso ok, prima colazione e cena compresa, quando voglio, con Ibra e Sara nella loro cucina. Questo in virtù del fatto che sono fratello adottivo di Maurice e che ho pagato dodici pranzi al prezzo di due tramezzini e una birra e un tour personale per Dakar al prezzo di due pacchetti di Marlboro.
Qui c'ho un agitatore sul soffitto, tutto è pulitissimo, loro sono spaziali come fratellanza, belli, simpatici, caldi e sereni, ma vi voglio anche dire in euro cosa pago al giorno all inclusive: 8,50 euro, al cambio. Sì, avete letto giusto, 8,50.
Ottoeuroecinquanta.
Ah. E c'è anche il wifi. Incluso, intendo. In Senegal. Il wifi. Incluso. Negli ottoeuroecinquanta.
Non ritenete anche voi che il concetto di 'decrescita felice' meriti una riflessione?
Un pochino sì, dai, diciamocelo.
venerdì 19 aprile 2013
Pigna nel culo
Decido di cenare in albergo e scendo. Il signore è da solo? Sì son da solo, prego di qua e mi sistema vicino ad un tavolo buffet dove c'era scoppiata sopra la cornucopia dell'abbandonaza. A fianco al mio tavolo un altro tavolo con un altro tizio da solo.
Ed io ero lì che tremavo perchè tutti, sottolineo tutti, i dettagli in lui gridavano che era italiano. Un incrocio tra quel farabutto di Massimo Ponzellini e quel grande attore che fu Adolfo Celi. Insomma il genere e l'età ce li avete.
E l'inevitabile, troppo presto, arriva.
"Prima volta a Dakar?" mi chiede così, diretto, fottendosene della mia voglia di fare conversazione, fottendosene di tutto, come se ci conoscessimo da sempre.
"Sì" rispondo da pirla, che avrei potuto sciogliermi in qualche sorry, ma il rischio che magari lui l'inglese lo sapesse era alto e così mi sarei ritrovato a farmi farcire le palle comunque e per giunta in inglese. Non c'era scampo.
L'italiano all'estero non dà scampo.
"Appena posso vengo qui per rilassarmi, per me Dakar è il massimo" mi comunica, sfidando la sorte di un checcazzomenefregateloseichiesto improvviso.
"Sei qui per lavoro?" incalza portandomi quasi alla frattura del cazzo e io rispondo di no e lui fa un sorriso complice e, tagliando la carne, mi dice che sono nel posto giusto, io chiedo per cosa, lui mi dice per le femmine, ovviamente e mastica.
E mi dispensa una non richiesta lezione sulle femmine africane.
La lezione si articola in alcuni moduli, base e avanzati:
a) le africane ci stanno tutte
b) le africane hanno sempre voglia
c) le africane si fanno fare di tutto
d) mai pagare un'africana professionista più di 35.000 franchi, cioè cinquanta euro.
Ma che meraviglia, ma ora so tutto, mi dico, domani parto e me ne vado a Gravellona Toce, che Adolfo Ponzellini Celi mi ha rivelato tutti i segreti delle africane in quattro mosse. Che senso ha rimanere ancora in Senegal?
"Certo" continua "se ti piace roba tosta, roba selvaggia, roba senza limiti, devi farti un'angolana, nello specifico eh" mi dice con serietà del tipo "ci siamo tutti su 'sto cosa no?". Non chiedo spiegazioni sui concetti di selvaggia, senza limiti e tosta, perchè dei suoi parametri non me ne fotte un cazzo di meno e, anzi, mi infastidiscono come una pigna nel culo.
E poi non voglio sapere.
E sarei anche ingolosito da smettere di sentirlo, ma niente.
"Qui le femmine migliori le trovi al Casino du Port, al Cafè Rome e al Casino du Cap Vert, ma al Cap Vert ogni tanto ci son casini, così ti consiglio o il du Port o il Cafè Rome."
Che fortuna trovare un connazionale disposto ad insegnarmi l'abc della vita. Sarà stato parente di K.
Ma io, se non me lo diceva lui, come avrei mai potuto venire a conoscenza di questi posti fantastici? Ad un coglione come me sarebbe bastato notare le tredicimila pubblicità che ricoprono ogni cantone della hall dell'albergo? Non credo. Avrei mai capito che la barista ammiccante nelle foto sottintendeva che ci potesse essere qualcosa in più del poker? Ma mai e poi mai da solo ce l'avrei fatta. Mai.
Per fortuna che ho incontranto Massimo Adolfo Celi in Ponzellini.
"Quanto ti fermi?" gli chiedo.
"Almeno otto giorni, tu?" mi risponde.
"Non so ancora" rispondo.
"Dai domani ci vediamo al bar della piscina e ci organizziamo una seratona" mi dice.
"Ok" dico.
Quindi, stamattina, nell'ordine: cambiare albergo subito, lavorare sul plan del viaggio, conoscere un po' Dakar.
Tiro su la borsa e faccio il check-out.
A dopo.
Ed io ero lì che tremavo perchè tutti, sottolineo tutti, i dettagli in lui gridavano che era italiano. Un incrocio tra quel farabutto di Massimo Ponzellini e quel grande attore che fu Adolfo Celi. Insomma il genere e l'età ce li avete.
E l'inevitabile, troppo presto, arriva.
"Prima volta a Dakar?" mi chiede così, diretto, fottendosene della mia voglia di fare conversazione, fottendosene di tutto, come se ci conoscessimo da sempre.
"Sì" rispondo da pirla, che avrei potuto sciogliermi in qualche sorry, ma il rischio che magari lui l'inglese lo sapesse era alto e così mi sarei ritrovato a farmi farcire le palle comunque e per giunta in inglese. Non c'era scampo.
L'italiano all'estero non dà scampo.
"Appena posso vengo qui per rilassarmi, per me Dakar è il massimo" mi comunica, sfidando la sorte di un checcazzomenefregateloseichiesto improvviso.
"Sei qui per lavoro?" incalza portandomi quasi alla frattura del cazzo e io rispondo di no e lui fa un sorriso complice e, tagliando la carne, mi dice che sono nel posto giusto, io chiedo per cosa, lui mi dice per le femmine, ovviamente e mastica.
E mi dispensa una non richiesta lezione sulle femmine africane.
La lezione si articola in alcuni moduli, base e avanzati:
a) le africane ci stanno tutte
b) le africane hanno sempre voglia
c) le africane si fanno fare di tutto
d) mai pagare un'africana professionista più di 35.000 franchi, cioè cinquanta euro.
Ma che meraviglia, ma ora so tutto, mi dico, domani parto e me ne vado a Gravellona Toce, che Adolfo Ponzellini Celi mi ha rivelato tutti i segreti delle africane in quattro mosse. Che senso ha rimanere ancora in Senegal?
"Certo" continua "se ti piace roba tosta, roba selvaggia, roba senza limiti, devi farti un'angolana, nello specifico eh" mi dice con serietà del tipo "ci siamo tutti su 'sto cosa no?". Non chiedo spiegazioni sui concetti di selvaggia, senza limiti e tosta, perchè dei suoi parametri non me ne fotte un cazzo di meno e, anzi, mi infastidiscono come una pigna nel culo.
E poi non voglio sapere.
E sarei anche ingolosito da smettere di sentirlo, ma niente.
"Qui le femmine migliori le trovi al Casino du Port, al Cafè Rome e al Casino du Cap Vert, ma al Cap Vert ogni tanto ci son casini, così ti consiglio o il du Port o il Cafè Rome."
Che fortuna trovare un connazionale disposto ad insegnarmi l'abc della vita. Sarà stato parente di K.
Ma io, se non me lo diceva lui, come avrei mai potuto venire a conoscenza di questi posti fantastici? Ad un coglione come me sarebbe bastato notare le tredicimila pubblicità che ricoprono ogni cantone della hall dell'albergo? Non credo. Avrei mai capito che la barista ammiccante nelle foto sottintendeva che ci potesse essere qualcosa in più del poker? Ma mai e poi mai da solo ce l'avrei fatta. Mai.
Per fortuna che ho incontranto Massimo Adolfo Celi in Ponzellini.
"Quanto ti fermi?" gli chiedo.
"Almeno otto giorni, tu?" mi risponde.
"Non so ancora" rispondo.
"Dai domani ci vediamo al bar della piscina e ci organizziamo una seratona" mi dice.
"Ok" dico.
Quindi, stamattina, nell'ordine: cambiare albergo subito, lavorare sul plan del viaggio, conoscere un po' Dakar.
Tiro su la borsa e faccio il check-out.
A dopo.
giovedì 18 aprile 2013
Da Casà a Dakar
Un viaggio un po' complesso, ritardo, casino, caldo. Sì, in aereo faceva caldo e c'era puzza di piedi e ascelle.
Al check point nessuno s'è cagato il mio libretto di vaccinazione in entrata, quello per cui a momenti muoio, la vaccinazione pesante che rappresentava l'orgoglio personale di una carriera africana piuttosto promettente. Mi sono offeso. Non si fa così.
Bei manzi militari neri, sessuali e lucidi, eccitanti, che sbrigativi e nervosi, dicevano via, via, via e tanti saluti, se vi viene la febbre gialla morite, ciao, il vostro da Casà non è turismo, stronzi. Poi il trasferimento in albergo con un taxi puzzolente di nafta e arbre magique, stanchezza, fretta, fame. Poi, finalmente, un letto costoso ed impersonale su cui posare il mio regale ed abusato culo. Albergo internazionaldissanguante, frigo bar ben fornito, spuntino in camera alle tre di notte senza una pince, gentilissimi più dei parenti, denti bianchi rassicuranti.
Un'umidità da bestie, una notte nera che più nera non l'avevo mai vista, l'aria condizionata rumorosissima, il caldo torrido nel bagno.
E poi sono crollato, dopo avere appeso il do not disturb alla maniglia.
E ho dormito come un macigno.
Quando mi sono svegliato erano quasi le undici locali, cioè le vostre tredici, io sto dietro di due, qui. Ho tirato le cortine della finestrona che dà sul terrazzo e mi sono accorto che, davanti a me, si stagliava scintillante e irrequieto l'Oceano Atlantico che, visto così e da questa altezza (sono al decimo piano) fa veramente un bel "buongiorno, Tazio amore, spero tu gradisca questo umile omaggio".
Cazzo raga, è stato un bel botto.
Sono uscito nudo sul terrazzo, col cazzo mezzo duro, a sentire il caldo del sole sulla cappella. Che bella cappella scappellata che c'ho.
Il caldo del sole africano, il caldo del calore di Dio.
E ho pensato: per di là c'è l'arcipelago di Capo Verde, superato il quale c'è un pacco d'acqua e poi l'America.
E mi è venuto un brividino.
Sono in Africa, quella Nera, quella Vera. Nella culla dell'umanità. Sì.
Dakar, a pelle, non mi ha messo un entusiasmo da urlo, vi dirò. L'ho gironzolata qua attorno, ma mi sembra (sicuramente a torto) una cittadonazza incasinata, rumorosa e puzzolente, con impatti irridenti tra lusso e povertà, coesistenti nel medesimo luogo. Non è diversa da niente, se non per il fatto che se ti porti vicino alla costa c'è l'Oceano scintillante e pescioso, magico più che in Marocco, anche se è lo stesso. O forse no. No.
Qui è tutto verdissimo, irrigatissimo, fioritissimo. Tutto molto turistico-business, ma palesemente di serie B. Non è Dubai, insomma.
Che poi, chi l'ha rivista Dubai negli ultimi dieci anni?
E poi, ancora, chi cazzo se ne fotte di Dubai Finterland?
Si mangia ovunque, dappertutto, a qualsiasi ora. Mi sono fatto ammaliare da una pentolaccia piena di riso al sugo di pesce, che adesso non chiedetemi come si chiama il piatto che ve lo dirò, ma vi garantisco che era una roba da lacrima. Superbo.
La gente se ne sbatte di me, ma se io chiedo qualsiasi cosa, qualsiasi informazione, se dico qualsiasi parola, dall'altra parte trovo atteggiamenti che come minimo sono NON OSTILI, sino a divenire (quasi sempre) simpaticamente scherzosi e cordialissimi. Mi fa riflettere 'sta fazenda. Nessuno è ostile con il toubab, ma il toubab a casa sua è davvero così NON OSTILE (come requisito mininmo) con il nero? Non dico amico o cordiale o fraterno, dico solo NON OSTILE.
E me lo chiedo perchè io sono bianco, adesso, sappiatelo.
Io qui sono il diverso, lo strano, l'odiato, il bastardo, il colonizzatore, il padrone, il nemico, l'oppressore, lo stupratore, il mortificatore.
Loro da noi no.
Ho un peso morale ereditato, mio malgrado, dalla mia razza. Assai più gravoso di quello di essere un nero dalle ascelle puzzolenti in Italia.
Interessante.
Molto.
Ora sono in un'elettrizzante empasse, in una forzata sospensione che è spesso l'insaporitrice della sorpresa futura.
Quanto rimanere a Dakar prima di muovermi?
Quanto, eh?
Perchè rimane fermo il fatto che ho l'intenzione inamovibile di leccare le pliche umide dell'ano peccaminoso e fetido di questa città.
Ma tale odorosa leccata non è, nei miei piani, il punto di arrivo. E' solo uno svago, un diversivo, un approccio, un test, un appetizer.
Non si può sottovalutare la quantità imbarazzabte di Sublime Pelle di Femmina Nera Maestosa che si ha attorno. No.
Però io come meta seria ho Saint Louis e, per questo, ribadisco nuovamente eterna gratitudine a Hip.
Grazie a lui, grazie a Hip, ho potuto documentarmi, colmare la mia ignoranza, studiare, analizzare e plasmare un desiderio nuovo, concepire un regalo che il Tazio malato di oggi fa al Tazio sano (o, spero, solo forse solo meno malato) di domani.
Il regalo romantico che un uomo solo fa a se stesso, per coccolarsi l'anima, per costruirsi una nostalgia, per improntare il desiderio di condividerla con chissà chi verrà, per dirsi che si ama, per aiutarsi a dire che ama e che sa amare.
Anche da solo, che importa. L'amore deve essere un concetto |assoluto|. O almeno, mi sembra, si dica che debba essere così, confondetemi se sbaglio.
Romanticamente solo.
Sì, il romanticismo. Il romanticismo.
Delizioso romanticismo a cui appendersi quando il vento delle emozioni spira forte.
Romantico quanto romantiche un tempo erano le lettere d'amore che giungevano dall'Europa in terra d'Africa attraverso l'Aeropostale di Jean Mermoz e la Croix du Sud. Hip lo sa.
La Croix du Sud.
Ma non è stupenda poesia romantica?
Hip lo sa.
Grazie Hip.
Al check point nessuno s'è cagato il mio libretto di vaccinazione in entrata, quello per cui a momenti muoio, la vaccinazione pesante che rappresentava l'orgoglio personale di una carriera africana piuttosto promettente. Mi sono offeso. Non si fa così.
Bei manzi militari neri, sessuali e lucidi, eccitanti, che sbrigativi e nervosi, dicevano via, via, via e tanti saluti, se vi viene la febbre gialla morite, ciao, il vostro da Casà non è turismo, stronzi. Poi il trasferimento in albergo con un taxi puzzolente di nafta e arbre magique, stanchezza, fretta, fame. Poi, finalmente, un letto costoso ed impersonale su cui posare il mio regale ed abusato culo. Albergo internazionaldissanguante, frigo bar ben fornito, spuntino in camera alle tre di notte senza una pince, gentilissimi più dei parenti, denti bianchi rassicuranti.
Un'umidità da bestie, una notte nera che più nera non l'avevo mai vista, l'aria condizionata rumorosissima, il caldo torrido nel bagno.
E poi sono crollato, dopo avere appeso il do not disturb alla maniglia.
E ho dormito come un macigno.
Quando mi sono svegliato erano quasi le undici locali, cioè le vostre tredici, io sto dietro di due, qui. Ho tirato le cortine della finestrona che dà sul terrazzo e mi sono accorto che, davanti a me, si stagliava scintillante e irrequieto l'Oceano Atlantico che, visto così e da questa altezza (sono al decimo piano) fa veramente un bel "buongiorno, Tazio amore, spero tu gradisca questo umile omaggio".
Cazzo raga, è stato un bel botto.
Sono uscito nudo sul terrazzo, col cazzo mezzo duro, a sentire il caldo del sole sulla cappella. Che bella cappella scappellata che c'ho.
Il caldo del sole africano, il caldo del calore di Dio.
E ho pensato: per di là c'è l'arcipelago di Capo Verde, superato il quale c'è un pacco d'acqua e poi l'America.
E mi è venuto un brividino.
Sono in Africa, quella Nera, quella Vera. Nella culla dell'umanità. Sì.
Dakar, a pelle, non mi ha messo un entusiasmo da urlo, vi dirò. L'ho gironzolata qua attorno, ma mi sembra (sicuramente a torto) una cittadonazza incasinata, rumorosa e puzzolente, con impatti irridenti tra lusso e povertà, coesistenti nel medesimo luogo. Non è diversa da niente, se non per il fatto che se ti porti vicino alla costa c'è l'Oceano scintillante e pescioso, magico più che in Marocco, anche se è lo stesso. O forse no. No.
Qui è tutto verdissimo, irrigatissimo, fioritissimo. Tutto molto turistico-business, ma palesemente di serie B. Non è Dubai, insomma.
Che poi, chi l'ha rivista Dubai negli ultimi dieci anni?
E poi, ancora, chi cazzo se ne fotte di Dubai Finterland?
Si mangia ovunque, dappertutto, a qualsiasi ora. Mi sono fatto ammaliare da una pentolaccia piena di riso al sugo di pesce, che adesso non chiedetemi come si chiama il piatto che ve lo dirò, ma vi garantisco che era una roba da lacrima. Superbo.
La gente se ne sbatte di me, ma se io chiedo qualsiasi cosa, qualsiasi informazione, se dico qualsiasi parola, dall'altra parte trovo atteggiamenti che come minimo sono NON OSTILI, sino a divenire (quasi sempre) simpaticamente scherzosi e cordialissimi. Mi fa riflettere 'sta fazenda. Nessuno è ostile con il toubab, ma il toubab a casa sua è davvero così NON OSTILE (come requisito mininmo) con il nero? Non dico amico o cordiale o fraterno, dico solo NON OSTILE.
E me lo chiedo perchè io sono bianco, adesso, sappiatelo.
Io qui sono il diverso, lo strano, l'odiato, il bastardo, il colonizzatore, il padrone, il nemico, l'oppressore, lo stupratore, il mortificatore.
Loro da noi no.
Ho un peso morale ereditato, mio malgrado, dalla mia razza. Assai più gravoso di quello di essere un nero dalle ascelle puzzolenti in Italia.
Interessante.
Molto.
Ora sono in un'elettrizzante empasse, in una forzata sospensione che è spesso l'insaporitrice della sorpresa futura.
Quanto rimanere a Dakar prima di muovermi?
Quanto, eh?
Perchè rimane fermo il fatto che ho l'intenzione inamovibile di leccare le pliche umide dell'ano peccaminoso e fetido di questa città.
Ma tale odorosa leccata non è, nei miei piani, il punto di arrivo. E' solo uno svago, un diversivo, un approccio, un test, un appetizer.
Non si può sottovalutare la quantità imbarazzabte di Sublime Pelle di Femmina Nera Maestosa che si ha attorno. No.
Però io come meta seria ho Saint Louis e, per questo, ribadisco nuovamente eterna gratitudine a Hip.
Grazie a lui, grazie a Hip, ho potuto documentarmi, colmare la mia ignoranza, studiare, analizzare e plasmare un desiderio nuovo, concepire un regalo che il Tazio malato di oggi fa al Tazio sano (o, spero, solo forse solo meno malato) di domani.
Il regalo romantico che un uomo solo fa a se stesso, per coccolarsi l'anima, per costruirsi una nostalgia, per improntare il desiderio di condividerla con chissà chi verrà, per dirsi che si ama, per aiutarsi a dire che ama e che sa amare.
Anche da solo, che importa. L'amore deve essere un concetto |assoluto|. O almeno, mi sembra, si dica che debba essere così, confondetemi se sbaglio.
Romanticamente solo.
Sì, il romanticismo. Il romanticismo.
Delizioso romanticismo a cui appendersi quando il vento delle emozioni spira forte.
Romantico quanto romantiche un tempo erano le lettere d'amore che giungevano dall'Europa in terra d'Africa attraverso l'Aeropostale di Jean Mermoz e la Croix du Sud. Hip lo sa.
La Croix du Sud.
Ma non è stupenda poesia romantica?
Hip lo sa.
Grazie Hip.
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