Io
di mio, a un certo punto, ho avvertito un sensuale desiderio di brodino caldo e
pigiama. Però mi sono forzato, perché o ben che ci siamo o ben che non ci siamo
e allora, docciato e infighettato Amazing Tazio’s style, ho preso la Marzedes
e, non senza difficoltà, sono andato a Zampognazza, al Flamingo.
Uno
sparuto gerontocomio inconsapevole dell’anagrafe si dimenava cantando “una mano en la cabeza, una mano en la
cabeza, un movimiento sexy, un movimiento sexy…” ma della Giuliana Troiona
nessuna traccia. Che poi, Troiona, è tutto un dire. Non bevo nulla, mi girano i
coglioni, la moracciona tinta e lampadata mi sorride, sta con l’ometto che
assomiglia a Pisapia, esco e salgo nella Marzedes, direzione Baitina.
Alla
Baitina, quando finalmente ci arrivo passando per Неве Альта nel cuore della Siberia inospitale,
il clima è diverso, molto get down, molto anni settanta. KC and Sunshine Band
cantano Shake, Shake, Shake, mentre i
miei coglioni si allungano come porta fiorini medievali. Una troietta russa mi
abborda al banco dove bevo una Tassoni, perché sentivo di dover bere una
Tassoni in quel cagaio di tristezza. Le dico che sono gay e Gesù non piange
nemmeno, perché io sono anche gay, all’occorrenza ed all’occasione.
Risalgo sulla fida Marzedes pleistocenica e con le mie
fide gomme da neve raggiungo il Fritt’n’Dance, dove finalmente c’è qualcuno che
dà un senso alla mia idiota serata gitana. C’è la Ines. Ha! Volti amici, sembra
di essere entrati nel bar interstellare di Star Wars, dove esseri alieni
provenienti da mille angoli di galassie sperdute si ritrovano a bere cose improbabili.
Sono Ian Solo e lei è la bella Leyla. Ciao Leyla, ciao Ian. E ci baciamo col
calore dei sopravvissuti alla Morte Nera (Bianca). Mi presenta al presidio di
Hobbit di Arda che allietano la sua serata e quella delle tardone imputtanite
per l’occasione e poi andiamo al bar a bere e lì sì, lì mi faccio un bourbon
doppio con ghiaccio, perché ho bisogno di conforto. Fuori nevica, io non sono
Clooney e la Ines non è Jennifer Lopez, questo non è Out of Sight, ma va bene
lo stesso.
Mi accarezza una gamba con aria sognante e mi chiede
cos’ho voglia di fare. Le rispondo che la spoglierei nuda, mi spoglierei nudo e
la scoperei davanti a tutti. Obietta che sì, che non le dispiacerebbe affatto,
ma che teme che un arresto ed una enucleazione sociale sarebbero inevitabili.
Concordo un po’ scoraggiato, ma poi lei dice “Ma…” e sorride e mi chiede un secondo per una telefonata e io
glielo concedo, c’ho un secchiello di bourbon da finire e nevica, sembro uno
che ha fretta? La Ines telefona e io la guardo e torno a concordare con me
stesso che non è niente male ‘sta ragazza. Ragazza, poi. E’ tutto un dire anche
quello.
“Mi accompagni a
casa poi?” – “Ci mancherebbe, certo” rispondo terrorizzato di dovermi
rimettere in macchina, direzione chissà quale punto della tundra gelata. Un
saluto agli Elfi e via, nella notte. Chiedo cortesemente dove cazzo stiamo
andando e mi dice di non preoccuparmi, che è il modo migliore per mettermi in
uno stato di agitazione smodato. Fortunatamente il LORAN in bassa frequenza mi
segnala che stiamo facendo prua verso casa e poi il secondo al comando mi
segnala di girare qui, poi là, poi parcheggia lì. Nel parcheggetto antistante
un nuovo negozio con le tende a pannello tirate, spento, sulle cui vetrine
campeggia la scritta “Istituto di Estetica”. E dico no, Kant e la Critica della ragion pura no, non ce la
posso fare, non stasera. Ma poi scopro trattarsi di un semplice centro di
estetiste e mi rilasso.
Dall’auto col cellulare Falco Uno cerca Falco Due e
chiede se Falco Due la copre. Falco Due dice “crzz avanti Falco Uno ti copro forte e chiaro passo” – “Falco Due, Falco Uno in posizione passo”
– “crzz Falco Uno sei in visiva cleared
to entrance passo” e scendiamo dalla macchina e la porta del chiuso negozio
spento è aperta.
Dietro al banco un sottile neon azzurrino segnala che
non è la morte quella che ci circonda, ma solo il riposo. Attraversiamo la sala
d’attesa, apriamo un’altra porta e lì è luce! Luce e una bella morazzotta sui
venticinque, che indossa solo un asciugamano tenuto sulle tette col velcro ci
accoglie baciando la Ines e conducendoci al changing room.
L’after hour
dell’estetista mi mancava. Che ingegno noi italiani. Indossiamo ciò che ci
viene dato: un asciugamano e due inusuali infradito di paglia cinesi e usciamo,
tutti e due con l’asciugamano in vita, perché la Ines non sta tanto lì ad
andare per il sottile e le piace mostrar le tettinine da subito. Fa caldo, la
morazzotta ci aspettava e ci conduce giù, nell’underground, dove sorge l’area benessere: un bel cento metri quadri
con due grosse cabine sauna e una Jacuzzi da sei, più un’area relax a luci
basse con lettini e altre cazzate.
Saremo stati, toh, una quindicina di persone. Le femmine
a tetta volante, ma a asciugamano in vita, perché la femmina vive male il
rapporto col proprio culo, ad eccezione di alcune dee coi culi
michelangioleschi, per cui scopre tutto, cazzo gliene frega, ma il culo no. I
maschi, invece, nudi. Quando, invece, farebbero meglio a mantenere la
riservatezza sulle modestie che li affliggono. Io, pur potendomi
abbondantemente permettere di esibire la mia straordinarietà plastica, mantengo
la posizione e seguo la Ines ed entriamo in un box sauna. Che anche lì, sauna. Trentatre
gradi, ma che sauna e sauna.
Ci piazziamo sulla panca assieme a due tizi e a una
coppia. E la Ines si infila tra le braccia mie, avvinghiata come l’edera a
respirar il respiro mio.
Bello, mi dico.
Sguardi, carezze, asciugamani che scoprono, mani che
toccano, cazzi che si imbarzottiscono. Libertinaggio light, non male. Le chiedo
se possiamo scopare, glielo chiedo all’orecchio, ma la Ines mi dice “nooo” e sorride. Ho capito. Siamo
quelli del “quasi goal” quelli che “c’eravamo quasi” e mi chiedo: ma che
cazzo ci siamo venuti a fare qui? Ma me lo chiedo e non lo chiedo, per non
farle dispiacere. Mi sussurra divertita e sorridente “umiliali” e infila l’indice nella cintura dell’asciugamano e lo
apre. Ok. Li umilio. E poi? Massì, li umilio gratis, così per simpatia. Apro
slinguandola, apro anche le gambe e lascio penzolare il Tarello Gigante, per la
gioia della sposona davanti a noi e la depressione degli ometti restanti.
Una bella scorpacciata di piedi nudi e carne, almeno
quello. Finalmente donne scalze, poppe, passere depilate, passere pelose. Un
surrogato dell’estate un appetizer niente male. E poi, dopo una Jacuzzi
ammiccante con una biondona e un salumaio, ci rivestiamo e torniamo nella
tormenta.
“Tazio ti farei
salire, ma domattina levataccia che ho le analisi del sangue”.
Ian Solo ritorna sulla terra.
Luke Skywalker è andato a dormire, nemmeno una birra
per chiudere. Niente.
Ciao Leyla, a proposito. Ci vieni alla Costacena? “Uh Ian, mi spiace, sono da mia sorella che
compie gli anni”.
Fa niente Leyla.
Domattina telefono a Chewbacca e al limite ci vado da
solo.
Da Ian Solo.
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Sasha Grey col collare lecca il bordo del water guardando
in camera con gli occhi più belli e sconvolgenti del mondo. Sarò venuto seimila
volte su quella scena e non riesco a sapere il titolo del film, che compererei
intero a qualsiasi somma. Se conoscessi Sasha Grey di persona, mi innamorerei
perdutamente di lei.
Bidet e a letto.
Che serata di merda.
l'ho conosciuta quando la pubblicizzarono per l'unico film porno che non ha fatto, "the girlfriend experience", immagino così pubblicizzato proprio perchè fatto da una pornostar. Cmq sta ragazza c'ha qualcosa di particolare..
RispondiEliminaSi ma dai cazzo... fregatene del "non si può"!
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