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giovedì 23 febbraio 2012

Pornart


Bonjour, oggi è San Policarpo. Auguri a tutti i Policarpo che ci seguono numerosissimi da casa.
Policarpo, credetemi, oltre ad avere un nome mica facile da portare, ha avuto una vita veramente drammatica. Ascoltate l’accattivante ed incalzante contributo audio indemoniato, molto rock.




Storia tristissima.
Ma veniamo al meteo: ultime piogge al sud, maltempo ancora sulla Calabria, forte sul crotonese.   Venerdì 24 - Sabato 25 assaggio di primavera, 18°C su Valpadana, nubi basse su Liguria-alta Toscana. Domenica pomeriggio-sera impulso freddo dalle Adriatiche verso il centrosud e Sicilia, anche temporali.

Fuori c’è un sole simpaticamente sbarazzino, dentro un profumo di caffè che neanche in Brasile.
Ad un dato momento bisognerà che vada anche in ufficio, ma forse anche no. Vorrei imbastire, a questo punto del pezzo, una dottissima interlocuzione su caducità della vita, il carpe diem e la visione onanistica prepuziale dell’io kantiano, ma non ho cazzi. Nella stessa misura, qualora non di più, in cui non ho cazzi di andare in ufficio. Che incredibile ossimoro il dire che non ho cazzi.
Ho una gigantesca Tronca di Minchia stupenda che mi penzola scappellata tra le lisce gambe sensuali e che, unitamente ad una mise osceno-erotica degna delle fantasie perverse del maestro Walerian Borowczyk, mi conferisce una allure da puttana da bordello di basso costo che adoro.

In chiusura volevo comunicarvi una cosa.
La Ade non è un donna, ma è un performance artistica da Biennale vivente. E’ arte porno che cammina, che parla, che ha un metabolismo ed una capacità di autorigenerazione che può, talvolta, spaventare.
In un mio fotogramma mnemonico la vedo ancora sul letto, stesa su un fianco, impegnata in un self fisting anale ipnotico, marcatamente anni novanta, mentre le lecco il piede odoroso della gamba sollevata al fine di agevolare lo spazio intranaticale.
Sento ancora il sozzo dialoghetto in merito all’incontenibile e patologico desiderio di auto dilatazione anale ai limiti delle leggi clinico fisiche.
Avverto ancora quel capolavoro tra le mani e mi inorgoglisco dell’aver eiaculato senza stimolazione meccanica, essendomi bastato odore, pelle, forma, oscena visuale e circostanza, per raggiungere il piacevole ed inusuale orgasmo.

“Che porco che sei Cicci” sbava di godimento, ruotando appena la mano conficcata nell’ano sino al polso, tanto da farla apparire monca.
E’ vero. Io sono un porco. Magari non comune, ma un porco.
Ma lei è ben di più. Lei è oltre.
Lei è arte allo stato puro.
Allo stato porno.

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