Bonjour, oggi è San Policarpo. Auguri a tutti i Policarpo che ci
seguono numerosissimi da casa.
Policarpo, credetemi, oltre ad avere un nome mica facile da portare, ha
avuto una vita veramente drammatica. Ascoltate l’accattivante ed incalzante
contributo audio indemoniato, molto rock.
Storia tristissima.
Ma veniamo al meteo: ultime piogge al sud, maltempo ancora sulla Calabria, forte sul crotonese.
Venerdì 24 - Sabato 25 assaggio di primavera, 18°C su Valpadana, nubi basse su Liguria-alta Toscana. Domenica pomeriggio-sera impulso freddo dalle
Adriatiche verso il centrosud e Sicilia, anche temporali.
Fuori c’è un sole simpaticamente sbarazzino, dentro un profumo di caffè
che neanche in Brasile.
Ad un dato momento bisognerà che vada anche in ufficio, ma forse anche
no. Vorrei imbastire, a questo punto del pezzo, una dottissima interlocuzione
su caducità della vita, il carpe diem e la visione onanistica prepuziale
dell’io kantiano, ma non ho cazzi. Nella stessa misura, qualora non di più, in
cui non ho cazzi di andare in ufficio. Che incredibile ossimoro il dire che non ho cazzi.
Ho una gigantesca Tronca di Minchia stupenda che mi penzola scappellata
tra le lisce gambe sensuali e che, unitamente ad una mise osceno-erotica degna delle fantasie perverse del maestro Walerian Borowczyk, mi conferisce una allure da puttana da bordello di basso
costo che adoro.
In chiusura volevo comunicarvi
una cosa.
La Ade non è un donna, ma è un
performance artistica da Biennale vivente. E’ arte porno che cammina, che
parla, che ha un metabolismo ed una capacità di autorigenerazione che può,
talvolta, spaventare.
In un mio fotogramma mnemonico
la vedo ancora sul letto, stesa su un fianco, impegnata in un self fisting
anale ipnotico, marcatamente anni novanta, mentre le lecco il piede odoroso
della gamba sollevata al fine di agevolare lo spazio intranaticale.
Sento ancora il sozzo
dialoghetto in merito all’incontenibile e patologico desiderio di auto
dilatazione anale ai limiti delle leggi clinico fisiche.
Avverto ancora quel capolavoro
tra le mani e mi inorgoglisco dell’aver eiaculato senza stimolazione meccanica,
essendomi bastato odore, pelle, forma, oscena visuale e circostanza, per
raggiungere il piacevole ed inusuale orgasmo.
“Che porco che sei Cicci” sbava di godimento, ruotando appena la mano conficcata nell’ano sino al
polso, tanto da farla apparire monca.
E’ vero. Io sono un porco.
Magari non comune, ma un porco.
Ma lei è ben di più. Lei è oltre.
Lei è arte allo stato puro.
Allo stato porno.
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