Pagine

venerdì 10 febbraio 2012

Serata di merda, variegata all'amarena


Io di mio, a un certo punto, ho avvertito un sensuale desiderio di brodino caldo e pigiama. Però mi sono forzato, perché o ben che ci siamo o ben che non ci siamo e allora, docciato e infighettato Amazing Tazio’s style, ho preso la Marzedes e, non senza difficoltà, sono andato a Zampognazza, al Flamingo.
Uno sparuto gerontocomio inconsapevole dell’anagrafe si dimenava cantando “una mano en la cabeza, una mano en la cabeza, un movimiento sexy, un movimiento sexy…” ma della Giuliana Troiona nessuna traccia. Che poi, Troiona, è tutto un dire. Non bevo nulla, mi girano i coglioni, la moracciona tinta e lampadata mi sorride, sta con l’ometto che assomiglia a Pisapia, esco e salgo nella Marzedes, direzione Baitina.

Alla Baitina, quando finalmente ci arrivo passando per Неве Альта nel cuore della Siberia inospitale, il clima è diverso, molto get down, molto anni settanta. KC and Sunshine Band cantano Shake, Shake, Shake, mentre i miei coglioni si allungano come porta fiorini medievali. Una troietta russa mi abborda al banco dove bevo una Tassoni, perché sentivo di dover bere una Tassoni in quel cagaio di tristezza. Le dico che sono gay e Gesù non piange nemmeno, perché io sono anche gay, all’occorrenza ed all’occasione.

Risalgo sulla fida Marzedes pleistocenica e con le mie fide gomme da neve raggiungo il Fritt’n’Dance, dove finalmente c’è qualcuno che dà un senso alla mia idiota serata gitana. C’è la Ines. Ha! Volti amici, sembra di essere entrati nel bar interstellare di Star Wars, dove esseri alieni provenienti da mille angoli di galassie sperdute si ritrovano a bere cose improbabili. Sono Ian Solo e lei è la bella Leyla. Ciao Leyla, ciao Ian. E ci baciamo col calore dei sopravvissuti alla Morte Nera (Bianca). Mi presenta al presidio di Hobbit di Arda che allietano la sua serata e quella delle tardone imputtanite per l’occasione e poi andiamo al bar a bere e lì sì, lì mi faccio un bourbon doppio con ghiaccio, perché ho bisogno di conforto. Fuori nevica, io non sono Clooney e la Ines non è Jennifer Lopez, questo non è Out of Sight, ma va bene lo stesso.

Mi accarezza una gamba con aria sognante e mi chiede cos’ho voglia di fare. Le rispondo che la spoglierei nuda, mi spoglierei nudo e la scoperei davanti a tutti. Obietta che sì, che non le dispiacerebbe affatto, ma che teme che un arresto ed una enucleazione sociale sarebbero inevitabili. Concordo un po’ scoraggiato, ma poi lei dice “Ma…” e sorride e mi chiede un secondo per una telefonata e io glielo concedo, c’ho un secchiello di bourbon da finire e nevica, sembro uno che ha fretta? La Ines telefona e io la guardo e torno a concordare con me stesso che non è niente male ‘sta ragazza. Ragazza, poi. E’ tutto un dire anche quello.

“Mi accompagni a casa poi?” – “Ci mancherebbe, certo” rispondo terrorizzato di dovermi rimettere in macchina, direzione chissà quale punto della tundra gelata. Un saluto agli Elfi e via, nella notte. Chiedo cortesemente dove cazzo stiamo andando e mi dice di non preoccuparmi, che è il modo migliore per mettermi in uno stato di agitazione smodato. Fortunatamente il LORAN in bassa frequenza mi segnala che stiamo facendo prua verso casa e poi il secondo al comando mi segnala di girare qui, poi là, poi parcheggia lì. Nel parcheggetto antistante un nuovo negozio con le tende a pannello tirate, spento, sulle cui vetrine campeggia la scritta “Istituto di Estetica”. E dico no, Kant e la Critica della ragion pura no, non ce la posso fare, non stasera. Ma poi scopro trattarsi di un semplice centro di estetiste e mi rilasso.

Dall’auto col cellulare Falco Uno cerca Falco Due e chiede se Falco Due la copre. Falco Due dice “crzz avanti Falco Uno ti copro forte e chiaro passo”“Falco Due, Falco Uno in posizione passo”“crzz Falco Uno sei in visiva cleared to entrance passo” e scendiamo dalla macchina e la porta del chiuso negozio spento è aperta.
Dietro al banco un sottile neon azzurrino segnala che non è la morte quella che ci circonda, ma solo il riposo. Attraversiamo la sala d’attesa, apriamo un’altra porta e lì è luce! Luce e una bella morazzotta sui venticinque, che indossa solo un asciugamano tenuto sulle tette col velcro ci accoglie baciando la Ines e conducendoci al changing room.

L’after hour dell’estetista mi mancava. Che ingegno noi italiani. Indossiamo ciò che ci viene dato: un asciugamano e due inusuali infradito di paglia cinesi e usciamo, tutti e due con l’asciugamano in vita, perché la Ines non sta tanto lì ad andare per il sottile e le piace mostrar le tettinine da subito. Fa caldo, la morazzotta ci aspettava e ci conduce giù, nell’underground, dove sorge l’area benessere: un bel cento metri quadri con due grosse cabine sauna e una Jacuzzi da sei, più un’area relax a luci basse con lettini e altre cazzate.

Saremo stati, toh, una quindicina di persone. Le femmine a tetta volante, ma a asciugamano in vita, perché la femmina vive male il rapporto col proprio culo, ad eccezione di alcune dee coi culi michelangioleschi, per cui scopre tutto, cazzo gliene frega, ma il culo no. I maschi, invece, nudi. Quando, invece, farebbero meglio a mantenere la riservatezza sulle modestie che li affliggono. Io, pur potendomi abbondantemente permettere di esibire la mia straordinarietà plastica, mantengo la posizione e seguo la Ines ed entriamo in un box sauna. Che anche lì, sauna. Trentatre gradi, ma che sauna e sauna.
Ci piazziamo sulla panca assieme a due tizi e a una coppia. E la Ines si infila tra le braccia mie, avvinghiata come l’edera a respirar il respiro mio.
Bello, mi dico.

Sguardi, carezze, asciugamani che scoprono, mani che toccano, cazzi che si imbarzottiscono. Libertinaggio light, non male. Le chiedo se possiamo scopare, glielo chiedo all’orecchio, ma la Ines mi dice “nooo” e sorride. Ho capito. Siamo quelli del “quasi goal” quelli che “c’eravamo quasi” e mi chiedo: ma che cazzo ci siamo venuti a fare qui? Ma me lo chiedo e non lo chiedo, per non farle dispiacere. Mi sussurra divertita e sorridente “umiliali” e infila l’indice nella cintura dell’asciugamano e lo apre. Ok. Li umilio. E poi? Massì, li umilio gratis, così per simpatia. Apro slinguandola, apro anche le gambe e lascio penzolare il Tarello Gigante, per la gioia della sposona davanti a noi e la depressione degli ometti restanti.

Una bella scorpacciata di piedi nudi e carne, almeno quello. Finalmente donne scalze, poppe, passere depilate, passere pelose. Un surrogato dell’estate un appetizer niente male. E poi, dopo una Jacuzzi ammiccante con una biondona e un salumaio, ci rivestiamo e torniamo nella tormenta.
“Tazio ti farei salire, ma domattina levataccia che ho le analisi del sangue”.
Ian Solo ritorna sulla terra.
Luke Skywalker è andato a dormire, nemmeno una birra per chiudere. Niente.
Ciao Leyla, a proposito. Ci vieni alla Costacena? “Uh Ian, mi spiace, sono da mia sorella che compie gli anni”.
Fa niente Leyla.
Domattina telefono a Chewbacca e al limite ci vado da solo.
Da Ian Solo.

--
Sasha Grey col collare lecca il bordo del water guardando in camera con gli occhi più belli e sconvolgenti del mondo. Sarò venuto seimila volte su quella scena e non riesco a sapere il titolo del film, che compererei intero a qualsiasi somma. Se conoscessi Sasha Grey di persona, mi innamorerei perdutamente di lei.
Bidet e a letto.
Che serata di merda.

2 commenti:

  1. l'ho conosciuta quando la pubblicizzarono per l'unico film porno che non ha fatto, "the girlfriend experience", immagino così pubblicizzato proprio perchè fatto da una pornostar. Cmq sta ragazza c'ha qualcosa di particolare..

    RispondiElimina
  2. Si ma dai cazzo... fregatene del "non si può"!

    RispondiElimina