Stabuliamo al sole sulla terrazza del Tennissclebb come due pensionati
americani ad Acapulco.
Club Sandwich per due, ma mi spiace, non lo sanno fare.
Mica è affogando di salsa rosa del pane tostato che si fa il Club
Sandwich. No.
Warsteiner ghiacciata, cannetta clandestina, leggerissima, sembra
primavera, mica mi spiace.
La Ade ha il piumino viola e sotto la tuta rosa, le runner nere, gli occhiali
da sole tattici, i capelli raccolti in una coda di cavalla.
“E’ l’ultimo di Carnevale
Cicciammore, te c’hai una festa?”
“Ma anche no Ade, avevo
programmato un’orgia per sabato scorso, ma mi è saltata”
“Sfiga”
“Già. Tu hai una festa?”
“M’avrebbero invitata, ma non
c’ho cazzi, è una di quelle feste merdose di stronzi impacchettati del cazzo che
diventa una rottura di coglioni dopo dieci minuti”
Non gradisce la frequentazione, tradotto.
“Ma allora ci vai a ‘sta festa o
no?”
“Boh. No. Boh”
E comincia, inaspettatamente e fuori contesto, un contortissimo
ragionamento sui soci del Tennisclebb, che fatico a seguire.
Siede a gambe aperte, svaccata. Mentre parla si strizza
distrattamente la figa, sopra i pantaloni della tuta, come fa un maschio che si
balocca il pacco. E’ lurida. E’ ipnotica. E’ una Vacca Sacra.
Poi andiamo a passeggiare lungo la stradina che porta ai palloni.
Appena passiamo il primo mi dice “vieni”
e rapida si infila tra i due, dove rimane una striscia di separazione di tre
metri.
Abbassa in un lampo pantaloni e perizoma lilla, si accuccia e piscia.
Mi piace vederla pisciare, fa un getto grosso, rumoroso, maschile,
lungo.
“E’ la birra” mi dice
tendendo pantaloni e perizoma.
Le preparo un Kleenex. Ma lei non la finisce mai.
Poi smette, lentamente, gocciola, singhiozza gli ultimi spruzzi.
Prende il Kleenex e si asciuga, lasciando scappare un peto di tonalità modulata dal cupo all'acuto,
mediamente lungo.
“Ho fatto un vento” mi dice
ridendo.
Un vento.
Era da quando era al mondo la mia povera nonna che non lo sentivo dire.
Si sistema e si rialza. E ricominciamo a camminare.
Cosa vi ho raccontato?
Niente. Non c’è niente di niente. Non c’è sesso, appena un po’ di
seduzione pecoreccia, non c’è amore, non c’è nulla su cui riflettere, nulla su cui ridere.
Non c’è niente.
Eppure questo niente funziona. Sì perché tante volte ci si fossilizza sullo schema
preconfezionato delle cose e non si ammettono soluzioni intermedie o
alternative. La Ade non è il mio amore,
io non sono il suo amore, però ci
vogliamo bene e questo è scritto nei fatti, per una volta in vita mia. Lasciamo
stare il sesso, per un attimo.
Sono tanti anni che ci conosciamo e ci siamo appiccicati sin
dall’inizio quando non c’era niente tra noi e abbiamo litigato, rotto, ripreso,
ma continuiamo sempre a cercarci, anche se per un periodo andiamo a cercare oro
in Klondike o veniamo rapiti su uno yacht a Porto Cervo o ci nascondiamo in un
casolare in provincia di Pesaro.
Funziona così. E meno domande ci facciamo, meno arricchiamo di dettagli
i nostri scenari, più funziona.
E sapete perché sono contento? Perché dopo aver preso cantonate
continue per colpa di mie valutazioni affrettate, se dico che con la Ade il rapporto funziona (non so che
etichetta dargli, per questo lo chiamo asetticamente rapporto) dico una verità che è supportata da anni di funzionamento. E la mia opinione, finalmente, non può nuocere ai fatti.
Mi prende a braccetto e camminiamo.
“Aspetta” mi dice e fa il
passetto di allineamento, in modo da camminare sincronizzata con me.
E ride.
“Avanti marsch! Tu una volta eri Capitano
vero Cicci?”
“Sotto Tenente Ade”
“Che è più o meno di Capitano?”
“Due gradini sotto il Capitano”
“E a te piaceva stare sotto al
Capitano vero puttana?” con un ghigno maligno.
“Era un bell’uomo, sì mi piaceva
tanto amo”
“PUTANA!”con una 'T'.
E ride e ridiamo.
Di niente.
Meraviglioso.
siete uno spasso...
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