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martedì 7 febbraio 2012

Ricostruzioni neuronali


E allora arrivo lì, convinto di uscire a cena con la mia ragazza e mi ritrovo là che ceno con la mia ragazza e la sua amica Ines. Che c’ha 36 anni come me, che ne faccio 42, ma chissenefrega, anzi, meglio. E’ una bella figa, stagionata, usata, ma da corsa. Una Minnie Minoprio bionda, boccolona ma dal taglio a palla come Minnie Minoprio, asciutta, proprio ben fatta, coi seni piccolissimi e con una boccona carnosa da pompini che mi ricorda Skin. Un bel troione, insomma, proprio bella. E cerchiamo di imbastire una conversazione impossibile, impossibile sia per limiti oggettivi, sia perché a un tratto della cena c’erano due piedi che mi facevano piedino e nessuno di questi due piedi aveva calze, calzari o collant, ed un paio dei due aveva dei sandalini che farebbero fresco a Ferragosto.

Oh ragazzi, mi son detto, è solo lunedì.
Ma son convenzioni provinciali, quando c’è l’amore il calendario non conta nulla.
Certo che, se ce n’hai, andare a letto con due donne è una bella storia. La diversità percettiva che ti danno i loro corpi diversi è esaltante. Sentire che ce n’hai una che ti galoppa la minchia, mentre lecchi la figa a quell’altra che ti si è seduta sulla bocca, è edificante. Metterle tutte e due alla pecora, una di fianco a quell’altra, osservando come fanno a lingua in bocca mentre tu ficchi dentro a una e poi ficchi dentro all’altra che si masturba nell’attesa, è ricostituente. Annusare i loro odori diversi, assaporare i loro sapori diversi, godere dei loro tocchi diversi è culturalmente amplificante. Sgusciare da una ed averne un’altra pronta a prenderlo in bocca per poi riposizionarlo dentro all’amica fraterna che nell’intermezzo si masturba, godendo di vista, è socializzante. Intervenire costruttivamente in un loro sessantanove è gratificante. Esplorare forme e dettagli, ascoltare respiri e gemiti, partecipare assertivo al piacere libertino di gruppo, è rassicurante. Venire tra le loro bocche, osservando che lo spreco non è consentito in tempi di crisi, è rinsaldante.

Vado a pisciare con la porta aperta, mentre la mia ragazza nuda versa da bere e l’altra mia ragazza nuda accende una sigaretta. L’intimità debosciata tra di noi è stupenda, siamo un condensato d’amore. Prendo da dietro la Ines nuda e la bacio in gola, mentre lei mi abbraccia passionale e la mia ragazza Ale, sorridente, comunica che i whiskyni sono pronti. Poi ci stacchiamo e la mia ragazza Ale viene a prendere in gola la lingua abbracciandomi passionale e la mia ragazza Ines mette su del jazz sudamericano.
Stiamo nudi, molli, intimi, lascivi. Dissoluti. Mi lascio andare sul divano, mordendo natiche morbidamente, leccando pezzi, mentre le mie due odalische parlicchiano e mi toccano e mi accarezzano, sorseggiando, fumando, baciandomi, baciandosi.

E lenti si ricomincia, avvitandoci, annodandoci, mugolando.
Cosa c’è di più bello dell’amore vero? Niente. Le faccio cantare, una dopo l’altra, ciascuna con la collaborazione di quell’altra che si prodiga ad amplificare quanto è già amplificatissimo, donando valore aggiunto con la bocca, le dita, il corpo, la pelle, il respiro. Corpi. Nudi. Carne, piacere, umori, odori, respiri, suoni, azzeramento della morale, il paradiso.

Giaccio tra loro come un pascià, cingendo le loro spalle, scivolando in toccatine intime gradite e ciascuna flirta con me sorridente e serena. Un’indiana abbronzatissima e nera a destra e una bianca Minnie Minoprio con la boccona di Skin, a sinistra. Mi coccolano, mi accarezzano lì, mi baciano. Ridono morbide, si scambiano teneri bacini, alimentando la mollezza debole ed irresistibile dell’amoralità.

La mia ragazza Ale sarà anche una scoria tossica, non dico di no.
Ma è un lenimento inaspettato.
Mi sto ricostruendo il sistema nervoso, sì.
E le devo dire grazie. Col cuore.

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