E’ liberatorio da morire poter far cedere la struttura blindata che
poniamo attorno alle nostre debolezze che la “morale sociale” bolla come
sudicerie pervertite. E’ rassicurante far vedere il proprio debole mondo
segreto a chi, come te, ha analoghe segrete debolezze. E’ esaltante gioire dei
propri peti con chi ne emette di simili, se non addirittura di più rumorosi e
maleodoranti. E’ rivitalizzante.
Ci siamo fatti due scopate nel salotto di casa sua. Un ambiente
orridamente arredato con un liberty nuovo e industriale che, per quanto possa
esser ben realizzato, si trascina dietro a sé quell’allure grigia da Mercatone
Uno di Vladivostok che è deprimente.
La Ines nuda è bella. Anche vestita è bella. Soddisfa i miei particolari
canoni di bellezza.
E’ asciutta, magra, allungata, tonica, in forma e poi ha quei micro
seni da undicenne, due coni appena accennati alla sommità dei quali svettano
due soldatini di carne molto
pronunciati. Lei vorrebbe due tettone così, ovviamente, ma io le sottolineo coi
visibili fatti che si erigono tra le mie gambe che, invece, è perfetta com’è.
Poi, dopo due belle scopate in cui mi sono goduto i suoi processi
spinali ben visibili e seducenti, la Ines ha aperto la porta del suo stanzino
segreto. Che coincide con quella della camera da letto. Barocca, quest’ultima,
inguardabile. E a contrasto col barocco, accanto al letto si trova un treppiede
in alluminio e plastica nera, simile a un Manfrotto, anche se Manfrotto (comprensibilmente)
non è. E sopra al treppiede è attestata una handicam. E sul comodino c’è un
portatile.
La Ines fa sesso in cam.
E’ inserita in un folto gruppo di contatti Skype e poi ha altri duemila
client di duemila chatroom e alla sera, se non ha compagnia fisica, si diverte
a indossare una parrucca e una mascherina e a dare spettacolo, godendosi lo
spettacolo che gli altri le danno. Armata di vibratore e cuffietta phone+mic si
aggrega a coppie per un privato, oppure raduna del pubblico segante, per lo più
ragazzetti e maturi che si smazzano la minchia avanzando richieste che lei
cerca di soddisfare.
Ieri sera ho contribuito al suo momento di virtualgloria affollata su
un sito che apre tunnel multi client.
Niente parrucca, niente mascherina, solo closeup comandati da remote
control sulle parti interessanti. Ed è anche stato divertente, considerando che
è stata la mia prima volta virtuale.
Poi abbiamo spento l’occhio elettronico e ho finito quello che avevamo
dispersivamente iniziato in cam.
E mentre la montavo come meritava e come meritavo, le ho parlato della
spiaggia porcona sul fiume lontano lontano, con la presunzione di aprirle
chissà quale mondo, venendo surclassato ed accantonato con garbo, persino
erudito, perché la Ines la conosce eccome la mia spiaggia porcona, ma la reputa
meno interessante di un’altra di cui mi dà indicazioni e descrizione della
frequentazione ed allora io prendo appunti mnemonici. Mi chiede poi se sono mai
stato in quel posto o in quell’altro e mi descrive attitudini di ciascuno ed io
rimango basito, perché di Ornella Vanoni avrei detto che sì, che è una sciolta
e scialla a cui piace saltar la cavallina, ma non l’avrei fatta così hitech e
social territory.
Perché Ornella Ines sa di averne bisogno, ma non vuol lasciare che il
morbo prevalga sul resto ed allora lo dipinge con tinte pastello,
ridimensionando l’isterismo che, invece, spesso cattura me.
Persona interessante, la Ines.
Mi ha confortato.
E’ la riprova che si può essere ammorbati senza intaccare quel po’ di
buono che rimane in noi.
Apre delle speranze.
Disattendibili, ovviamente.
Perché disattendibili?
RispondiEliminak