Giornata d’inferno. Questa mattina mi chiama la Ale, ma com’è, ma come
non è, sei sparito, cosa c’è, ma cosa non c’è, ma su, ma giù, Tazio qui, Tazio
là. Sforno a Polaroid una serie di discretamente ben confezionate cazzate
siderali e rimando ad un generico “Ti
chiamo lunedì mattina, porta pazienza, che se tutto va come deve andare
mangiamo un boccone assieme lunedì sera” e la Ale si beve tutto il beverone
e a posto.
Mi rimetto sulle mie rogne che di lì a mezz’ora mi chiama la Ines. Ma
com’è, ma come non è, ma t’ho fatto qualcosa, Tazio dimmelo sai, sei sparito,
nemmeno una telefonata, và che io non sono da una botta e via eh (sì lo so che
UNA botta e via non basta, bensì SETTEMILA botte e via) ma scherzi Ines, ma perlamordiddiosantissimo
che dici!! Numi del cielo Ines!!! chi ha mai pensato ad una cosa simile e *zac*
caldo delle Polaroid vendute alla Ale, le sgnacco anche alla Ines e via andare
che ci sentiamo in settimana te lo prometto, ti chiamo, ti chiamo, ti chiamo.
E mi rimetto lì sulle mie rogne, tempo dieci minuti mi chiama un
anonimo.
Porca merda, mi dico signorile,
io di mio non risponderei, ma siccome anonima è anche la stronza della banca
che esce anonima come l’anonima sequestri e la Spectre, che banditi pari sono e,
considerato che aspetto una risposta da quel mentecatto di direttore, devo
rischiare, devo e premo verde.
La Giulia.
No, cazzomerda della figamerda e delle tettemerda, mi si sgretola la
cappella, la Giulia no.
Cripta sumera, dialetto arcaico ittita, umore di merda, voce adatta
alla frase “esprimo il più sentito
cordoglio”. Mi svacco sulla sedia come se fossi un pupazzo di pezza senza
articolazioni e accendo l’innesco con l’accelerante: “Ciao Giù, come stai?”. Quale domanda può sortire un effetto più
devastante, quale piede di porco può essere più efficace a scoperchiare la
pentola dei liquami lamentosi in un clima di tregenda che c’è da toccarsi i
maroni ogni due per tre? Crisi madre e figlio, crisi secca irricomponibile con
quel coglione di merda che traffica in Romania a far solo dio sa cosa, ma forse
nemmeno dio prende informazioni su cosa fa perché lo conosce bene e non vuole
sapere, crisi del lavoro, crisi della finanza, crisi dell’economia, crisi dei
valori e crisi nervosa, la mia.
Ascolto e mentre ascolto mi immagino di invecchiare al telefono, coi
capelli che diventano bianchi e radi, la barba che mi cresce lunghissima e fina
e bianca, le rughe che solcano, il pisello che scompare per far posto al
catetere e poi compare una flebo, poi una copertina, tossisco, la sedia è
diventata una comoda e arriva una badante che mi urla nelle orecchie “DEVI
PRENDERE LA MEDICINA PER IL CUORE” e poi mi annusa e dice fortissimo, sempre
nel mio orecchio “HAI FATTO QUELLA GROSSA? DEVO CAMBIARTI?” e poi compaiono
tutti i miei amici, vecchi, sono attorno al letto io respiro a fatica e mi
guardano con gli occhi pieni di lacrime e la Giulia pare essere solo in
prossimità del primo dei sette tempi dell’opera che si intitola “Quella troia della tua amica”, ma per
fortuna un pip-pip sotto, che lo sente anche lei, mi consente di scattare in
piedi dal letto del dolore e dire “SCUSA GIULIA HO UNA CHIAMATA SOTTO CHE LA
STAVO ASPETTANDO TI RICHIAMO IO DOPO” e Tardelli scatta in avanti, Tardelli,
Tardelli, gooooooooooooooooooool, gooooooooooooooooool, Campioni del Mondo!
Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!
Chiudo secco e rispondo.
“Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaooooo
Cicciammore, ciacciao ciacciao ciacciao, c’è il soleeeeeeeeeeeeeeee”
Scatto a piè pari sul tavolo come un ardito ginnasta del bieco
ventennio e con la luce accecante della speranza negli occhi ed un sorriso da
drogato chimico urlo “ADEEEEEEEEEEEAMMMOOOOOOREEEEEEEEEEEEEEEEEE
TI DEVO LA VITAAAAAAAA” e dall’altra parte sento un urlo di gioia a cazzo,
talmente acuto e forte che manda in palla il microfono e sì, è vero, la
maturità a un certo momento si vede.
“Senti. Cicci. Pensavo. Mangiamo
al Tennisclebb.”
“Va bene. Adele. Mangiamo al
Tennisclebb.”
“Senti. Cicci. Pensavo. Stasera.
Io nun c’ù vuglia di undure ul clubb. Te ti spiace?”
“No. Adele. Anzi. Io devo
svaccare. Oggi non mi passa. Più”
“Andiamo in un posticino con la
musichina e stiamo scialli senza pare e ci facciamo le robine?”
Non so di che robine si parla, ma qualsiasi robina mi fa la Ade a me
piace.
“Fatta. Ade. Wine bar, scazz and
dance.”
“Sììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì”
“Sai, Adelizia, pensavo a questa
primavera, quando potremo andare nella casa del Ruggi, io e te, ci facciamo un
week end sempre nudi senza lavarci mai e ti porto fuori a fare la pipì in
giardino e…”
“…e anche la cacca?”
“Sì amortossico, anche la cacca e
scopiamo come gli alci bretoni incrociati coi cervi birmani tutto il tempo
dappertutto”
Gorgoglia e mugola e grugnisce e fa anche snort.
“Cicciporconesozzone mi fai
tremare la figona te sei un demonio di furbezza”
Ah beh beh, furbo son furbo eh.
Uuuuuuuh che furbo che sono.
Già.
Furbissimo.
Basta che guardi con che disinvoltura mi son gestito la mattinata.
Ah, mo' mi è tutto molto più chiaro. Bastava scriverla correttamente, la parlata della Ade, avrei inquadrato subito.
RispondiElimina