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venerdì 24 febbraio 2012

Fratello


Pareva che avesse sei lingue da quanto assatanata era e da quanto vorace mi mangiava il cazzo e le palle. E con quelle dita nel culo mi ha fatto davvero impazzire e me ne sono chiavato allegramente e le sono venuto in bocca. D’altra parte vorrei vedere chi sarebbe riuscito a resistere con una simile, deliziosa, bocchinara compulsiva. Boccadoro non ha fatto una piega  e ha continuato come un’idrovora che mi è bastato resistere al fastidietto i primi dieci, quindici, secondi e poi ho ricominciato a godermi le sei lingue e ho iniziato a sentire che tornava a tirarmi e in men che non si dica ero già titanico, sia nel senso della durezza del titanio, sia nel senso delle dimensioni ragguardevoli del Gran Pezzo di Cazzo Rampazzo Randellazzo.

Via il jeans strizzatutto, spostamento del tanghino fantasma e via al galoppo, vis-à-vis, con la Mazza conficcata nella Figa Imperatrice. Chiavami Cicci che c’ho voglia di venire. Ma certo Adelina, son qua per quello. E sbatte furiosa, abbracciandomi, leccandomi il collo e patapim e patapam che adoro quello schiaffeggiar di pelle durante la monta western.
Ma che bello. Maglioncino e camicina bianca, gambaletti antistupro, mutanda spostata, a dimenare il culo per sentirlo “più fondo”, sbattendomi, che giaccio di schiena vestito, coi jeans abbassati. Ruspanti, arrapati, nel parcheggio del Flamingo, coi vetri un po’ appannati e un po’ no, coi geronti che recuperano l’auto perché è tardi ed il pannolone è inzuppato, che se vedessero meglio che pezzo di cula si ritrova la mia fidanzata gli si incepperebbe il pace maker.

E patapim e patapum, ci respiriamo in bocca e la Ade mi stropiccia la faccia biascicando ansimante litanie arcane che capisco solo a tratti: “fottimi” “cazzo” “figa” sono termini ricorrenti, mentre spesso mi sfuggono le congiunzioni con gli altri vocaboli, ma ho la certezza di non travisare il senso d’insieme.
Tintinnio di bracciali, profumo dolciastro e volgare che adoro, abiti, capelli, shampoo e balsamo e poi sotto quell’odorino pungente, quell’odorino di figa che sfugge alla cosmesi e alla ricerca, battendo qualsiasi alchimia. Il ritmo aumenta e aumenta e aumenta e la mia Bella Baiadera fa danzare disarticolato il bacino divenendo assertiva con milioni di “sì” gridati nella mia bocca mentre mi tiene la testa fortissimo e poi urla il suo grido libero, che conosco bene, dapprima lirico, poi gutturale, poi inferocito ed è lì che la adoro, quando viene feroce sbattendo e poi si placa, si placa e diviene romantica e passionale, trasportata, supplice e mi martella di “vieni vieni vieni vieni vieni” con gli occhi piangenti e allora io mollo gli ormeggi e comincio e lei muta al mutare, capisce, sbatte forte e non è più supplice, non è più romantica, ma diviene assoluta, nuovamente feroce, comandando degli “sborra sborra dai sborrami dentro sborra voglio sentire che urli che sborri” quasi ringhiando, ed io eseguo e le urlo che sborro e lei mi lecca la faccia e mi insulta grondante di lussuria, “….sì…..porco…sborra…..sei una troia…..sei una puttana…..godi troia….”.

“Com’è andata?” chiedo chiudendomi la cerniera con il classico inarcamento da cliente della puttana.
“Per ora procede senza intoppi, ma l’offerta è da miseria” mi risponde sistemandosi a saltelli anche lei.
“Possibilità di negoziato?” chiedo offrendole una sigaretta.
“Poco o nulla”
Silenzio.

“Scusa una cosa Cicci”
“Dimmi”
“Ma che cazzo ci fai tu in un posto del cazzo come questo?” e mi guarda stupita di aver rilevato solo in quel momento la stranezza.
“Ci sono venuto perché vorrei chiavarmi una tipa che balla latino americano qua”
“Ah. E’ figa?”
“Una giaguara stagionata. Mi fa sangue”
“Capito. E come procede?”
“Boh” e lei ride.

La Ade è come un fratello per me.

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