E allora arrivo lì, convinto di uscire a cena con la mia ragazza e mi
ritrovo là che ceno con la mia ragazza e la sua amica Ines. Che c’ha 36 anni
come me, che ne faccio 42, ma chissenefrega, anzi, meglio. E’ una bella figa,
stagionata, usata, ma da corsa. Una Minnie Minoprio bionda, boccolona ma dal
taglio a palla come Minnie Minoprio, asciutta, proprio ben fatta, coi seni piccolissimi e con una boccona carnosa da pompini
che mi ricorda Skin. Un bel troione, insomma, proprio bella. E cerchiamo di
imbastire una conversazione impossibile, impossibile sia per limiti oggettivi,
sia perché a un tratto della cena c’erano due piedi che mi facevano piedino e
nessuno di questi due piedi aveva calze, calzari o collant, ed un paio dei due
aveva dei sandalini che farebbero fresco a Ferragosto.
Oh ragazzi, mi son detto, è solo lunedì.
Ma son convenzioni provinciali, quando c’è l’amore il calendario non
conta nulla.
Certo che, se ce n’hai, andare a letto con due donne è una bella
storia. La diversità percettiva che ti danno i loro corpi diversi è esaltante.
Sentire che ce n’hai una che ti galoppa la minchia, mentre lecchi la figa a
quell’altra che ti si è seduta sulla bocca, è edificante. Metterle tutte e due
alla pecora, una di fianco a quell’altra, osservando come fanno a lingua in
bocca mentre tu ficchi dentro a una e poi ficchi dentro all’altra che si
masturba nell’attesa, è ricostituente. Annusare i loro odori diversi,
assaporare i loro sapori diversi, godere dei loro tocchi diversi è
culturalmente amplificante. Sgusciare da una ed averne un’altra pronta a
prenderlo in bocca per poi riposizionarlo dentro all’amica fraterna che
nell’intermezzo si masturba, godendo di vista, è socializzante. Intervenire
costruttivamente in un loro sessantanove è gratificante. Esplorare forme e
dettagli, ascoltare respiri e gemiti, partecipare assertivo al piacere
libertino di gruppo, è rassicurante. Venire tra le loro bocche, osservando che
lo spreco non è consentito in tempi di crisi, è rinsaldante.
Vado a pisciare con la porta aperta, mentre la mia ragazza nuda versa
da bere e l’altra mia ragazza nuda accende una sigaretta. L’intimità debosciata
tra di noi è stupenda, siamo un condensato d’amore. Prendo da dietro la Ines
nuda e la bacio in gola, mentre lei mi abbraccia passionale e la mia ragazza
Ale, sorridente, comunica che i whiskyni sono pronti. Poi ci stacchiamo e la
mia ragazza Ale viene a prendere in gola la lingua abbracciandomi passionale e
la mia ragazza Ines mette su del jazz sudamericano.
Stiamo nudi, molli, intimi, lascivi. Dissoluti. Mi lascio andare sul
divano, mordendo natiche morbidamente, leccando pezzi, mentre le mie due
odalische parlicchiano e mi toccano e mi accarezzano, sorseggiando, fumando,
baciandomi, baciandosi.
E lenti si ricomincia, avvitandoci, annodandoci, mugolando.
Cosa c’è di più bello dell’amore vero? Niente. Le faccio cantare, una
dopo l’altra, ciascuna con la collaborazione di quell’altra che si prodiga ad
amplificare quanto è già amplificatissimo, donando valore aggiunto con la bocca,
le dita, il corpo, la pelle, il respiro. Corpi. Nudi. Carne, piacere, umori,
odori, respiri, suoni, azzeramento della morale, il paradiso.
Giaccio tra loro come un pascià, cingendo le loro spalle, scivolando in
toccatine intime gradite e ciascuna flirta con me sorridente e serena. Un’indiana
abbronzatissima e nera a destra e una bianca Minnie Minoprio con la boccona di
Skin, a sinistra. Mi coccolano, mi accarezzano lì, mi baciano. Ridono morbide,
si scambiano teneri bacini, alimentando la mollezza debole ed irresistibile
dell’amoralità.
La mia ragazza Ale sarà anche una scoria tossica, non dico di no.
Ma è un lenimento inaspettato.
Mi sto ricostruendo il sistema nervoso, sì.
E le devo dire grazie. Col cuore.
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