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venerdì 24 febbraio 2012

Furbo a palo


Giornata d’inferno. Questa mattina mi chiama la Ale, ma com’è, ma come non è, sei sparito, cosa c’è, ma cosa non c’è, ma su, ma giù, Tazio qui, Tazio là. Sforno a Polaroid una serie di discretamente ben confezionate cazzate siderali e rimando ad un generico “Ti chiamo lunedì mattina, porta pazienza, che se tutto va come deve andare mangiamo un boccone assieme lunedì sera” e la Ale si beve tutto il beverone e a posto.

Mi rimetto sulle mie rogne che di lì a mezz’ora mi chiama la Ines. Ma com’è, ma come non è, ma t’ho fatto qualcosa, Tazio dimmelo sai, sei sparito, nemmeno una telefonata, và che io non sono da una botta e via eh (sì lo so che UNA botta e via non basta, bensì SETTEMILA botte e via)  ma scherzi Ines, ma perlamordiddiosantissimo che dici!! Numi del cielo Ines!!! chi ha mai pensato ad una cosa simile e *zac* caldo delle Polaroid vendute alla Ale, le sgnacco anche alla Ines e via andare che ci sentiamo in settimana te lo prometto, ti chiamo, ti chiamo, ti chiamo.

E mi rimetto lì sulle mie rogne, tempo dieci minuti mi chiama un anonimo.
Porca merda,  mi dico signorile, io di mio non risponderei, ma siccome anonima è anche la stronza della banca che esce anonima come l’anonima sequestri e la Spectre, che banditi pari sono e, considerato che aspetto una risposta da quel mentecatto di direttore, devo rischiare, devo e premo verde.

La Giulia.
No, cazzomerda della figamerda e delle tettemerda, mi si sgretola la cappella, la Giulia no.
Cripta sumera, dialetto arcaico ittita, umore di merda, voce adatta alla frase “esprimo il più sentito cordoglio”. Mi svacco sulla sedia come se fossi un pupazzo di pezza senza articolazioni e accendo l’innesco con l’accelerante: “Ciao Giù, come stai?”. Quale domanda può sortire un effetto più devastante, quale piede di porco può essere più efficace a scoperchiare la pentola dei liquami lamentosi in un clima di tregenda che c’è da toccarsi i maroni ogni due per tre? Crisi madre e figlio, crisi secca irricomponibile con quel coglione di merda che traffica in Romania a far solo dio sa cosa, ma forse nemmeno dio prende informazioni su cosa fa perché lo conosce bene e non vuole sapere, crisi del lavoro, crisi della finanza, crisi dell’economia, crisi dei valori e crisi nervosa, la mia.

Ascolto e mentre ascolto mi immagino di invecchiare al telefono, coi capelli che diventano bianchi e radi, la barba che mi cresce lunghissima e fina e bianca, le rughe che solcano, il pisello che scompare per far posto al catetere e poi compare una flebo, poi una copertina, tossisco, la sedia è diventata una comoda e arriva una badante che mi urla nelle orecchie “DEVI PRENDERE LA MEDICINA PER IL CUORE” e poi mi annusa e dice fortissimo, sempre nel mio orecchio “HAI FATTO QUELLA GROSSA? DEVO CAMBIARTI?” e poi compaiono tutti i miei amici, vecchi, sono attorno al letto io respiro a fatica e mi guardano con gli occhi pieni di lacrime e la Giulia pare essere solo in prossimità del primo dei sette tempi dell’opera che si intitola “Quella troia della tua amica”, ma per fortuna un pip-pip sotto, che lo sente anche lei, mi consente di scattare in piedi dal letto del dolore e dire “SCUSA GIULIA HO UNA CHIAMATA SOTTO CHE LA STAVO ASPETTANDO TI RICHIAMO IO DOPO” e Tardelli scatta in avanti, Tardelli, Tardelli, gooooooooooooooooooool, gooooooooooooooooool, Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!

Chiudo secco e rispondo.
“Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaooooo Cicciammore, ciacciao ciacciao ciacciao, c’è il soleeeeeeeeeeeeeeee”
Scatto a piè pari sul tavolo come un ardito ginnasta del bieco ventennio e con la luce accecante della speranza negli occhi ed un sorriso da drogato chimico urlo “ADEEEEEEEEEEEAMMMOOOOOOREEEEEEEEEEEEEEEEEE TI DEVO LA VITAAAAAAAA” e dall’altra parte sento un urlo di gioia a cazzo, talmente acuto e forte che manda in palla il microfono e sì, è vero, la maturità a un certo momento si vede.

“Senti. Cicci. Pensavo. Mangiamo al Tennisclebb.”
“Va bene. Adele. Mangiamo al Tennisclebb.”
“Senti. Cicci. Pensavo. Stasera. Io nun c’ù vuglia di undure ul clubb. Te ti spiace?”
“No. Adele. Anzi. Io devo svaccare. Oggi non mi passa. Più”
“Andiamo in un posticino con la musichina e stiamo scialli senza pare e ci facciamo le robine?”
Non so di che robine si parla, ma qualsiasi robina mi fa la Ade a me piace.
“Fatta. Ade. Wine bar, scazz and dance.”
“Sììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì”

“Sai, Adelizia, pensavo a questa primavera, quando potremo andare nella casa del Ruggi, io e te, ci facciamo un week end sempre nudi senza lavarci mai e ti porto fuori a fare la pipì in giardino e…”
“…e anche la cacca?”
“Sì amortossico, anche la cacca e scopiamo come gli alci bretoni incrociati coi cervi birmani tutto il tempo dappertutto”
Gorgoglia e mugola e grugnisce e fa anche snort.
“Cicciporconesozzone mi fai tremare la figona te sei un demonio di furbezza”

Ah beh beh, furbo son furbo eh.
Uuuuuuuh che furbo che sono.
Già.
Furbissimo.
Basta che guardi con che disinvoltura mi son gestito la mattinata.

1 commento:

  1. Ah, mo' mi è tutto molto più chiaro. Bastava scriverla correttamente, la parlata della Ade, avrei inquadrato subito.

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