Cinque chiamate, che ho mandato tutte per non risposte. Poi, alla
sesta, prima che mi collassasse il cervelletto, ho risposto. Una Eleonora Duse
dai toni contriti mi risponde all’altro capo, in palese contrasto con la
nervosa rabbia con cui mi ha martellato tutta la mattina.
“Ciao, come stai?”
“Un po’ preso, dimmi”
“Se disturbo chiamo in un altro momento”
“Se ho risposto vuol dire che ora posso”
“Ma sei incazzato perché ti ho chiamato?”
Vedete, io sono una persona instabile, se volete molto instabile, se
volete anche patologicamente instabile, ma vorrei mi fosse concesso il rispetto
della mia non comune intelligenza, poiché si può essere instabili, deviati, ma
non necessariamente coglioni ed io, consentitemelo, mi ritengo instabile, ma
non coglione per niente. Ed allora, in virtù di questa mia convinzione, seppur
opinabile, ma in ogni caso mia e pertanto indiscutibile, esigo e pretendo di
non essere preso in giro.
E a tal riguardo ho tracciato una breve premessa alla Domi, chiedendomi
di perdonarmi per la non totale amabilità del mio odierno umore, aggiungendo
che, in ogni caso, prescindendo dall’umore, ritengo possa essere comune a molti
nella mia situazione il rimanere diciamo, stupiti?, da una telefonata ricevuta
dalla donna che li ha lasciati in maniera assolutamente tranchant e inappellabile
e, in virtù di tale sommessa premessa, le chiedo il permesso di porle una
domanda in assoluta franchezza di modi e contenuti.
E lei mi concede, signorilmente, l’opportunità di porla.
E io, franco nei modi e nei contenuti le chiedo: “Domi” con pausa
rassicurante “posso chiederti che stracazzo vuoi dai miei martoriatissimi
coglioni?”
Ma la franchezza non è apprezzata, laddove si respira la rarefatta aria
dell’Olimpo.
E con uno stizzito e rabbioso “Scusami se ti ho chiamato non lo farò
mai più addio” ha chiuso.
Proseguiamo, adesso.
Porre domande sapendo che non serve avere risposta è superbo, proprio da Divino!
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